Edoardo Veneri Nato a: San Michele Extra (Vr) Il: 18.10.1917 Morto a: Mestre (Ve) Il: 07.07.2005 Nazionalità: italiana Ruolo: Terzino Palmares: 1 Coppa Italia (Venezia 1940-41) Club Scuola: Audace San Michele

Tratto da «L’Arena» del 12.07.2005. Testo di Andrea Sambugaro.

Una bandiera del calcio. Un mastino. La memoria storica. Edoardo Veneri, classe 1917, giocatore dell’Audace, dell’Hellas e del Venezia a cavallo della guerra, se ne è andato pochi giorni fa: malato da tempo, si è spento giovedì in una casa di ricovero a Mestre, la città dove da dieci anni viveva insieme alla moglie, morta pochi mesi fa. Una bandiera. Sì, perché Veneri, che poteva raccontare di avere vinto una Coppa Italia con il Venezia ai tempi di Bacigalupo, Loick e Mazzola (era il compagno di stanza di Valentino), non solo aveva giocato a lungo nell’Audace ed era stato nel Verona in serie B per tre campionati dal 1946 al 1949, ai tempi di Bizzotto, Sega, Piccioli, Tessaro. Veneri, quando decise di accomodarsi in panchina, Olimpia, Audace, Bussolengo (scoprì Lonardi e Maccacaro, poi passati al Verona), San Giovanni Lupatoto, San Martino, Villimpenta, Nogara, Minerbe, Povegliano, Cavalcaselle, Tregnago... Un mastino. Giocava con il numero 2, Veneri, ed era uno di quei terzini che prendono le misure all’attaccante prima ancora di entrare in campo e poi lo seguono come un’ombra, togliendogli il fiato. Un carattere forgiato anche dalla drammatica esperienza al fronte, anzi ai fronti: quello francese, quello jugoslavo e quello russo. «Eravamo partiti in 376 - raccontò a Luigi Bertoldi che lo aveva intervistato per il libro «Audace. 75 anni di calcio in rossonero - , camminammo per oltre due mesi e all’appello finale ci trovammo in 110». La memoria storica. Ricordava tutto, Veneri, come l’album Panini. Quando si scommetteva sul risultato di una partita di tanti anni prima, bastava dire: «Chiediamolo a Veneri». E lui raccontava...