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HELLAS VERONA / Scudetto

3 Marzo 1985: VERONA – ROMA 1 a 0

dal nostro inviato Massimo

Il Verona torna al Bentegodi a difendere il primato di classifica e oggi ospita la Roma che tanto lo ha fatto soffrire nel girone di Andata creando il mito di Garellik. L'Inter trascorre la domenica in riva al lago di Como, un derby che si annuncia molto impegnativo e che seguiremo a distanza. Dietro di loro galoppa il Milan, alla sua quarta vittoria consecutiva, che conquista il terzo posto in classifica con 27 punti dopo aver abbattuto il Napoli per 2 a 1 e raggiunge il Torino fermato 0 a 0 all'Olimpico dalla disperata Lazio, penultima in classifica. Con loro gira al terzo posto anche la Sampdoria, vincente sull'Udinese per 1 a 0.

3 Marzo 1985: VERONA – ROMA 1 a 0

LE ALCHIMIE DELLA GARA . La Roma che raggiunge Verona è una formazione in crisi di gioco e risultati. Viene da 2 sconfitte consecutive (a Genova con la Sampdoria e, molto più grave, in casa col Milan) e non segna da 3. C'è pressione sui giocatori e lo spogliatoio è spaccato. Da una parte ci sono i veterani, quelli che 2 anni fa hanno vinto un bellissimo scudetto e che l'anno successivo conquistato la finale di Coppa Campioni con il Liverpool, perduta poi ai rigori allo stadio Olimpico per colpa degli errori di Conti e Graziani dal dischetto, dopo che il match si era concluso 1 a 1 (Nela e Pruzzo). Sono i vari Falcao, Maldera, Graziani e Conti, legati al modo virtuoso di far calcio di Nils Liedholm e in contrasto con il nuovo corso. Dall'altra ci sono i dettami del presidente Viola che punta molto su Eriksson, il tecnico emergente che ha fatto molto bene sia a Goteborg che a Benfica. Eriksson ha in comune col barone solo 2 cose: la nazionalità e l'utilizzo del modulo a zona. Per il resto, è tutto diverso: al gioco lento e cadenzato, caratterizzato essenzialmente dal possesso di palla e dalla circolazione tutta di prima, si sostituiscono i meccanismi del pressing e delle sovrapposizioni, una squadra corta che soffoca il gioco avversario; alle improvvise accelerazioni sudamericane nelle quali si esaltavano le qualità dei vari Conti, Nela e Graziani, si sostituisce un'organizzazione di gioco nella quale conta più il collettivo che il singolo. Insomma a una Roma brasiliana, è subentrata una Roma svedese.

Ma questo trapasso non è indolore e, ai primi problemi, emergono malumore e incomprensioni. Manca il tempo per assorbire le nuove logiche. Ciononostante il cammino è stato tracciato: Eriksson rappresenta il presente e il futuro e indietro non si torna. Del resto, l'anno prossimo i giallorossi si contenderanno a lungo il successo finale con la Juventus, gettando al vento una vittoria quasi scontata con la clamorosa sconfitta interna subita dal Lecce di Fascetti, retrocesso da tempo, alla penultima giornata di Campionato (2 a 3: un incubo mai superato dai sostenitori romanisti).

Il tecnico ospite schiera una formazione coperta: senza Pruzzo e Graziani davanti, utilizza l'ex gialloblù Iorio unica punta supportato dalla classe di Conti e dagli inserimenti di Buriani. Manca anche il divino Falcao, un giocatore eccezionale, sostituito dal giovane Giannini che diventerà il suo successore in campo. La fantasia dei tifosi romanisti, che ha incoronato il brasiliano l'Ottavo Re di Roma, nominerà in futuro il giovane centrocampista il Principe. Ma il talento reale del brasiliano non scorre affatto nelle vene del romano.

3 Marzo 1985: VERONA – ROMA 1 a 0

Il Verona in settimana ha superato 2 a 1 il Genoa negli ottavi di Coppa Italia, mentre i romanisti si sono fatti eliminare dal Parma pagando caro il gol in trasferta dei crociati (1 a 1, a fronte di 0 a 0 all'andata). Un indicatore della situazione giallorossa. Bagnoli oppone alla zona pura, una pragmatica zona mista. Il tecnico gialloblù non è mai andato all'Università del Modulo Assoluto e lui, che conosce bene il modo di stare in campo dei giocatori italiani, predilige il tradizionale gioco di rimessa, quello per intenderci che ha reso gli azzurri Campioni del Mondo nel 1982 e che ne esalta le qualità singole e collettive. Il Verona recupera Briegel che ha scontato il turno di squalifica e Ferroni che siede nuovamente in panchina dopo un recupero molto tribolato. Poiché la Roma è una squadra che gioca a calcio, a centrocampo serve la tecnica e il dinamismo di Bruni. Torna così il Verona più visto della stagione, anche se non è quello preferito dal mister.

Piove da giorni a Verona, il terreno è pesante e l'avversario ostico perché deve recuperare credibilità con un risultato importante. Fermare il Verona è una necessità dettata dall'orgoglio, più che dalla classifica oramai deficitaria rispetto ai traguardi di inizio stagione.

Dimenticavo, arbitra il signor Casarin di Milano. Questo significa che abbiamo più avversari da tenere a bada contemporaneamente: la Roma ferita, il terreno pesante, il Palazzo incredulo e infastidito dalla novità veronese. Polemica senz'altro gratuita la mia. Lo so.

MINUTO PER MINUTO. Pronti, via. E non succede niente, proprio niente. Le due squadre si contendono il predominio del campo con reciproca deferenza: la Roma chiude gli spazi grazie al suo gioco ben coordinato da Cerezo e Ancelotti e prova qualche alleggerimento grazie a Bruno Conti. Il Verona, da parte sua, controlla e basta. Appare rilassato, forse sta subendo un calo di tensione dopo Inter e Juventus. Così i portieri sono assolutamente inoperosi e qualcuno sembra pensare che il pareggio sarà il risultato più accettabile per entrambi.

L'unico sussulto del primo tempo lo dà Di Gennaro che, ancora galvanizzato dalle sue capacità balistiche dimostrate a Torino, centra la traversa al 44' su calcio di punizione. Ma è troppo poco per valere una vittoria. Tutti negli spogliatoi a sentirsi la ramanzina di Bagnoli, l'unico che si è agitato davvero molto durante tutti i 45 minuti.

Nessuna novità da Como: l'Inter non trova il bandolo della matassa e dopo un avvio folgorante, il portiere Zenga ha dovuto correre qualche rischio. Anche qui Como 0 Inter 0.

Teorema di Bagnoli: «Come affrontare una squadra che teorizza zona pura e pressing? Giocando anche tu con un pressing forsennato e marcatura a uomo». Vediamo se funziona.

Il Verona entra in campo completamente trasformato: aggredisce tutti gli spazi con Bruni, Fanna e Briegel che adesso sembrano degli ossessi, raddoppia la velocità e costringe i giallorossi a inseguimenti dispendiosi. Partendo come razzi da tutte le parti, la zona ospite perde le sue logiche aggregative di posizione e spazio.

Galderisi sfiora il gol su azione di calcio d'angolo al 48'. Buriani atterra Nanu con un intervento da dietro nettissimo al 54' ma l'arbitro Casarin ovviamente nega il rigore nettissimo. Fanna spreca a porta vuota al 61' minuto facendo disperare Bagnoli. In campo adesso c'è una sola squadra, il Verona.

Esiste un corollario al teorema di Bagnoli. E' questo: «Se il teorema è corretto e i tuoi giocatori sbagliano gol incredibili oppure arbitri internazionali diventano improvvisamente ciechi, sordi e lenti di riflessi, esiste un solo modo per poter vincere la partita. Comincia con la lettera C». Al 75' minuto Fanna saetta da fuori area, il pallone picchia sulla schiena di Bonetti e viene deviata in calcio d'angolo. Ma proprio mentre sta per uscire, irrompe Elkjaer come un falco e gira la palla in rete da pochi passi. C sta per caparbietà, cattiveria agonistica e … crederci sempre. Cosa credevi? La Roma non ci sta e protesta per un possibile stop con la mano di Elkjaer oppure per il fuorigioco del bomber danese. Manca il VAR e così ai giocatori ospiti non resta che dannarsi a protestare. Ma quale fallo di mano e quale offside: nemmeno Casarin ci crede e conferma una rete davvero straordinaria. Verona 1 Roma 0.

L'Inter si sta concentrando in un forcing importante per passare in vantaggio dal primo minuto del secondo tempo. La notizia del Bentegodi sicuramente non farà piacere ad Altobelli e Rumenigge. Certo che il Como ha un gran bel portiere che riesce a sventare tutti i tentavi nerazzurri, si chiama Giuliani. Se ci saranno novità interromperò la tua cronaca.

3 Marzo 1985: VERONA – ROMA 1 a 0

Il Verona adesso è più sciolto e dopo 2 minuti sfiora il raddoppio: Elkjaer, micidiale, ruba palla a Bonetti e serve Galderisi che tira chiamando al miracolo Tancredi. Dopo 3 minuti, il capitano giallorosso Conti, fuori dalla grazia di Dio, conclude una recriminazione per un fuorigioco a suo dire inesistente con uno sputo verso il guardalinee e viene giustamente cacciato dall'arbitro. Finisce così ogni possibilità per la Roma di sperare di raggiungere il pareggio.

Al 86' il Bentegodi, rasserenato e in giubilo, scarica con un boato tutta la sua tensione: entra in campo Mauro Ferroni per giocare gli ultimi 5 minuti della partita. Lui, romano de Roma, non poteva assolutamente mancare. Alla prima entrata in tackle su Chierico lanciato sulla fascia sinistra tratteniamo tutti il respiro: Mauro si rialza e trotterella come nulla fosse verso il centro area, è finito un incubo. E anche la partita.

IL SIGNIFICATO DELLA PARTITA. Certe volte, la laurea conta meno del buon senso e della pratica. Lo ha dimostrato oggi Bagnoli che ha alternato 2 moduli diversissimi in 90 minuti di gioco (zona mista nel primo tempo e pressing e marcatura a uomo nel secondo) dimostrando una maggiore sensibilità all'incontro rispetto alla convenzione univoca di Eriksson. Del resto, la rigidità del tecnico svedese verrà piano piano smontata solo dal tempo, dalle difficili esperienze italiane e dalle sconfitte sul campo.

Elkjaer qualche tempo fa ci confessò una cosa molto bella, e cioè che dopo la partita giocata con la Juventus, tutti i gialloblù chiedevano con insistenza il risultato delle avversarie più vicine in classifica. E' cambiata la consapevolezza di sé, adesso che sono in testa alla classifica, gli uomini di Bagnoli ci tengono e cominciano a crederci davvero.

Il Verona esce molto bene da questo ciclo terribile: 6 punti conquistati contro avversarie dello spessore di Udinese, Inter, Juventus e Roma è un grande risultato. Nelle difficoltà il Verona si esalta.

Adesso però ci aspetta una sosta di campionato per il nuovo impegno della Nazionale di Bearzot. Gli azzurri giocheranno il prossimo 13 marzo ad Atene contro la Grecia: la gara finirà 0 a 0 e il centrocampo azzurro sarà guidato dal nostro Di Gennaro. Un altro sgarbo all'Inter: al 72' Pierino Fanna subentrerà al posto di Altobelli.

Ma torniamo alla nostra storia e concludiamo. Il Verona sta correndo, ha recuperato gli infortunati e le avversarie mostrano qualche affanno visto anche l’impegno dei milanesi nelle coppe europee, fonte di dispendio di energie. Questa sosta infastidisce un pò. Alla ripresa, prima della prossima sosta, Marzo riserverà qualche insidia: la Primavera incipiente e un paio di trasferte difficili (Fiorentina e Sampdoria) con l'intermezzo facile della Cremonese al Bentegodi. Mantenere invariato questo vantaggio di 2 punti sugli inseguitori sarebbe, a mio avviso, un grande successo e ci consentirebbe di giocarci tutte le carte nello sprint finale. Ci vediamo tra 15 giorni.

Hellastory, 03/03/2005
Serie A 1984/85 | 21a giornata | 3/3/1985
AC VERONA HELLAS
AC VERONA HELLAS
1
  AS ROMA
AS ROMA
0
74' P.Elkjær Larsen marcatori -
C.Garella; S.Fontolan (I), L.Marangon (I), R.Tricella; H.Briegel, L.Bruni (86' M.Ferroni (I)), A.Di Gennaro, D.Volpati; P.Elkjær Larsen, P.Fanna, G.Galderisi   Tancredi, Oddi, D.Bonetti (I), Ancelotti (84' Antonelli), Righetti, Maldera, Conti, Cerezo, M.Iorio, G.Giannini (46' Chierico), Buriani.
O.Bagnoli ALL Cagluna
D.Volpati, L.Bruni, L.Marangon (I) ammoniti Ancelotti, Cerezo
- espulsi Conti

Arbitro
P.Casarin (Milano - MI)
Note
SPETTATORI: paganti 19.242, abbonati 17.553. IL GOL-PARTITA: Tricella serve Galderisi che dalla sinistra traversa al centro per Fanna. Tancredi respinge il tiro che rimbalza su Bonetti, ma entra Elkjaer ed è vittoria.



ADESSO VIENE IL BELLO


Il Verona chiude il ciclo terribile (Atalanta, Milan, Fiorentina, Juventus e Bologna) conquistando 3 punti, e non è poco. Aggiungo che, dopo la pessima gestione della gara interna contro l'Atalanta, abbiamo assistito a una squadra più compatta e messa meglio in campo. Sicuramente più dignitosa. Merito del rientro di Duda, dell'inserimento di Valentini (una spanna sopra i nostri difensori) e dell'abbandono del modulo a 2 punte che toglieva un giocatore a centrocampo, indebolendolo di fatto. Fa piacere, inoltre, vedere un gruppo che lotta e cerca di rimanere in partita fino alla fine. Questo gli ha permesso di battere la Fiorentina e di reggere dignitosamente a Milano e Torino, finché ha potuto. Fino a quando, cioè, una giocata di livello superiore ha rotto l'equilibrio.

[continua]

Qual è stato il miglior gialloblu in campo in

H.Verona-Bologna?



H.Verona    Bologna


Bernède A.

Bradaric D.

Coppola D.

Dawidowicz P.

Duda O.

Lazovic D.

Livramento D.

Montipò L.

Mosquera D.

Niasse C.

Sarr A.

Suslov T.

Tchatchoua J.

Tengstedt C.

Valentini N.


 


Riepilogo stagionale e classifica generale




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