IL CAMPIONATO PIU' BELLO DEL MONDO
dal nostro inviato Massimo
Siamo arrivati a Verona – Juventus, una partita memorabile per i tifosi gialloblu. Nel frattempo il Milan alza la testa regolando 2 a 1 la Roma, Torino e Inter impattano tra loro 1 a 1 e la Sampdoria – altra sorpresa del campionato - punisce la Fiorentina 2 a 0 con reti di Renica e autogol di Passarella raggiungendo così quota 8 in classifica. I Campioni d’Italia, in leggero ritardo di classifica scendono al Bentegodi con l’imperativo di vincere. Mettetevi comodi, è una domenica piena di emozioni, recriminazioni e polemiche. Insomma, una domenica da ricordare.
UN DUBBIO LEGGITTIMO. Grosso modo, la torta che individua il tifo in Italia è suddiviso in 3 fette. Da una parte ci sono quelli che tifano la squadra della propria città, indipendentemente dalla categoria di appartenenza. Questi trovano la loro realizzazione nell’identità culturale con la terra dove vivono e da questa traggono orgoglio e giustificazione per la loro passione. A questa nobile categoria, ad esempio, apparteniamo noi veronesi che amiamo l’Hellas. Per comodità, ci definiamo «patriottici».
La seconda categoria, più numerosa, è formata da quei tifosi che si identificano con un grande club ricco e spesso vincente. Sono per lo più juventini, milanisti e interisti. Completamente disaggregati dal loro contesto territoriale, concepiscono il calcio esclusivamente come lotta per il successo, sognano un mercato aperto tutto l'anno per arrivare a campioni incredibili, si confrontano solo tra loro e le corazzate europee. Non sanno mai decidersi tra uno scudetto e una coppa internazionale. Tutto è possibile per la loro amata squadra. Potremmo collocare questi supporter tra i «nobili». O presunti tali.
Chiudiamo con il gruppo più sparuto, quello composto da chi ama una squadra diversa da quella della propria città e non appartenente al gruppo delle grandi. Esempio tipico, un fiorentino che tifa Hellas. Perché mai dovrebbe farlo? E’ facile immaginare che si tratta di un «poeta» o di un «matto».
Fin qui nessun problema. Le complicazioni nascono quando i «nobili» si confrontano con i «patriottici» con quegli atteggiamenti di fastidiosa superiorità, giustificata esclusivamente dalla base di una supremazia teorica della loro squadra (ad esempio la Juventus) nei riguardi di una piccola ma agguerrita Verona. Superiorità, il più delle volte, solo teorica e presunta. Ma tant’è.
Chi fra noi, tifosi gialloblu, non ha mai avuto a che fare con situazioni simili? Tutto ciò non accade invece nel confronto tra le varie tifoserie «patriottiche», al di là dell’acceso campanilismo e dei contrasti di natura extracalcistica. Li si danno mazzate e lanciano sfottò che si distribuiscono alla pari. E c'è rispetto verso la passione.
Ecco perché manifesto un certo disagio quando, al Bentegodi, prima della partita, mi trovo di fronte, butto lì, l’agguerrito «Milan club Santa Lucia» o «Juventus club Bovolone» o «Inter club Grezzana». Perché, mi chiedo, un veronese dovrebbe mai tifare Juventus?
Con questo stato d’animo mi reco allo allo stadio a vedere questa benedetta partita. L'ottimo pareggio in casa dell'Inter e, anche se lascia il tempo che trova, l'incredibile testa della classifica sono ottimi auspici, ma di fronte ci sono pur sempre i Campioni d'Italia e numerosi e fastidiosi tifosi avversari che reclamano diritti di successo che provengono dai privilegi e attributi che portano la loro classe di appartenenza.
LE ALCHIMIE DELLA GARA. La Juventus di Rossi, Platini e Boniek è in ritardo di classifica (5 punti contro i 7 del Verona) a causa della preparazione tecnica. Dopo aver vinto lo scudetto, gli uomini di Trapattoni puntano soprattutto alla conquista della Coppa dei Campioni. Per la verità, i bianconeri sono stati rinforzati per vincere sempre e tutto. E per questo, durante l’estate, Giuliano ha provveduto a rinforzare la panchina con arrivi illustri: Favero dall’Avellino, Pioli dal Parma e Briaschi (12 gol quest’anno per lui) dal Genoa. I primi due diventeranno, più in là, giocatori del Verona.
La Juventus è esperta e compatta. Ottima dietro grazie a giocatori come Cabrini, Brio e Scirea, quadrata a centrocampo con Bonini e Tardelli, formidabile davanti grazie al talento del regista francese, divenuto Pallone d’Oro, all’opportunismo di Paolo Rossi e alla potenza del polacco Boniek. Con un certo Vignola sempre a disposizione in panchina … Nelle ultime 4 stagioni i bianconeri hanno vinto 3 scudetti: sono considerati i padroni assoluti del calcio italiano. Solo la Roma di Liedholm è riuscita nell’intento di interrompere momentaneamente l’egemonia bianconera nel 1982/83. E dopo l’impresa del Verona, l’anno prossimo, la Signora riprenderà la sua striscia vincente. Nel frattempo però hanno vinto pure la Coppa dei Campioni!
Bianconeri al Bentegodi con il tridente Briaschi – Rossi – Boniek; Caricola, un difensore, spostato a centrocampo per contrastare Fanna secondo i sani principi di Trapattoni e Pioli stopper al posto di Brio infortunato; Platini, in non perfette condizioni fisiche, parte invece dalla panchina. Bagnoli risponde con la medesima formazione imbattuta a Milano. Ci sono anche 2 ex che non hanno avuto sufficiente fortuna a Torino: Fanna e Galderisi. Per loro sarà una partita speciale. Arbitra, ed è molto importante questo, Bergamo da Livorno.
MINUTO PER MINUTO. Uno splendido sole d’ottobre accende lo Stadio Bentegodi gremito in ogni ordine di posto, 43.000 persone. Il Verona parte subito forte cercando di sorprendere gli avversari. Fin dall’inizio gli uomini di Bagnoli mettono alle corde la Juventus, costretta ad arrancare di fronte alle efficaci trame avversarie, magistralmente dirette da Di Gennaro.
All’11 Volpati, imbeccato da Briegel, costringe Tacconi a un prodigioso intervento di piede.
Al 17’, doppio intervento del portiere juventino che respinge prima una conclusione di Briegel e subito dopo la ribattuta di testa di Fontolan spintosi in attacco.
Al 19’ Di Gennaro, servito da Galderisi, si presenta tutto solo davanti alla porta juventina ma calcia fuori. Peccato.
Al 21’ Scirea stende Elkjaer in area di rigore. L’arbitro fa cenno di proseguire e viene giù il Bentegodi.
La Juventus non c’è e il Verona imperversa. Dalla panchina Trapattoni non si dà pace. Di questo passo, i gialloblu prima o poi segneranno almeno un gol. Soprattutto, non convince Caricola su Fanna: l’ex ala juventina, fa il bello e il cattivo tempo muovendosi a tutto campo. Per noi, tifosi veronesi, invece è davvero un rammarico chiudere il primo tempo sullo 0 a 0. E' un peccato non riuscire a concretizzare tanta superiorità.
Si ricomincia con Platini al posto dell’abulico Rossi: Briaschi accentra e Boniek passa a destra. La Juventus vuole vincere.
Ma al 62’ il Verona passa meritatamente in vantaggio: da Volpati a Fanna, Tacconi cerca di intercettare la palla ma è in agguato Galderisi che segna di testa il gol dell’ex. Verona 1, Juventus 0. Alè!
Trapattoni mette subito in campo l’ex Vignola al posto dello stralunato Caricola e arretra Tardelli in difesa. Adesso la Juventus cerca disperatamente il pareggio e il Verona arretra.
All’80’ Garella si esalta respingendo prima un tiro di Tardelli e poi parando la ribattuta di Platini da due passi. Il nostro portiere, abbrancata la palla, rilancia lungo a favore di Elkjaer che si gira e salta prima Pioli e poi Scirea, entra in area, elude la disperata uscita di Tacconi e scarica in rete a piede nudo. Nel corso della travolgente azione personale, infatti, un difensore juventino gli aggancia il piede con l’intenzione di fermarlo e gli fa perdere la scarpa di gioco. Indimenticabile: viene giù il Bentegodi!
Questa rete, memorabile nell’esecuzione, verrà contestata dagli juventini che giudicano irregolare il tiro calciato senza lo scarpino. In effetti, a norma di regolamento, l’arbitro avrebbe dovuto fermare l’attaccante gialloblu invece non ha fischiato. Due le teorie: 1) ha dato la regola del vantaggio non fischiando il fallo da tergo del difensore juventino oppure 2) non se ne è proprio accorto. Lo spettacolo del gol, la feroce critica anti juventina e il fatto che questa realizzazione è avvenuta a soli 10 minuti dalla fine con il Verona già in vantaggio per 1 a 0, hanno messo a tacere le polemiche juventine. Anche se, da allora, non si è più tollerato in campo un’azione di un giocatore che perde le scarpe di gioco.
La Juventus, a questo punto, è stordita e Galderisi, al 85’ su lancio di Fanna, colpisce la traversa in contropiede legittimando così una supremazia nettissima. Obiettivamente, amici juventini, oggi si è vista una sola squadra in campo e quella era il nostro Verona.
Negli ultimi minuti, Bruni fa uscire tra gli applausi Fanna e Donà l’altro ex Galderisi. Ma è una gioia incredibile che coinvolge tutti i gialloblu, anche oggi semplicemente perfetti.
I SIGNIFICATI DELLA PARTITA. Il Verona supera l’ostacolo Juventus in maniera netta e spavalda. Le recriminazioni sul gol di Elkjaer, fatto senza la scarpa di gioco, servono più per giustificare Platini e compagni per la loro scadente prestazione.
Il fatto è un altro: il Verona continua a guidare la classifica in perfetta solitudine con 9 punti, è imbattuto, ha il miglior attacco (9 gol fatti) e la migliore difesa (2 con Sampdoria, Fiorentina e Avellino). E’ una squadra che fa gioco, e che ha appena messo sotto i Campioni d’Italia. Giocando alla pari anche con l’Inter. Alle sue spalle c'è un’altra grande rivelazione: la Sampdoria di Eugenio Bersellini e dei giovani Fausto Pari, Fausto Salsano, Roberto Mancini e Gian Luca Vialli.
Ma le prove sono appena iniziate. Domenica prossima, la difficile trasferta all’Olimpico, contro la Roma, potrà confermare o mettere subito in discussione la consistenza della formazione di Bagnoli. E poi, prima della pausa della nazionale, verrà a Verona la Fiorentina, un’altra bella squadra con una tradizione per noi sfavorevole. Insomma due test davvero probanti.
Intanto però gustiamoci lo spunto di testa di Nanu Galderisi e la cavalcata vincente di Elkjaer. Tutti davano per scontata una facile vittoria juventina, invece hanno scoperto un grande Verona. Speriamo che anche qualche veronese che tifa altro, da oggi abbia scoperto la bellezza di una vittoria «patriottica» : sono più rare, è vero, ma indimenticabili. Come le perle.
Hellastory, 14/10/2024
P.Elkjær Larsen festeggia con G.Galderisi il 2-0 segnato senza scarpa
Verona Hellas-Juventus 2-0, 14.10.1984
Verona H.-Napoli 3-1 Giornata 2
Ascoli-Verona H. 1-3 Giornata 3
Verona H.-Udinese 1-0 Giornata 4
Inter-Verona H. 0-0 Giornata 6
Roma-Verona H. 0-0 Giornata 7
Verona H.-Fiorentina 2-1 Giornata 8
Cremonese-Verona H. 0-2 Giornata 9
Verona H.-Sampdoria 0-0 Giornata 10
Torino-Verona H. 1-2 Giornata 11
Verona H.-Milan 0-0 Giornata 12
Lazio-Verona H. 0-1 Giornata 13
Como-Verona H. 0-0 Giornata 14
Verona H.-Atalanta 1-1 Giornata 15
Avellino-Verona H. 2-1 Giornata 16
Napoli-Verona H. 0-0 Giornata 17
Verona H.-Ascoli 2-0 Giornata 18
Udinese-Verona H. 3-5 Giornata 19
Verona H.-Inter 1-1 Giornata 20
Juventus-Verona H. 1-1 Giornata 21
Verona H.-Roma 1-0 Giornata 22
Fiorentina-Verona H. 1-3 Giornata 23
Verona H.-Cremonese 3-0 Giornata 24
Sampdoria-Verona H. 1-1 Giornata 25
Verona H.-Torino 1-2 Giornata 26
Milan-Verona H. 0-0 Giornata 27
Verona H.-Lazio 1-0 Giornata 28
Verona H.-Como 0-0 Giornata 29
Atalanta-Verona H. 1-1 Giornata 30
Verona H.-Avellino 4-2
Verona, 14.10.1984. Serie A, Giornata 5
AC VERONA HELLAS
62' G.Galderisi, 81' P.Elkjær Larsen
C.Garella, R.Tricella, M.Ferroni (I), L.Marangon (I), S.Fontolan (I), H.Briegel, P.Fanna (87' L.Bruni), D.Volpati, A.Di Gennaro, G.Galderisi (89' D.Donà), P.Elkjær Larsen.
ALL. O.Bagnoli
JUVENTUS FC
Tacconi S.; L.Favero, Cabrini, Caricola II (65' B.Vignola), Scirea; S.Pioli, Briaschi I, Tardelli, Bonini, Boniek; P.Rossi (46' Platini).
ALL. Trapattoni
P.Bergamo
della sezione di Livorno (LI)
SPETTATORI: paganti 24.455, abbonati 17.500. I GOL. 1-0: Dialogo Elkjaer - Di Gennaro - Fanna, Tacconi tenta l'uscita sul traversone ma viene anticipato di testa da Galderisi; 2-0: Assolo di Elkjaer, che perde anche uno scarpino in un contrasto, e diagonale vincente.
ATALANTA – CREMONESE | 1 – 0 |
AVELLINO – ASCOLI | 2 – 0 |
COMO - UDINESE | 2 – 0 |
LAZIO - NAPOLI | 1 – 1 |
MILAN - ROMA | 2 – 1 |
SAMPDORIA - FIORENTINA | 2 - 0 |
TORINO - INTER | 1 – 1 |
La Classifica:
PT | G | CV | CN | CP | TV | TN | TP | RF | RS | |
VERONA | 9 | 5 | 3 | 0 | 0 | 1 | 1 | 0 | 9 | 2 |
SAMPDORIA | 8 | 5 | 3 | 0 | 0 | 0 | 2 | 0 | 7 | 2 |
TORINO | 7 | 5 | 2 | 1 | 0 | 1 | 0 | 1 | 7 | 3 |
MILAN | 7 | 5 | 2 | 1 | 0 | 0 | 2 | 0 | 7 | 5 |
FIORENTINA | 6 | 5 | 1 | 1 | 0 | 1 | 1 | 1 | 6 | 2 |
INTER | 6 | 5 | 1 | 1 | 0 | 0 | 3 | 0 | 5 | 4 |
JUVENTUS | 5 | 5 | 1 | 1 | 0 | 0 | 2 | 1 | 6 | 4 |
AVELLINO | 5 | 5 | 1 | 2 | 0 | 0 | 1 | 1 | 3 | 2 |
COMO | 5 | 5 | 1 | 2 | 0 | 0 | 1 | 1 | 3 | 4 |
ROMA | 4 | 5 | 0 | 2 | 0 | 0 | 2 | 1 | 3 | 4 |
NAPOLI | 4 | 5 | 1 | 1 | 0 | 0 | 1 | 2 | 6 | 8 |
ATALANTA | 4 | 5 | 1 | 2 | 0 | 0 | 0 | 2 | 3 | 11 |
UDINESE | 3 | 5 | 1 | 0 | 1 | 0 | 1 | 2 | 7 | 6 |
CREMONESE | 3 | 5 | 1 | 1 | 0 | 0 | 0 | 3 | 3 | 5 |
LAZIO | 3 | 5 | 0 | 2 | 1 | 0 | 1 | 1 | 2 | 8 |
ASCOLI | 1 | 5 | 0 | 1 | 1 | 0 | 0 | 3 | 1 | 8 |
IN COPERTINA / IL CAMPIONATO DELLE NUOVE GRANDI
di Carlo F. Chiesa, dal «Guerin Sportivo» n. 42 del 17 - 23 ottobre 1984
Nella giornata della verità la Sampdoria affossa la Fiorentina confermandosi protagonista assoluta, mentre i gialloblu di Bagnoli superano la Juve. E confermano la fondatezza delle loro ambizioni di primato.
L'immagine è emblematica: Socrates a centrocampo controlla il pallone, si guarda intorno, poi accenna un passo di danza, mentre Pari, sbucando da tergo come proiettato da una molla invisibile, lo travolge a mo' di ciclone, gli sradica la sfera dai piedi e parte per una volata furiosa, seminando lo scompiglio nella difesa viola. Il dottore, stella di un firmamento forse troppo lontano come concezioni atletiche, resta a guardare, le mani sui fianchi, contemplando il divenire con annoiato dispetto. Così la Sampdoria ha fatto irruzione nel campionato, aggredendo la giornata della verità come solo sa e può chi ha piena consapevolezza dei propri mezzi. Pressappoco allo stesso modo l'altra grande protagonista, il Verona, ha piegato mollezze e presupponenze della Juve, strappandole di mano lo scettro del torneo. La «quinta» dei grandi scontri di vertice ha così suonato calcio da sinfonia, finendo col segnare una svolta determinante nel campionato. Lanciando in anticipo le volate che contano.
CORAGGIO. A Genova De Sisti è arrivato sfoderando una buona dose di coraggio: dovendo fare a meno di Iachini, ha deciso di non passare la mano, come suggerivano i più alla vigilia, e di affrontare a carte scoperte il «giro» della verità. Così, invece di sostituire l'ex-genoano con un centrocampista di copertura (Occhipinti), ha schierato un attaccante in più - il giovane Cecconi - confermando il modulo a 2 punte sperimentato con effetti dirompenti la domenica precedente con l'Atalanta al Comunale. Il calcolo, valutato a posteriori, non si è rivelato sbagliato, al di là della apparenze: chè anzi, il ragazzino si è segnalato tra i più brillanti, pur dopo un avvio comprensibilmente «legato» dai lacci dell'emozione; e la manovra viola, nei rari sprazzi in cui le è stato consentito di distendersi, non ha tradito sbilanciamenti di sorta. No, non è stato il coraggio di De Sisti alla base del naugragio viola. Il fatto è che la Fiorentina si è trovata ad affrontare un vero e proprio tornado umano, una squadra talmente rapace da impadronirsi subito, a velocità supersonica, in ogni attimo di partita con il piglio sicuro del più forte. La lentezza esasperante del centrocampo gigliato, in cui Socrates è rimasto costantemente travolto dagli avvenimenti e Pecci e Massaro si son trovati da soli a dover rammendare alla bell'è meglio i continui strappi provocati dalla gagliardia avversaria, ha fatto tutto il resto. Così la sfida si è tramutata in disfatta.
GIOVANI. La Samp di Bersellini è dunque passata col ferro e col fuoco. La politica della società blucerchiata, che da qualche anno va saccheggiando il vivaio italiano dei suoi giovani migliori, affiancandoli a «chiocce» di classe ed esperienza internazionale, sta cominciando a produrre i primi germogli. Tanto da ricordare le grandi manovre della Juventus di una quindicina d'anni fa, che diedero vita ad un ciclo formidabile, non ancora concluso. Non stiamo esagerando: la Samp che Bersellini ha messo a punto per la stagione del decollo si è mostrata all'altezza di qualunque ambizione, incantando e facendo esplodere Marassi, regalando ai tifosi sogni dorati che oggi, realisticamente, non appaiono più proibiti. L'armata dei ragazzini (età media 25 anni) si muove a velocità impressionante, conducendosi sul filo di schemi lineari per s quanto efficaci: i folletti di Bersellini sbucano ovunque, hanno fiato e gambe per stroncare la resistenza di qualunque avversario, compresa la sfortuna. Nell'occasione un Galli letteralmente gigantesco ha cercato di opporvisi spalancando ali da campione, che gli hanno permesso di volare e coprire, di scattare e sdoppiarsi fino a ergersi a muro impenetrabile per tutto il primo tempo. Poi gli argini hanno ceduto e il fiume in piena ha finito col travolgere uomini e cose, in un destino apparso comunque fin da primi minuti già segnato ineluttabilmente. Anche la Samp della scorsa stagione, la squadra di Ulivieri e Brady eternamente incompiuta, capace di prodezze strepitose come di scivoloni a rompicollo, è rimasta seppellita sotto la polvere dei ricordi. Bersellini ha miscelato il potenziale a sua disposizione come meglio non avrebbe potuto. In difesa ha gettato alle ortiche la prudenza, mandando in campo due terzini di propulsione - Mannini e Galia - capaci di fare il vuoto sulle fasce laterali. In particolare il ventiduenne Mannini, ex comasco con una gavetta in D (Imola) e C1 (Forlì) alle spalle, si è alzato di una spanna su ogni avversario che abbia tentato in qualche modo di contenerne la furia. Il biondino si accende in scatti e progressioni irresistibili, proietta nel vivo della gara il suo correre inesauribile, condendolo con una sagacia tattica impeccabile ed un perfetto tempismo negli interventi di chiusura. A sinistra gli fa da contraltare il collaudato Galia, riemerso dopo un periodo di letargo, voluto probabilmente da Bersellini per limarne gli ardori scavallanti con le scintille di un più maturo raziocinio di gioco. In mezzo al campo, il governo è affidato a un «penta-partito» che si è nell'occasione concesso il lusso di affondare uno dei reparti centrali più lussuosi del torneo. Pari è ormai mediano da grandi ribalte, votato alla continuità di una spinta che non si concede flessioni; Scanziani cuce e rilancia da gregario infaticabile; Graeme Souness si è riservato dal canto suo un compito semplice semplice: incantare la platea ammaestrando il gioco. La sua pulizia d'azione lo porta a centellinare gli interventi nella manovra, ma il suo contributo è determinante. Il campione scozzese possiede le chiavi d'accesso al segreto dei grandi registi che hanno illuminato la storia del calcio: i suoi lanci in verticale scandiscono i tempi della partita, le offrono di continuo nuovi significati e sviluppi, tagliando il campo come spettacolari tracciati. Si era parlato di un campione spartano, tutto efficacia e niente fronzoli, ma, visto da vicino, lo scozzese rivela le stimmate del fuoriclasse da palati fini: colpisce la palla con tocco di velluto, ricorda Suarez per la perfetta rotazione che riesce a imprimere alla sfera, imponendole di «planare» con la velocità ideale per il docile controllo del destinatario. Uno spettacolo. L'unica carenza del centrocampo doriano si annida per ora nelle giocate di Beccalossi: un certo fervore nel contributo complessivo non è del tutto mancato, qualche lancio azzeccato si è pure visto, ma non c'è dubbio che il bilancio di un «Beck» da sufficienza risicata non si può considerare in attivo. Se riuscirà ad integrare maggiormente nella manovra l'estro del fantasista ex nerazzurro, sbloccandone evidenti remore psicologiche, Bersellini potrebbe considerare compiuto il suo capolavoro proiettando la squadra in un ulteriore balzo in avanti sul piano della qualità. Anche per-ché in attacco i due ventenni terribili, Vialli e Mancini, costituiscono ormai una coppIa in grado di perforare qualunque difesa: entrambi virtuosi del palleggio, dotati sul piano fisico quanto basta per resistere anche ai contrasti più rudi, i due ragazzini hanno incantato la platea blucerchiata, duettando da campioni. Manca ancora qualcosa sul puro piano realizzativo, ma è più che evidente che neIl l'occasione gli spazi che i due hanno spalancato in avanti hanno segnato la sorte della squadra viola. E il bello è che intanto un certo Trevor Francis è ancora dietro le quinte, impegnato a ricostruirsi per un prossimo rientro. Il tecnico doriano però non ha preoccupazioni: proprio con la presenza dei due gioiellini d'attacco ha infatti risolto il problema delle ricorrenti defezioni del fuoriclasse inglese.
FURIA. Lassù, un punto avanti all'esplosiva Sampdoria, il Verona continua intanto la sua corsa in solitudine. Bagnoli è già arrivato a metà del guado del suo ciclo terribile (Inter, Juve, Roma e Fiorentina da affrontare in un mese di ferro) e il primato rimane inattaccabile. Al Bentegodi la svolta del campionato, quella che a Genova è apparsa per scintillii di gioco e nuove sicurezze conquistate alla causa, si è dispiegata per intero, senza riserve: il Verona è partito con l'unico obiettivo della vittoria, la Juve ha risposto esibendo senza pudore timori inspettati, scoprendo d'un tratto debolezze ormai non più a lungo mascherabili. Trapattoni, d'accordo, non poteva disporre di Platini (reduce dalla campagna di Lussemburgo) al cento per cento: ebbene, quale migliore occasione per approfittarne liberando Vignola, il delfino designato del francese, dalla naftalina cui ingiustamente lo costringe l'abbondanza bianconera? Cancellando invece il suo ex Beniamino dalla lista, il Trap ha gettato la maschera, lanciando un preciso segnale d'allarme: questa Juve, che s'era finora mimetizzata traccheggiando in trasferta e barcamenandosi in casa in virtù soprattutto di prodezze individuali, non riscuote la sua piena fiducia, non gli offre le richieste garanzie. Così quel Caricola schierato in luogo del francese (con lo spostamento di Bonini in avanti), oltre che un insulto alla logica, ha offerto al Verona e a questa prima fase del campionato la inequivocabile impressione di una bandiera di resa. Il Verona naturalmente non s'è fatto pregare, facendo rullare i suoi ormai conosciuti tamburi di guerra: proprio da una combinazione di ex, Fanna e Galderisi, è arrivata la prima spallata al blasone di Madama, tradita da un'uscita a vuoto di Tacconi. L'infortunio del numero uno bianconero ha denunciato le carenze difensive di una squadra forse non più attrezzata per difendersi al cospetto di avversari che attaccano a percussione. La partenza di Gentile ha lasciato segni brucianti, l'infortunio di Brio ha ulteriormente privato d'esperienza il dispositivo arretrato, e il portiere finisce con l'esibire insicurezze e limiti finora rimasti nell'ombra. Quanto al Verona, c'è poco da scoprire di nuovo: è l'indiscusso mattatore del campionato e non ha ancora rivelato debolezze contro cui l'avversario possa accanirsi per tentare di far breccia. I due stranieri costituiscono la coppia forse meglio scelta, tra tutte le quindici della A, in relazione alle esigenze della squadra. Briegel ha conferito tranquillità alla difesa, assicurando assidua protezione ed efficaci rilanci, Elkjaer ha integrato l'agilità di Galderisi con un contributo decisivo sul piano della potenza fisica. Proprio l'irruenza del danese consente alla squadra soluzioni di contropiede micidiali, che accoppiano la velocità ad una notevole abilità di palleggio. Il secondo gol ai bianconeri ha mostrato al torneo con eloquenza di quali impeti sia capace questo Verona. Un Verona vero, da scudetto. La Juve ne sa qualcosa.
ZANETTI, ABBIAMO UN PROBLEMA DIETRO?
Lazio e Torino, che peraltro sono formazioni superiori, hanno evidenziato un tema già affrontato durante l'estate: la difesa. È innegabile che Sogliano abbia lavorato con maggiore attenzione alla scoperta prima e all'arrivo poi di giocatori di qualità a centrocampo e in attacco, in ottica plusvalenze. E si vede. Ogni partita scopriamo un gesto tecnico superiore alla media da parte di Harroui, Kastanos, Tengstedt, e perfino di Livramento e Mosquera. Altri ne arriveranno da nuovi giocatori che al momento non conosciamo bene perché si stanno ancora integrando. Per non parlare dell'evoluzione esponenziale di Belahyane che creerà non pochi, ma piacevoli, problemi di turnover al mister al rientro di Duda e Serdar. Sulla difesa invece non si è lavorato. O non abbastanza. Gli arrivi nel finale di Daniliuc e Bradaric non sembrano decisivi in un reparto dove Frese e Okou faticano ad adattarsi al livello del nostro campionato. E neppure i ritorni di Faraoni (bloccato a Verona solo a causa di un ingaggio pesante) e Ghilardi (mai veramente preso in considerazione) sembrano essere un valore aggiunto.
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