Robert Prytz
Centrocampista - 1.70 m
Con l'Hellas: 133 presenze e 24 gol
Era un giocatore atipico Robert Prytz, con un fisico tozzo e compatto. Non a caso quando giunse a Verona, nell'estate del 1989 dall'Atalanta, venne accolto con perplessità: "I svedesi de solito i è alti e robusti: l'unico picolo e ciciòn el né capità a noantri", mormoravano i tifosi vedendolo le prime volte sul campo. In realtà, al di là dell'aspetto non proprio da atleta e non solo per l'altezza (i riccioli biondi e due gote perennemente rosse lo avvicinavano più a un assiduo bevitore di birra), Prytz era in possesso di ottime doti tecniche oltre che di esperienza e generosità. Un ottimo professionista che divenne presto il leader della squadra, attraversando da protagonista in campo uno dei periodi più travagliati della storia dell'Hellas.
In terra scaligera Prytz visse stagioni particolarmente intense. Nel 1989/90 fece parte di quell'armata brancaleonecostruita da Chiampan con i scarti di mezza Italia, che diventò grazie all'ennesimo capolavoro di Bagnoli, uno dei Verona più amati dai tifosi. Una squadra che nonostante i palesi limiti tecnici riuscì a lottare per la salvezza fino all'ultimo spasimo e a togliersi lo sfizio di levare al Milan un titolo che sembrava già vinto.
Ma anche l'anno successivo i gialloblù riuscirono a far breccia nei cuori dei tifosi. Pur in mezzo a mille difficoltà societarie (con la tragicomica presidenza iraniana), i ragazzi di Fascetti riuscirono a tirar dritto per la propria strada terminando il campionato dietro solo al spettacolare Foggia di Zeman. Il tutto con un Prytz superlativo, capace di trovare per undici volte la via del gol oltre che ad illuminare con i propri sapienti piedi la manovra gialloblu.
Le cose andarono invece peggio l'anno successivo. La squadra partita con ambizioni europee si perde ben presto tra gli infortuni fisici di Stojkovic e quelli calcistici di Raducioiu, e concluse con una desolante retrocessione. Anche per Prytz fu una stagione piuttosto sfortunata. La splendida doppietta al Bentegodi che quasi regalò all'Hellas una clamorosa qualificazione in Coppa Italia ai danni dell'invincibile Milan di Capello, e il titolo di capocannoniere della squadra (con soli 4 gol!) comunque servirono a rendere meno amara la delusione del ritorno in B, che fu il teatro della sua ultima annata in gialloblu. Un finale amaro. La squadra infatti, mal guidata da Reja, si dovette arrendere ad un mediocre campionato e lo stesso Prytz, nonostante i sei gol stagionali, cominciò malinconicamente a palesare l'incedere dell'età, mostrando in troppe occasioni una lentezza ed una staticità che mal si sposano con il clima battagliero ed infuocato della serie cadetta. Meglio allora dire addio, anche per non turbare un rapporto con la tifoseria diventato nel tempo sempre più appassionato.
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