Nato a: San Martino Buonalbergo (VR)
Il: 31.03.1941
Morto Il: 14.02.2007
Nazionalità: italiana
Altezza: 180 cm
Peso: 77 kg
Ruolo: Portiere
Club Scuola: San Martino
Per raccontare la storia del portiere veronese Giorgio Bissoli, detto il rosso, ci affidiamo al quadernetto realizzato da Anna Solati in collaborazione con la moglie del giocatore e di alcuni amici.
Come vedremo nelle note che abbiamo inserito, la storia non è precisissima ma rimane pur sempre gradevole e ricca di aneddoti.
Giorgio Bissoli, nato il 31 marzo 1941, era il minore di quattro figli. Per indole era un ragazzo sereno che pensava al futuro in modo positivo e si sentiva responsabile nei riguardi dei genitori e
quindi dava volentieri una mano nel bar e al forno.
Non si sentiva particolarmente portato per studiare per cui smise appena terminata la terza
commerciale, un tipo di scuola che negli anni '50 affiancava la scuola media.
La sua vera passione era il calcio, ed era allo stadio che scappava quando aveva fatto il suo
dovere in casa.
Aveva cominciato a tirare i primi calci al pallone nel «campeto dei preti» dietro la chiesa (di San Martino Buonalbergo ndr) e,
come da sempre si usa, era stato messo in porta vista la sua struttura che non sembrava adatta
per un qualsiasi ruolo aggressivo.
«Allo stadio, sotto la guida di Vittorio Micheloni e Marino Turri, si allenava la squadra del
San Martino dove giocavo anch'io che allora avevo 20 anni - ricorda l'amico Armando - e vedevo
questo bocia piccoletto che si metteva dietro la porta durante gli allenamenti e non perdeva un
tiro, mimando il nostro portiere Antonio Dusi. Quando il pallone usciva dal campo correva a
recuperarlo veloce come un furetto. Antonio che gli era affezionato, qualche volta gli
permetteva di stare tra i pali.
Allora non toccava neppure la traversa, ma che agilità, balzava come un gatto. Benché da
adulto fosse un metro e ottanta, come portiere non era molto alto e la sua struttur
a snella ed elegante dava un'errata impressione di fragilità.
Il suo metodo di allenamento lo raccontò lui stesso in un'intervista che nel novembre del 1997
rilasciò a Verona Sport: »Da piccolo volevo diventare il portiere della Nazionale per questo mi
allenavo con capriole nell'aria e tuffi a terra o dagli alberi. Mi allenavo da solo. Tutte le
mattine footing, poi i pesi , le corde da pugile, le molle per rinforzare la presa delle mani. Il
San Martino sosteneva una sola seduta infrasettimanale, io, invece, pregavo i miei amici di
tirare cannonate in porta, o mi mettevo a calciare la palla contro il muro che diventava così il
mio primo partner. Ma il mio vero preparatore atletico era un cavalletto costruito apposta dal
professor Bovi, ai tempi delle giovanili del Verona, un tavolo a quattro gambe, con tanto di
cinghie assemblate sul quale svolgevo completi esercizi ginnici.
Pensava che quel cavalletto fosse indispensabile al suo allenamento e lo portò con sé in tutte le
tappe della sua carriera.
Nell'intervista spiegava anche come parare i rigori: »Il portiere non deve mai tuffarsi da una
parte o dall'altra, ma restare fermo al proprio posto, al centro della porta e aspettare l'ultima
frazione di secondo prima che il cecchino calci, fare un passo avanti e poi tuffarsi a destra o a
sinistra. Insomma deve affidare al rigorista la responsabilità e la prima mossa e comportarsi
di conseguenza.
Fece un provino al Verona che decise di prenderlo e ne comprò il tesserino dal San Martino.
Era il 1958, aveva 17 anni, e fu assunto come terzo portiere di riserva. Era titolare della squadra
Under 21 [1] Poi il primo portiere Ghizzardi (quello della foto scattata a Livorno qualche anno
dopo) si fratturò una spalla e, a sei partite dalla fine del campionato, si fece male anche il
secondo portiere De Min[2]: a questo punto Bissoli esordì nella partita con il Brescia nel difficile
campo del «Rigamonti».
Era marzo del 1959[3].
Durante la partita parò anche un rigore tirato dal famoso giocatore Benito Lorenzi (Veleno)[4] che
era stato centravanti titolare dell'Inter per anni. Lorenzi, come diceva il suo soprannome, non
era né tenero negli scontri, né forbito nel parlare (era toscano). Così quando alla fine della partita marciò deciso verso Giorgio quest'ultimo ebbe un attimo di esitazione.
Ma il vecchio campione era venuto per dargli la mano e dirgli: «Bravo ragazzo, farai strada».
Ghizzardi alla fine rientrò per disputare l'ultima partita.
Bissoli era, come tutti i grandi portieri, molto coraggioso, un kamikaze e aveva uno stile moderno
che a quei tempi non era ben capito. Era impeccabile nel parare i tiri alti perché aveva uno slancio
eccezionale. Non restava ad attendere gli attaccanti tra i pali ma usciva contro l'avversario
chiudendogli il lume della porta. Qualche volta naturalmente andava male ma più spesso il suo
attacco disorientava l'avversario.
Nella stagione 60/61, era un sabato mattina e pioveva, nell'afferrare un pallone pesante per il
fango, si fratturò lo scafoide: una delle importanti ossa del metacarpo, essenziale per la presa di un oggetto.
Poco dopo anche Ghizzardi si infortunò di nuovo la spalla e Giorgio fu costretto a scendere in
campo. All'insaputa dei tifosi, e ancor di più delle squadre avversarie che avrebbero potuto sporgere reclamo, prima della gara andava all'ospedale di Borgo Trento dove si sottoponeva a forti dosi di anestetici locali e stretti bendaggi. In quelle condizioni giocò quattro partite. Il medico che lo aveva curato gli aveva consigliato che nelle parate e nelle uscite non afferrasse il pallone con entrambe le mani ma lo frenasse con quella sana per poi prenderlo anche con l'altra.
Così un giornalista, di quelli a cui vengono affidate le pagine di sport e che credono di essere i
maghi del calcio e di sapere tutto loro, senza informarsi del motivo per cui Bissoli parava in quel
modo, montò una campagna contro il portiere che non aveva presa e che andava «in camporela» non restando tra i pali come avrebbe dovuto. Campagna tanto virulenta e scalmanata da costringere la società a cederlo in prestito all'Arezzo. Il motivo ufficiale era «Per farsi le ossa».
Dopo una stagione molto positiva ad Arezzo il Verona lo rivolle indietro.
Nella stagione 1964/65 Bissoli giocò per quasi tutto il campionato ma il rapporto con il pubblico del Bentegodi non si rinsaldò mai completamente.
Un brutto infortunio in allenamento (frattura di tibia e perone) lo costringe ad un lungo stop. La sua carriera riprenderà e terminerà in Sicilia, tra Trapani e Siracusa.
Giorgio Bissoli scompare il 14 febbraio 2007.
note:
[1] Non ha mai giocato per l'Under 21 ma per le rappresentative Juniores e Under 20
[2] De Min non era il secondo portiere
[3] L'esordio avvenne in Brescia-Verona 2-2 il 26/04/59
[4] Il rigore parato a Lorenzi è della stagione successiva, Brescia-Verona 1-1.
Trovate la versione completa della storia di Giorgio Bissoli con tante foto e aneddoti a questo link
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