Nato a: Belgrado (SRB)
Il: 01.03.1984
Nazionalità: serba
Altezza: 183 cm
Peso: 78 kg
Ruolo: Attaccante/Trequartista
Palmares: Club Scuola: Stella Rossa (SRB)
Nazionale: 31 pres e 5 reti
Potrebbe rivelarsi il grandissimo colpo del mercato gialloblù. Usiamo il condizionale perché Bosko Jankovic è ancora un giocatore da scoprire completamente, nonostante sia arrivato quasi alla soglia dei 30 anni.
Tanti infortuni, sarebbero troppi anche nell'arco di un'intera carriera, figuriamoci se concentrati in una manciata di stagioni. Prima, nel 2009, una lesione al crociato del ginocchio sinistro, poi un anno dopo ancora legamento crociato più menisco quindi la comparsa della famigerata pubalgia. Sostanzialmente le stagioni 2009/10 e 10/11 e metà della 2012/13 sono volate via tra operazioni, convalescenze e recuperi.
Difficile trovare continuità e confermarsi come grande stella del calcio serbo come veniva presentato ai tempi della Stella Rossa e del Mallorca. Aggiungiamoci anche che il periodo genoano è stato abbastanza turbolento, soprattutto l'ultima stagione, ed è comprensibile come anche le motivazioni possano aver influenzato negativamente le prestazioni.
Nonostante tutto a Genoa, di questo serbo, si conserva un buon ricordo. Giocatore serio, uomo spogliatoio e vice-capitano, valido in fase offensiva, meno in fase di copertura, giusto compromesso tra forza fisica e tecnica, buon dribbiling e ottimo tiro con un destro fenomenale capace di parabole tese e imprendibili, sia su punizione (ci mancava lo specialista!) che su azione. Mandorlini lo chiamerà presumibilmente a fare l'esterno di sinistra nel tridente d'attacco, col compito magari di accentrarsi e tirare in porta, nonostante Bosko possa ricoprire svariati ruoli, dal trequartista dietro alle punte, esterno di destra fino alla seconda punta. Jankovic è uno che se riesce ad andare al tiro, la porta è capace di centrarla (e al giorno d'oggi non è un particolare da poco). E' uno di quelli che con una giocata ti risolve la partita, però a volte si guarda troppo allo specchio e se proprio un giorno la giocata non arriva...diventa un problema. Bisogna considerare però che quando è stato in condizione di giocare, anche mezzo acciaccato, è sempre stato mandato in campo da tutti gli allenatori che ha avuto. Qualcosa questo vorrà pure dire!
Per conoscerlo meglio vi riportiamo alcuni passaggi di una interessante intervista rilasciata dal giocatore al Secolo XIX nel gennaio del 2009, alla prima stagione al Genoa. Bosko spiega la sua storia, i suoi colpi e i suoi sogni.
Dribbling, gol e spojna, la trivela serba, nati sotto le bombe. A ritmo di rap balcanico, la passione del fantasista che senza pallone avrebbe fatto il dj e che vuole metter su uno studio di registrazione a disposizione delle giovani band. Per altri ragazzi cresciuti respirando, come lui, l'alito pesante della guerra. 1984, a Belgrado nasce Bosko Jankovic, nuovo idolo genoano, epifania di tecnica e potenza nella vittoria con il Torino.
Nel 1991 cominciano i conflitti intestini della Jugoslavia in dissoluzione. È il 1992, a otto anni il trequartista entra nelle giovanili della Stella Rossa e lì affina la sua classe. Non si fermerà più, a parte nei mesi del 1999 in cui Belgrado è sotto attacco Nato. Bosko ha 15 anni: «Non ci si allenava, non andavamo a scuola, era tutto fermo. Un periodo difficile, ma giocavamo sempre ai giardini o in strada, fino a quando non suonava la sirena anti-aerea e correvamo a casa o nei bunker sotterranei. Brutto, però mi ha fatto crescere, maturare. Penso che mi abbia rafforzato il carattere». Il volto pulito non tradisce emozioni, quasi mai: la guerra insegna a custodirle nel profondo. «Vedi gli aerei sulla testa e le bombe, tutti i giorni. Dopo quello, di cosa dovrei avere paura adesso?». Di niente. E dalla guerra è sbocciato l'arcigno talento di Jankovic. Prodotto raffinato della feconda scuola dei trequartisti jugoslavi. «Mi piaceva tanto Savicevic, il Genio, e il mio idolo è stato Mijatovic».
Per Bosko, importante è stato incontrare un allenatore italiano: «Zenga. Ha fatto benissimo, abbiamo vinto tutto, io ho segnato 14 gol. Mi ha dato spazio, lasciandomi libertà in campo».
E via, sai che trivela. Pardon, spojna, il colpo preferito da Jankovic. La parola portoghese deriva da tres dedos, tre dita. Quaresma ha imparato, in Portogallo, da Ljubinko Drulovic. Guarda un po', un trequartista serbo. Per il rossoblù è un colpo che vien fuori facile come camminare: «Naturale, così». Mima con la mano nell'aria, dopo aver mostrato il colpo in campo contro Livorno (gol di Olivera) e Torino (quasi gol di Biava). «Spojna significa esterno. Una giocata che mi piace e che ho sempre fatto, col destro. Ed è utile: dai lo stesso giro di un cross di sinistro, ma l'esecuzione è più veloce e ti permette di giocare d'anticipo sul difensore».
Può essere decisivo, in un calcio asfissiante come quello italiano. Il ragazzo di Belgrado, dopo gli esordi in Serbia, ha giocato in Spagna con il Maiorca e in Italia con Palermo e Genoa. «Le differenze sono tante. Il calcio spagnolo è più offensivo di quello italiano, si gioca di più per il gol, con meno tattica, come in Serbia. In Italia c'è più tattica e meno spazi per le giocate. È più duro, però chi gioca bene qui gioca bene ovunque». Bosko sta prendendo le misure. «Il mio ruolo è quello visto con il Torino, partendo dal centrosinistra posso accentrarmi e calciare col destro, il mio piede speciale, mentre il sinistro è normale. Nella Liga ho giocato anche centrocampista di sinistra nel 4-4-2, ho fatto 11 gol, almeno 6 o 7 accentrandomi e calciando col destro, sempre così. Qui in Italia è difficile, c'è subito il raddoppio». E il Genoa? Il volto pulito s'illumina: «Gioca come una squadra spagnola. Con la tattica in più, c'è tutto. Impressionante. E poi i tifosi rossoblù, grandi. Caldi, come alla Stella Rossa».
Ritorno a Belgrado, dove Jankovic ha famiglia e un progetto: «Uno studio musicale. Passo il tempo libero con mia moglie e la mia passione è la musica: rap, underground, house. E io, senza calcio, avrei fatto il dj». Pensava anche a questo, al futuro, ai tempi della guerra: «Tanti amici sono andati a combattere. C'era preoccupazione, sempre. Ma anche fatalismo, ti abitui agli aerei e alle bombe. Ora sto meglio, però devo dire che durante la guerra era nato qualcosa di strano, una solidarietà particolare che purtroppo adesso non c'è più. Nel panico, a Belgrado, si stava tutti insieme. Mille ragazzi a giocare a calcio in strada, ora non ne vedi neanche dieci. Giocavamo e mangiavamo tutti insieme, anche questo mi ha fatto crescere».
Da Dossier 2013-14
Non è più il Jankovic che aveva stregato Genova, questo è poco ma sicuro. Ha ancora dei colpi di genio ma mediamente resta un giocatore inadatto a fare l'esterno d'attacco in questo 4-3-3 dove se non corri avanti e indietro vieni tagliato fuori. Una volta tirava anche dalla distanza delle bordate micidiali ma quest'anno non ne abbiamo vista manco una. Tante volte l'abbiamo visto insofferente. Non sappiamo se ha ancora qualcosa da dare a questo Verona. Lo speriamo vivamente perché quest'ultimo campionato è stato INSUFFICIENTE
A fine stagione Bosko viene tesserato dal Verona approfittando del suo contratto col Genoa scaduto.
dal Dossier 2014-15
Oramai è un fedelissimo di Mandorlini, uno che fa esattamente quello che gli chiede il mister. Per questo motivo, pur non essendo certo un fenomeno che ti risolve le partite è stato premiato con un posto fisso da titolare, almeno quando è stato in forma fisicamente. In ogni caso nella decina di partite in cui è venuto a mancare, fatalità, abbiamo smesso anche di fare punti. Un uomo quindi di equilibrio che quest'anno è stato imprescindibile. Un campionato sicuramente DISCRETO
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