IL VERONA IN COPPA CAMPIONI | |
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nel segno di Preben | verso Salonicco | euroPreben la beffa dell'urna | l'assedio | verso Torino | la partita della vergogna epilogo VERSO SALONICCO 30.000 candeline accese al Bentegodi per la partita di esordio contro il Paok
L’uno-due di Elkjaer e Volpati nel finale della gara interna contro il Paok regala al Verona una vittoria netta e meritata che oltre a mettere una seria ipoteca sul passaggio del turno, stringe di nuovo tutti i tifosi attorno ad una squadra finora al di sotto delle aspettative. L’Hellas sembra essersi sbloccato e l’impressione generale è che la squadra abbia imboccato la strada della risalita su livelli più consoni al lignaggio gialloblu. La domenica successiva alla gara di coppa, il rotondo 3-0 sul Como, sempre al Bentegodi, sembra confermare questa impressione. Elkjaer è in formissima e segna anche ai lariani, ma il mattatore della partita è Vinicio Verza, autore di una doppietta. Il clima in casa gialloblu sembra davvero volgere al bello stabile e l’arrivo della Juve per la 4^ di campionato è sicuramente un buon test per capire le potenzialità del Verona. La partita con i bianconeri però, rimette tutto in discussione. Dopo 5 sconfitte nelle ultime 5 partite al Bentegodi (3 in campionato, 1 in coppa Italia e 1 in amichevole) la Juventus esce vincitrice nella sfida con l’Hellas grazie ad un bel gol di Laudrup. Era dal 1979 che i bianconeri non facevano punti a Verona. Nonostante l’impegno il Verona mette raramente in difficoltà la retroguardia ospite e il successo juventino è netto. Tutta un’altra partita rispetto alla fantastica vittoria di un anno prima, conclusa con la cavalcata di Elkjaer che segna senza una scarpa. La Juventus di Trapattoni, regina indiscussa del campionato (che poi vincerà) sembra di un altro pianeta, per compattezza, gioco e valore dei singoli. Il Verona di contro fa un passo indietro e torna ad essere la squadra sconnessa e senza personalità di poche settimane prima. La nuova sconfitta in campionato preoccupa non poco i tifosi in vista del match di coppa a Salonicco, il 3-1 è un buon risultato ma non mette assolutamente al riparo da sorprese. I tifosi si organizzano per quella che, dopo Belgrado e Graz nella coppa Uefa 1983-’84, è la terza trasferta europea dell’Hellas. Per raggiungere la Grecia ci sono sostanzialmente due modi: l’aereo e il pulmann. Quest’ultimo mezzo è meno costoso ma il viaggio è davvero lungo, visto che per arrivare a Salonicco bisogna attraversare buona parte del territorio dell’ex-Jugoslavia e poi addentrarsi in strade di collina e bassa montagna che costringono a procedere a passo di lumaca. Se poi durante il tragitto accadono inconvenienti come quello che descriveremo più avanti, il viaggio Verona-Salonicco può durare anche una quarantina di ore. Di fatto, chi va in pulmann, si deve prendere almeno 3 giorni di ferie. Difficile dire con precisione quanti siano i tifosi scaligeri al seguito del Verona in terra di Grecia, sicuramente lo zoccolo duro delle Brigate Gialloblu è rappresentato da almeno 500 elementi, ma considerando anche gli spettatori meno “colorati” seduti in settori dello stadio più anonimi, i veronesi presenti sono senz’altro più di 1000. È ovvio che la prima (e praticamente ultima) trasferta di coppa campioni si porta con se’ alcuni aneddoti tramandati negli anni. I tifosi delle BG, con ramazze di fortuna, liberano la strada dal mais per poter permettere ai pulmann di proseguire per Salonicco (foto tratta da “I Guerrieri di Verona” di Silvio Cametti)
Innanzitutto il sostegno tangibile dei tifosi dell’altra squadra di Salonicco, l’Aris, che accolgono gli ultras gialloblu e li accompagnano in città e allo stadio, per tifare contro gli odiati cugini. Poi la celebre disavventura di 3 pulmann delle BG, costretti ad una lunga sosta forzata in terra jugoslava, a causa del rovesciamento sulla strada di un rimorchio che trasportava tonnellate di mais. Per proseguire il viaggio, i butei veronesi sono costretti a liberare la strada con le proprie mani (e non è una metafora). Infine l’avventura di 12 tifosi che, partiti il lunedì mattina, raggiungono Bari e poi, via traghetto, la Grecia, per una trasferta che si conclude con il ritorno a casa il venerdì sera per un totale di circa 3000 km. La cosa che rende assolutamente unica l’esperienza di questi tifosi temerari (alcuni dei quali all’epoca non più giovanissimi) è il mezzo di trasporto: 7 vespe di cilindrata variabile dai 125 ai 200 cc! Anche in questo caso, i “veronesi tuti mati” non si smentiscono. A Salonicco, tutti, squadra e tifosi, saranno accolti in un clima da battaglia. La tifoseria del PAOK è infatti considerata una delle più calde (e spesso intransigenti) del campionato greco. La stadio “Tumba” di Salonicco, capace di oltre 40.000 spettatori, nelle partite casalinghe si trasformava nella classica “bolgia”. Non da meno i giocatori che già all’andata avevano spesso cercato di supplire ai limiti tecnici con l’agonismo, per dirla alla Gianni Brera “picchiando come fabbri”. Il Verona deve stare molto attento a non andare sotto troppo in fretta, prendere un gol nei primi minuti può essere molto pericoloso. Bg gialloblu a Salonicco (foto tratta da “I guerrieri di Verona” di Silvio Cametti)
A questo punto tutto è pronto per la partita di ritorno. Il clima a Salonicco è caldo e umido, Elkjaer, sorvegliato speciale dalla difesa di casa, si concede una sigaretta, lontano dallo sguardo di Bagnoli, e l’ennesima coca-cola, poi è già ora di scendere in campo. Ci vuole davvero orecchio per sentire i cori dei ragazzi delle BG, perché il “Tumba” è davvero un catino incandescente colorato di bianconero; ma le sciarpe gialloblu ci sono, e anche il Verona c’è: quello determinato e sicuro delle grandi occasioni, quello che all’occorrenza, quando i piedi non ce la fanno, tira fuori il cuore. E l’anima. Davide |
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