Di Adalberto Scemma
Dal «Guerin Sportivo» del 27 ottobre – 2 novembre 1982
LA SQUADRA DEL GIORNO / VERONA
Sull'attenta programmazione di Mascetti e Bagnoli, l'arrivo di Dirceu ha fatto scattare la scintilla della classe. Così sono maturate le cinque vittorie consecutive e il primato in classifica. Con Guidetti e Zmuda in panchina...
VERONA. Due mazzate subito in avvio (Inter e Roma pronte a razziare – la moviola è garante – con la complicità di arbitri Rocambole...) poi un'escalation dirompente. Cinque vittorie l'una in fila all'altra, Juve, Genoa, Avellino, Pisa e Catanzaro prese d'assalto e messe sotto senza possibilità di repliche. È stato così che il Verona, per la prima volta nella sua storia, ha agguantato la cima della classifica scrollandosi di dosso dubbi, timori reverenziali e persino difficoltà di amalgama: un rullo compressore che rischia di scappare di mano persino a Bagnoli, alchimista della panchina che tra i tanti meriti ha anche quello di essere sempre disponibile a rivedere le sue teorie e ad adattarle alla situazione. Come nel caso di Dirceu, rifiutato prima, poi accettato a viva forza e inserito infine (pezzo pregiatissimo) nel collettivo. La presenza di una provinciale in vetta al campionato offre di per se stessa una chiave di valutazione non facile da proporre se si prescinde da elementi scontati: l'elemento sorpresa, la concatenazione di episodi favorevoli, uno stato di forza dovuto a un momento contingente. Il ruolo di leader viene sempre vissuto, sia dai giocatori che dai tifosi, alla stregua di un'avventura: quando il treno si ferma, tutti a casa, senza rimorsi e senza rimpianti.
POMPIERE. Di ipotesi, o di programmi, Bagnoli non ne fa proprio. Un po' per temperamento e un po' perché ha capito che il ruolo di «pompiere» è l'unico che un allenatore serio, nella sua situazione, può ricoprire in questo momento. «Ma a sgasare i giocatori – sogghigna – non ci penso proprio: devono andare avanti così, a ruota libera, senza fissarsi obiettivi. Ci attendono Udinese e Ascoli? Benissimo. Possiamo perdere ma possiamo anche vincere, dipende da come si mette. Certo che è una squadra, il Verona, con vocazione dichiarata per il pareggio...» Il ruolino parla chiaro: cinque vittorie e due sconfitte. Come dire che il gioco tira tutto in verticale, con quel Dirceu pronto ad inventare il colpo proibito e quel Penzo capace di trasformarsi in catapulta quando si tratta di sfrutture le cosidette palle perse. Verona d'attacco, dunque? La sostanza è questa, magari al di là delle stesse intenzioni di Bagnoli. Ed è stata proprio la presenza di un fuoriclasse come Dirceu a dare al gioco l'impronta offensivistica che il Verona palesa persino sui terreni esterni.
BLITZ. Sulla carta, va detto, Mascetti e Bagnoli avevano costruito durante l'estate una squadra destinata a garantire senza troppi patemi la permanenza in A. Nomi come quelli di Marangon, di Zmuda, di Guidetti e di Fanna, tanto per chiarire, rappresentavano una credenziale di tutto rispetto. Ma è stato l'acquisto-lampo di Dirceu, nelle ultime battute del calciomercato, a propiziare al Verona quel salto di qualità poi confermato anche in concreto. Quel Dirceu che aveva costituito per Bagnoli una sorta di «casus belli»... «Il meccanismo che avevo in testa - si difende il tecnico - stava ormai perfezionandosi quando ecco che mi arriva questo brasiliano. Gran giocatore, certo, ma difficile da inserire. Punta, intanto, o centrocampista? Un equivoco di fondo che il campionato avrebbe risolto ma che mi costringeva, prima di ogni altra cosa, a rinunciare a Guidolin, uno dei capisaldi della formazione. Insomma: il rischio c'era...» .
UMILTÀ. Proprio in questo frangente (difficile anche per lui se pensiamo all'ambientamento, alla tensione e così via) si è palesata la grande classe di Dirceu. Il brasiliano non ha perso tempo in chiacchiere e non ha preteso, soprattutto, il ruolo di leader: è stato lui a entrare in sintonia con la squadra e ad adattarsi alle sue caratteristiche, non viceversa. Una lezione di umiltà che ha stupito per primo, crediamo, proprio Bagnoli. E vediamo come si muove sul campo la scacchiera del Verona. Davanti a Garella, ci sono Spinosi (che colpo!) e Oddi in veste di marcatori. Il romano agisce sulla prima punta mentre il terzino sgomita dietro la cosiddetta «spalla»: Sul fluidificante gioca invece Marangon, cui fa da contraltare Fanna dalla parte opposta del campo: due stantuffi importanti, capaci di muoversi con perfetti sincronismi e capaci quindi di creare sempre e comunque l'elemento sorpresa. Tra i centrocampisti, Volpati è quello più arretrato: contrasta e rilancia ma soprattutto si inserisce con notevole tempismo nelle azioni d'attacco sfruttando la propria velocità e forza fisica. Ai lati giocano invece Sacchetti e Di Gennaro, punti di riferimento costanti per gli scambi con Dirceu, libero da marcature e libero quindi di inventare il gioco (ma in spazi ridotti, per non creare scompensi...) e di cercare la soluzione da lontano. Penzo, bomber giunto quest'anno alla piena maturità dopo una carriera consumata in serie B, è la punta più avanzata. Per lui parlano i risultati: quattro gol decisivi e un ruolo del tutto inedito di capocannoniere, sia pure in condominio. II meccanismo del Verona è semplice, come vedete, e in certi momenti della partita persino elementare. Ma è proprio questa, probabilmente, la forza della squadra di Bagnoli: più si bada all'essenza del gioco, meno errori si compiono. E in panchina, pronti al debutto dopo due gravi infortuni, ci sono elementi come Zmuda e Guidetti, scusate se è poco. Trovate una ragione, una soltanto, per la quale alla truppa di Bagnoli (tifosi compresi) dovrebbe essere precluso il diritto a sognare...