Verona–Juventus del 19 giugno 1983, finale di Coppa Italia, è una partita dai grandi contenuti, non solo sportivi.
L'Hellas si congeda dal proprio pubblico dopo una stagione che l'ha vista protagonista in campionato e in Coppa.
Ma, soprattutto, si congeda dal Bentegodi uno dei principali artefici del miracolo gialloblu: Josè Guimares Dirceu.
La partenza di Dirceu (inizialmente si parla di un ritorno in Brasile, poi si accaserà al Napoli) circolava già da tempo ma proprio nei giorni precedenti la finale si dà ormai per certa.
Sarà anche la partita di addio per Penzo (che l'anno dopo vestirà proprio la maglia bianconera) e per Oddi, terzino coriaceo e forse sottovalutato, che in estate passerà alla Roma,
ma a quei tempi il calciomercato si faceva a stagione finita e, quindi, le due cessioni saranno ufficializzate solo più avanti.
La serata è calda, lo stadio completamente esaurito e nel pre-partita sono davvero molti gli stendardi juventini che si agitano nel cielo del Bentegodi.
Alla fine però sarà un'apoteosi gialloblu.
Il Verona inizia alla grande: da tempo ormai la squadra di Bagnoli non ha più timori reverenziali, ma di fronte c'è una Juventus a trazione anteriore, che schiera in attacco Paolo Rossi,
Boniek e, per l'occasione, anche Galderisi, al quale le Brigate Gialloblu, (lungi dall'immaginare che solo qualche mese dopo sarebbe diventato un loro beniamino) non gli risparmiano il vecchio
classico: «Lo sai che i papaveri...» a completare il formidabile attacco bianconero Platini, fresco capocannoniere del campionato.
Il Verona, dicevamo, gioca con il piglio della grande squadra ma non riesce a concretizzare la superiorità di gioco. La posta in palio è alta: l'incontro è combattuto ma non spettacolare.
Nonostante gli sforzi evidenti e la supremazia territoriale l'Hellas non punge. La svolta dell'incontro arriva sul finire del primo tempo: Galderisi, forse innervosito dai cori della curva,
si fa espellere e Penzo, al 44', segna il suo ultimo gol in maglia gialloblu.
Il secondo tempo è tutto in discesa per il Verona che al 51' raddoppia con Volpati (ancora lui!) e sul finire dell'incontro si vede annullare un gol di Di Gennaro che ai più era sembrato regolarissimo.
L'incontro finisce con l'invasione di campo dei tifosi gialloblu, in un clima di tripudio generale.
I tifosi bianconeri, come già era successo in campionato, hanno già da tempo «ammainato» bandiere e striscioni.
Il Verona chiude davanti al suo pubblico con una vittoria roboante, prestigiosa, che può valere la Coppa Italia.
Difficile dire cosa succederà 3 giorni dopo a Torino, nella partita di ritorno.
Forse il Verona si sente già la Coppa in tasca, o forse la banda di Bagnoli dopo una stagione in cui è sempre stata in grado di risollevarsi nei momenti difficili,
stavolta ha davvero finito la birra. O forse, semplicemente, alla base della debacle, c'è solo il potenziale di una Juventus che proprio non ci stà a chiudere al secondo posto anche la Coppa Italia.
Tant'è che l'Hellas, pur lottando con il coltello fra i denti, cade proprio nel momento decisivo, vanificando il vantaggio non indifferente di 2 gol di scarto.
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La partita comincia male: all'8' la Juve è già in vantaggio con Rossi. I bianconeri spingono e sembrano avere una marcia in più del Verona che però resiste e, quando può, tenta anche la via del gol.
Il primo tempo si chiude con la squadra di casa in vantaggio per 1-0. Nella ripresa il copione non cambia: è sempre la Juve a fare la partita ma di minuto in minuto il Verona si avvicina
sempre di più ad un risultato storico. Mancano dieci minuti alla fine. La Coppa Italia è lì, su un tavolino ai lati del campo.
I tifosi gialloblu la immaginano già stretta tra le mani di Fanna, di Dirceu e di tutti gli altri. Immaginano già la festa in piazza Brà e quella con cui accoglieranno Bagnoli e i suoi ragazzi
al ritorno da Torino. Dieci minuti e poi il Verona entrerà nella storia. C'è anche la consapevolezza di meritarsi quella coppa, perché in definitiva, assieme alla Roma di Liedholm,
la squadra gialloblu è quella che più di tutte, in Italia, ha segnato con il suo gioco la stagione 1982-'83.
A dieci minuti dalla fine l'Hellas ha la Coppa ben salda in mano.
Un minuto dopo cambia tutto. All'81' Platini fa breccia nella retroguardia gialloblu e segna il gol che apre la via dei supplementari.
Il Verona subisce il colpo e la Juve si butta ancora di più a testa bassa. Difficile arrivare al 90', figurarsi poi nella mezz'ora dei supplementari.
E invece il grande cuore dell'Hellas tiene duro, togliendo il respiro ai tanti tifosi che, trepidanti, sperano che l'undici gialloblu riacciuffi il risultato come era già accaduto con il Milan
ed il Torino. Se poi si arriva ai rigori, beh, è una lotteria e c'è il 50% di possibilità. Ma ai rigori non si arriva perché ancora Platini, al '119, pochi istanti prima del triplice fischio definitivo,
fissa il risultato sul 3-0 regalando alla sua squadra la settima Coppa Italia.
Al Verona resta l'onore delle armi e la sensazione di aver subito una beffa atroce. L'epilogo di una stagione memorabile ha il sapore dell'amarezza, ma non scalfisce minimamente la portata
delle gesta della squadra gialloblu.
La stagione 1982-'83 si chiude definitivamente e il destino del Verona preoccupa già i tifosi:
la squadra sarà rinforzata? Si confermerà protagonista o la stagione appena conclusa ha celebrato solo un fuoco di paglia? E in Coppa Uefa, ci faremo rispettare?
Il futuro è dietro l'angolo e, come sappiamo bene, supererà ogni aspettativa. Ma questa è un'altra storia.
Davide