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1903-1915 I Pionieri del...Fubal
Tutti gli appassionati di calcio sanno, più o meno, che il football come lo conosciamo oggi è uno sport nato in Gran Bretagna attorno alla metà dell'800 e da lì, verso la fine del secolo, ha iniziato a spargersi nel resto d'Europa, nell'America del Sud e poi via via, in tutto il mondo. L'espansione del calcio, dello sport in genere, in Italia inizia sul finire dell'800 in seguito al mutare delle abitudini e al diffondersi di un certo benessere a strati sempre più ampi della borghesia cittadina, in grado di avere mezzi e tempo libero da dedicare ad attività diverse dal lavoro o dallo studio, con il risultato di allargare la platea degli sportivi e l'interesse popolare nei confronti delle competizioni. Gli sport individuali e, in generale, le discipline olimpiche, godevano di un crescente seguito, sostenuto anche dalla crescente diffusione di giornali e riviste, nonché di nuovi spazi adibiti a gare e competizioni aperte al pubblico. Il terreno era fertile per accogliere nuovi semi, pronto a fare da culla agli sport di squadra, il rugby e il football che in Gran Bretagna avevano già assunto, oltre all'appeal sportivo per chi li praticava (in alcuni casi già con profili da professionista) quel ruolo di aggregazione sociale che porterà, soprattutto dal secondo dopoguerra, l'identificazione delle squadre con valori identitari rispetto a città e quartieri, o espressione di classi sociali, in grado di segnare profondamente la cultura popolare e l'economia. Ne erano attratti soprattutto adolescenti e giovani. L'eco delle imprese calcistiche, arrivava con tutto il fascino che le novità, soprattutto a quell'età, portano con sé. I pionieri nostrani di questo nuovo sport sappiamo che furono infatti i giovani rampolli della borghesia cittadina che nel 1903, fondarono la prima squadra di calcio veronese. Gli anni a cavallo tra i due secoli videro una diffusione a macchia di leopardo del calcio in Italia, si iniziava ad organizzare il nuovo sport in squadre, tornei, campionati (il primo campionato ufficiale italiano, giocato da 4 squadre in una sola giornata si disputò nel 1898 e lo vinse il Genoa), tuttavia, il vero boom si ebbe negli anni '10, pertanto, quei ragazzi che nel 1903 portarono il calcio a Verona, furono a tutti gli effetti dei pionieri, probabilmente convinti che quel gioco di squadra potesse attecchire anche all'ombra dell'arena o, nella peggiore delle ipotesi, che si sarebbero comunque distinti in una moda passeggera condivisa da pochi audaci. Quali fossero le loro aspettative peraltro non ci è dato di sapere, nel gruppo di pionieri che diedero vita al nostro Hellas ci sarà stato sicuramente chi vedeva nel calcio un salutare passatempo e chi magari ci vedeva un futuro importante, chissà. Il verdetto del tempo ci consegna un amore incondizionato che ha attraversato le generazioni entrando nel tessuto socio-culturale veronese, assumendo proporzioni che vanno ben oltre il solo dato sportivo. Grazie ai pionieri del Maffei, quello sport che le prime cronache chiamavano "palla al calcio" (ma mi piace pensare che tra i calciatori scaligeri d'antan questa espressione sia stata sostituita in fretta con un più verace "zugar a balon") è stato conosciuto, praticato, seguito e diventato parte indissolubile dell'identità di un territorio che va molto oltre le mure cittadine e abbraccia tutta la Provincia, dal lago alla Lessinia, fino alle ultime propaggini della bassa.
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Il pioniere scommette, ha fiducia, si spinge oltre, attraversa il confine tra il conosciuto e lo sconosciuto. Traccia nuove vie, oltrepassa l'orizzonte prossimo per spostarlo più in là. Spesso però rimane ignoto, mentre il risultato del suo coraggio è acquisito, conquistato, assimilato come dato di fatto e componente del reale. Così ci sembra normale, oggi, che a Verona ci sia un'importante società calcistica, lo sport più popolare del mondo, ma via via che ci allontaniamo dal presente e dal passato recente, notizie e immagini si fanno più rare, disorganizzate, e più si va indietro più il tono si avvicina a quello della leggenda piuttosto che della cronaca. Dei pionieri fondatori del nostro Hellas sappiamo pochissimo, poche e vaghe informazioni che li fanno galleggiare appena sopra la soglia dell'anonimato. Per questo, quando la ricerca costante di tracce di quel passato che porta al mito fondatore delle origini, ci ha portato a posare la sguardo su foto che finalmente danno un volto a questi pionieri, abbiamo capito di avere tra le mani qualcosa di emozionante, di suggestivo: finalmente possiamo guardare negli occhi i pionieri. Tasselli fondamentali da aggiungere ad un puzzle ancora difficile da completare ma che oggi ci dona un'immagine più completa del soggetto. Impronte di storia ritrovate da Valeriano in una biblioteca trentina, poi suffragate da ulteriori ricerche sulle biografie dei protagonisti, pionieri che oggi hanno il volto di ragazzi di un tempo lontano ma che la veronesità e l'amore per il calcio avvicinano a noi e al nostro presente. In un mondo sempre più orientato verso l'immagine ma sempre meno immaginario, una foto, ovvero la forma più statica di comunicazione visiva, riesce ad aprire un mondo di significati che le fa prendere vita, consegnando questi ragazzi alla memoria collettiva. Se guardiamo bene, nei loro sguardi possiamo vedere il rettangolo rigato a calce con le porte di legno, il pallone pesante dai rimbalzi irregolari e possiamo sentire le loro grida nel campo ricavato in un'area che da Porta Nuova portava ai confini della città, spazio che solo l'immaginazione può permetterci di percepire. È grazie a loro se c'è l'Hellas, grazie a loro la gioia delle vittorie e lo sconforto delle sconfitte, grazie a loro il ritrovarci attorno ad un amore comune per il Verona e i suoi colori. Grazie, Pionieri.
Davide
Hellastory, 01/07/2024
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PRESIDIO PRESENTA ... QUELLO CHE HA GIA' FATTO
A differenza di molti amici tifosi che ne sentivano la necessità (addirittura, alcuni, l'urgenza) sono stato sempre piuttosto scettico sul valore aggiunto che avrebbe fornito una conferenza stampa di Presidio Investors, oltre al fatto formale e simbolico di abbinarci un volto. In primo luogo, perché abbiamo un campionato in corso e non c'è mai molto da aggiungere al di là ai risultati che vengono dal campo: quando le cose vanno bene va tutto bene, se invece le cose vanno male ci stiamo lavorando. In secondo luogo, perché ambizioni, promesse e speranze lasciano il tempo che trovano nel mondo del business. A maggior ragione se la proprietà che parla non è una persona fisica (con le sue passioni, il suo entusiasmo e il peso dei soldi che ci mette) ma un'entità e, tramite lei, un funzionario delegato a farlo col ruolo di Presidente Esecutivo. Italo Zanzi, con tono sobrio e distaccato, ha detto solo quello che poteva dire e che il suo ruolo gli consente. A tal proposito, interessante notare che, ogni volta che parla di Presidio, lo fa indicandoli come loro. Comunque, in conferenza stampa abbiamo avuto da lui solo conferme: Presidio, più che parlare fa e, da questo punto di vista, finora, ha messo in atto tutta una serie di decisioni ampiamente verificabili. In sintesi: 1) ha lasciato l'intera gestione stagionale in mano alla vecchia dirigenza – proprietà in segno di continuità 2) non ha messo soldi sul mercato invernale ritenendo (e condividendolo con Sogliano) che la classifica e il parco giocatori a disposizione sono sufficienti per salvarsi 3) se le cose dovessero andare male, ha assicurato che la società c'è. E ci mancherebbe altro ... aggiungo io 4) qualche operazione minore, per la verità, l'ha fatta sulla Primavera (in lotta con la Juventus per i playoff) e il settore femminile (in lotta per non retrocedere in serie C).
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Qual è stato il miglior gialloblu in campo in
H.Verona-Fiorentina?
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Riepilogo stagionale e classifica generale
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