Nato a: Sao Paulo (Bra)
Il: 25.05.1941
Nazionalità: brasiliana
Altezza: 175 cm
Peso: 74 kg
Ruolo: Attaccante
Club scuola: Portuguesa dos Santos (Bra)
Nazionale: np
Debutto in serie A: Bologna-Lecco 0-0 (22.01.1961)
Sergio Clerici giocò nel Verona per due stagioni (1969-70 e 1970-71) mettendo a disposizione della squadra scaligera tutta la sua classe e contribuendo in maniera decisiva a una doppia salvezza: basti pensare che l'agile attaccante gaucho rimane ancora oggi tra i 10 migliori marcatori di sempre dell'Hellas in Serie A.
Tipico brasiliano ricco di fantasia e straordinario nei dribbling, Sergio Clerici è purtroppo entrato nella storia del club gialloblù non solo per le sue capacità calcistiche. Nella stagione 1973-74 infatti il «Gringo» (così era soprannominato Clerici), che nel frattempo si era trasferito a Napoli, diventa protagonista di un autentico caso che ha portato poi il Verona alla retrocessione. La storia in breve è questa. Estate del '74: la stagione «regolare» è finita da un pezzo, quando comincia il crudele torneo delle carte bollate, delle denunce e delle confessioni. Il Foggia, retrocesso sul campo insieme a Sampdoria e Genoa, spedisce all'Ufficio Indagini la copia di un articolo apparso su un quotidiano napoletano: nel pezzo si accenna a una telefonata sospetta che il presidente del Verona, Garonzi, avrebbe fatto allo stesso Clerici proprio alla vigilia del match tra i veneti e il Napoli. Partita che si era giocata il 21 aprile - era la quintultima giornata - e che si era conclusa con la vittoria del Verona per 1-0. Due punti pesantissimi che alla fine avevano consentito ai gialloblù di sopravanzare (25 a 24) proprio il Foggia, terzultimo. Clerici, alla domanda di cosa si fossero detti in quella telefonata non ha problemi a raccontare tutto per filo e per segno: «E' stata solo una telefonata tra vecchi amici. Garonzi sa che a fine carriera mi piacerebbe tornare in Brasile e mi ha promesso un interessamento per aiutarmi ad aprire una concessionaria Fiat». Che l'idea al presidente fosse venuta proprio alla vigilia di Verona-Napoli, per Clerici evidentemente era un particolare secondario. Garonzi però deve avere la coscienza meno tranquilla, se è vero che al primo interrogatorio nega tutto: «Clerici? E' una vita che non lo sento». Posizione difficile da sostenere, vista l'ammissione del giocatore. E infatti, al secondo interrogatorio il presidente corregge il tiro: «Sì, gli ho telefonato, ma non avevo nessuna intenzione di corromperlo». Alla fine, dopo una serie di accuse e colpi di scena il Verona retrocesse e il «Gringo» ne era stato in qualche modo protagonista.
Ma vi è un altro motivo per cui Clerici è entrato nella storia e questa volta il Verona non c'entra: giocando in Italia fino alla stagione 1977-78 infatti fu, alla veneranda età di 37 anni, l'ultimo giocatore straniero a giocare (e segnare) in Serie A prima della chiusura delle frontiere, a partire dal 1978-79.
SPECIALE RETROCESSIONI - 1973/74
Clerici può essere considerato dai tifosi gialloblu l'uomo della provvidenza, non solo per le 18 reti segnate tra il 69 e il 71, ma anche perché 3 di queste sono risultate poi decisive per la salvezza del Verona. Il bello è che 2 sono state realizzate quando aveva già lasciato Verona contro nostri avversari diretti, nel momento topico del campionato. Il primo gol decisivo lo ha segnato in gialloblu il 16 maggio 71 alla Roma consentendo di conquistare un'insperata salvezza con una giornata di anticipo. Il secondo l'anno successivo, su calcio di rigore, indossando la maglia della Fiorentina contro il Catanzaro: questo ha permesso così al Verona, vittorioso sulla Sampdoria, di scavalcare i calabresi in classifica e mantenere fino al termine della stagione con quel misero ma insormontabile punto di vantaggio. Il terzo gol al Foggia, nel corso dell'anno che stiamo raccontando, con la maglia del Napoli. Il Foggia alla fine riesce a pareggiare, ma quel risultato è stato sufficiente per permetterci di affrontare lo scontro diretto in Puglia avanti di 1 punto. Poi la giustizia sportiva modificò la classifica finale, ma il gesto sportivo non cambia. C'era bisogno dunque di una stupida telefonata per ricordare al Gringo l'affetto verso i nostri colori?
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