Nato a: Verona
Il: 05.06.1954
Nazionalità: italiana
Altezza: -
Peso: -
Ruolo: Allenatore
Palmares: 1 Coppa Uefa (Parma 1998-99), 1 Coppa Italia (Parma 1998-99), 1 Supercppa Italiana (Parma 1999-00), 1 Promozione in B (Chievo Verona 1993/94)
Debutto da allenatore: Chievo Verona
Prima di raccontare la sua carriera di allenatore, cominciamo con un anedotto. Nel suo curriculum di calciatore spicca un'occasione mancata. A sedici anni, •«baby•» dell'Audace di San Michele Extra, passa agli Allievi del Vicenza. Esperienza negativa, pronto ritorno. Ritorno all'antico, nel senso che come giocatore Malesani sembra già vecchio a vent'anni. Era un tornante con grande senso tattico, ma di poca tecnica e scarsa velocità. Un gruzzolo di stagioni nell'allora Serie D, con la soddisfazione di partecipare, con 14 presenze, alla promozione in C. Poi, l'abbandono. A ventitré anni, Malesani appende le scarpe al chiodo.
Tanto più che ora si è sposato con Daniela e ha un'occupazione importante, funzionario della Canon, che ne pretende la disponibilità ai viaggi all'estero. Proprio viaggiando e lavorando per la Canon, il giovane Malesani mette insieme esperienze calcisticamente importanti al di là delle apparenze. Ad Amsterdam si innamora dell'Ajax, che assume a modello del proprio calcio ideale. E la frequentazione coi giapponesi gli inculca un principio-base: curare i particolari, di cui farà una filosofia di vita. Malesani d'altronde appartiene a quella nouvelle vague di allenatori, quali Zaccheroni, Ventura, Zeman e Sacchi, approdati al successo senza avere un glorioso passato da calciatore. Fu un amico, Silvano Domiro (storico presidente dell'Olimpia Montorio scomparso pochi anni fa) a puntare su di lui affidandogli la panchina degli Allievi.
Evidentemente il ragazzo aveva un talento naturale, se qualche tempo dopo, il Chievo lo contatta per affidargli il settore giovanile. Lui ci pensa un po' su, l'allenatore Carlo De Angelis insiste, lo vuole come aiutante, alla fine decide di buttarsi. Si dimette dalla Canon e va a fare il factotum; è in gamba, si occupa un po' di tutto, dalla campagna abbonamenti alla discussione dei contratti coi giocatori. Quasi fatale che un tipo così aperto alle esperienze nuove prima o poi finisca per fare l'allenatore in seconda e poi in prima. I risultati sono strabilianti, con un'immediata promozione in B e tre salvezze abbondanti, la terza addirittura con la zona promozione ad un passo. Non ama le mezze misure, ha poco più di quarant'anni ma spara convinto: •«Mi sento pronto a gestire i grandi campioni•».
La Fiorentina lo accontenta, pronta a servirgli sul piatto tipetti come Batistuta e poi Edmundo. La sua forza però non è certo nel cazziatone a squarciagola modello-Sacchi. Tant'è vero che i suoi giocatori lo hanno difeso fino all'ultimo, con Batistuta in testa, avrebbero voluto che rimanesse, segno di una stima profonda per l'uomo e per il tecnico. Ama dire che il suo calcio è fatto di tre ingredienti: ordine, disciplina ed idee semplici. Andrebbe aggiunto il coraggio, perché quando decise che la sua Fiorentina avrebbe giocato con tre difensori come il Chievo, molti lo presero per matto. Invece il suo impatto con la A, scenatacce con Cecchi Gori a parte, è andato benissimo: non solo il sospirato piazzamento Uefa, ma anche un'impressione generale di bel calcio che gli è valsa il passaggio al Parma.
Il primo anno in Emilia è trionfale e il buon Alberto conquista una storica doppietta Coppa Uefa-Coppa Italia, oltre ad un 4•° posto in campionato che vuol dire Champions League. In Agosto arriva la terza coppa (Supercoppa italiana) al termine di una emozionante sfida con il Milan. A questo punto però il magico equilibrio della squadra che aveva conquistato tanti successi, sembra rompersi. Il Parma va a sprazzi, alterna incredibili filotti di vittorie ad altrettanto stupefacenti sconfitte. Il quarto posto finale non serve per qualificarsi in Champions League visto che lo spareggio con l'Inter nella nativa Verona finisce nei peggiore dei modi. Il resto è storia recente: dopo un inizio travagliato, e il tremendo incidente autostradale, il Parma sembra potersi riprendere (5 vittorie in 6 partite) ma la rimonta termina presto. Imbottito di medicinali e psicologicamente distrutto dall'incidente, Malesani non riesce a trasmettere la giusta carica ai giocatori e perde la sua fama di sergente di ferro, divenendo sempre più indulgente verso le mancanze dei suoi allievi. Arriva così l'esonero, il primo della carriera, che lo costringe a 6 mesi di inattività.
In estate il mister veronese inizia, tra l'entusiasmo generale, una nuova affascinante avventura alla guida della squadra della sua città, l'Hellas Verona. Il girone di andata è travolgente: la squadra è a ridosso della zona Uefa, gioca bene, diverte e vince con una grande rimonta il derby con la sorpresa Chievo. Tutto sembra andare per il meglio quando Malesani, sul finire di febbraio, rinnova per un altro anno il contratto con il Verona. Da lì l'incantesimo si rompe: cominciano ad arrivare le sconfitte, il gioco scade di qualità e Malesani non riesce a invertire la rotta. Il finale è da incubo con la sconfitta a Piacenza che significa retrocessione. L'allenatore finisce giustamente sul banco degli imputati, reo in particolar modo di non aver gestito bene la squadra dal punto di vista mentale.
La stagione 2002-03 passa senza infamia nè lode: costretto a guidare una squadra decisamente poco competitiva dopo le svendite estive della dirigenza, Malesani e il suo Hellas raggiungono una salvezza neanche troppo tranquilla. In giugno si chiude l'esperienza a Verona. il mister di San Michele è atteso da una nuova, difficile, avventura: salvare il Modena in A.
HELLASTORY.net è online dall'11 maggio 2001
( 8608 giorni)
Ogni contenuto è liberamente riproducibile con l'obbligo di citare la fonte. Per qualunque informazione contattateci.
Leggi la nostra Informativa Privacy.
[hellastory.net] - {ts '2024-12-03 11:42:13'} - {ts '2024-12-03 18:42:13'} [browser]