Marco Ferrante Nato a: Velletri (Roma) Il: 04.02.1971 Nazionalità: italiano Altezza: 176 cm Peso: 70 kg Ruolo: Attaccante Palmares: 1 promozione in serie A (Torino 1999/2000); Capocannoniere di serie B (Torino 1999/2000) Club Scuola: Napoli

Nuovo De Vitis o nuovo Artistico? E' questa la domanda che è rimbalzata nelle teste di tutti i tifosi gialloblu alla notizia dell'approdo in riva all'Adige di Marco Ferrante. Il diretto interessato c'ha messo meno di venti minuti per dare la sua risposta: palla smarcante di Da Silva che individua il corridoio giusto e mette il navigato bomber a tu per tu con il portiere avversario, basta un rapido sguardo da lince per individuare l'angolino giusto e centrarlo con un freddo e preciso piatto destro: è l'1-0 che decide la partita a Bari. Il sogno suo e dei tifosi gialloblu è già realizzato: di fronte a quel torello che corre felice dopo aver incornato l'avversario, in molti a Verona hanno pensato: «Finalmente è arrivato un attaccante vero!». E ancora perfettamente integro.

Che Ferrante avesse un rapporto particolare con il gol infatti già lo si sapeva. I numeri raccolti in carriera parlano chiaro: con 159 reti messe a segno tra serie A e B solo Montella (con 182 reti) lo supera tra i giocatori in attività, mentre si devono accontentare di stare alle sue spalle tutti gli altri grandi uomini d'area, da Inzaghi (154) a Chiesa (152), da Lucarelli (151) a Del Piero (142). Certo, il bottino di Ferrante è stato raccolto in gran parte nella serie cadetta (112 gol in 306 partite, a fronte delle 47 reti messe a segno in serie A) ma il dato rimane importante: pochi in giro hanno la sua confidenza con la porta avversaria. Il timore era però che questa confidenza si fosse smarrita, nel trascorrere di una carriera lunga e piena di mille battaglie.

Dagli esordi nel glorioso Napoli di Maradona (con uno scudetto solamente sfiorato nel 1989/90) e nel Parma di Nevio Scala (anche qui con una Coppa delle Coppe vista solo dalla tribuna) Ferrante ha dovuto attendere la maturazione in piazze come Reggio Emilia, Pisa, Piacenza, Perugia e Salerno prima di trovare l'esplosione, a 25 anni, in una squadra destinata a legarsi indissolubilmente con la sua storia calcistica: il Torino.
Con la maglia granata infatti Ferrante è diventato un idolo ed un simbolo indiscusso della tifoseria conquistando una promozione e mezza (nel 1998/99 e nel 2000/01), un titolo di capocannoniere di serie B (nel 1998/99) e tenendo a galla con i suoi gol una società alle prese con un glorioso passato ma con un quantomai tormentato presente. Gli otto campionati spesi in granata (con in mezzo una rapida parentesi nella milionaria Inter di Moratti) gli hanno valso uno spazio importante nella centenaria storia del club torinese: con 122 reti messe a segno in 233 partite infatti Ferrante è diventato il secondo bomber di sempre del club, dietro solo all'eroe dello scudetto Pulici (134 gol) e davanti al leggendario Mazzola (109) e all'altro gemello del gol, Ciccio Graziani (fermatosi a 97 reti). E in tutti gli otto campionati Ferrante ha concluso come capocannoniere della propria squadra.

Con la chiusura, nell'estate del 2004, dell'esperienza in granata si è aperta la terza fase della carriera di Ferrante, quella della maturità. La prima tappa è a Catania, dove, dopo essere stato accolto come leader di un gruppo destinato alla promozione, viene scaricato a gennaio. Finisce allora a Bologna dove gli va addirittura peggio: con Mazzone infatti non trova spazio e anzi deve assistere ad una incredibile retrocessione giunta al termine di una finale di stagione disastroso.
La vecchia volpe d'area ritorna però a colpire ad Ascoli: Ferrante gioca da titolare tutta la stagione mettendo a segno 8 reti (con vittime nobili come Juventus, trafitta per la quinta volta dopo i 4 gol nei derby torinesi, l'Inter e la Lazio) e sopravanzando i giovani e promettenti colleghi di reparto (Bjelanovic, Quagliarella e Budan). Il presidente Benigni lo scarica però in estate, Ferrante si accasa allora a Pescara prima di accettare, con grande entusiasmo l'offerta del Verona di Arvedi.

Ed è proprio l'entusiasmo e la grande carica che il bomber di Velletri ha dimostrato fin dal suo primo giorno in gialloblu a far ben sperare la tifoseria. Nonostante i 35 anni sulle spalle Ferrante è infatti ancora un giocatore fisicamente integro: la grande professionalità e la voglia di dimostrare per l'ennesima volta tutto il suo valore sono una garanzia sulle sue prestazioni tanto più in un ambiente caldo e stimolante come quello veronese.
Chiaro, per farlo rendere al massimo ci sarà bisogno di tutta la squadra: come tutti gli uomini d'area infatti, anche Ferrante ha bisogno di compagni che siano in grado di supportarlo e di mettergli a disposizione palloni giocabili negli ultimi sedici metri (quello che gli è mancato nell'esperienza pescarese). Solo così possono esplodere le sue capacità realizzative, in un mix di tecnica, rapidità e un innato senso del gol.

Ma l'arrivo di Ferrante potrebbe rivelarsi determinante anche per lo spogliatoio. L'esperto bomber infatti non è mai passato inosservato in nessuno degli spogliatoi che ha frequentato: si tratta infatti di una testa calda, con un carattere da leader, capace di trascinare con l'esempio e la volontà il gruppo, così come di creare scompiglio qualora qualcosa si rompa nel suo rapporto con tecnico e squadra. Se, come sembra, saprà andare d'amore e daccordo con Ventura e compagni, Ferrante potrebbe rivelarsi un preziosissimo punto di riferimento per tutti i giovani in rosa ed assurgere un ruolo di trascinatore capace di infiammare squadra e tifoseria. Come i veronesissimi Biasi, Ferrarese e Corrent è arrivato in gialloblu con la voglia di spaccare il mondo. Dopo le depressioni di fine 2006, i tifosi sono già in fila per assistere allo spettacolo.

Francesco