dal nostro inviato DavideHS
Eccoci alle prese con la classica trasferta rilassante: quella in cui il risultato passa in secondo piano, perchè se vinci, bene, se perdi... ci può stare. Alla volta di Sassuolo partiamo in cinque, il team di Hellastory è rappresentato dal sottoscritto, da Andrea e da Francesco, aggregati gli amici Eugenio e un altro Francesco, amico dell'omonimo del team, segno che dalle parti dell'est veronese il culto dell'autore del «Cantico delle Creature» (citazione doverosa per non sentirmi meno colto di Massimo) è ben radicato. Sotto un sole luminoso e cocente partiamo da Engazzà di Salizzole, amena località nei pressi di Nogara, verso le 15 del pomeriggio. Facciamo 2 auto e con l'aria condizionata a manetta, attraverso strade di campagna, arriviamo velocemente a Bagnolo San Vito dove prenderemo l'autostrada in direzione Modena. Tutto abbastanza bene, traffico regolare, umore alto e predisposizione alla battuta, almeno finchè, a pochi chilometri dal casello di Campogalliano, mi rendo conto di aver perso il biglietto dell'autostrada. Guida Andrea, perchè io ultimamente con le auto ho avuto poca fortuna: una è dal carrozziere l'altra in concessionaria, e la sostitutiva non mi dà sufficienti garanzie per viaggi impegnativi. Non essendo abituato a fare il passeggero, voglio rendermi utile come navigatore e come depositario del biglietto. Ad un certo punto, però, il maledetto pezzetto di carta non si trova più. Andrea ed Eugenio ridono mentre io cado in panico: siccome ho detto che avrei pagato io l'autostrada, arrivare a Modena senza biglietto significa dover pagare la tratta dal Brennero! Dopo vari esercizi di yoga per infilarmi in ogni pertugio dell'abitacolo, ritrovo il biglietto a fianco del sedile, in una posizione che mi costa le pellicine delle unghie per il recupero. Ma sono felice! Usciti dall'autostrada, prima di trovare un cartello con la scritta Sassuolo facciamo almeno 3 rotonde e per esorcizzare la paura di aver sbagliato uscita, snocciolo pari pari i sequeri del miglior Mosconi e come d'incanto, finalmente, appare la freccia con la direzione per Sassuolo. Arriviamo in fretta e troviamo subito il parcheggio ospiti, siamo tra i primi, ci sono ancora poche auto, ma c'è un vigile molto disponibile che ci indica la direzione per lo stadio, spiegandoci che ci sono circa 500 metri. Dopo qualche decina di metri nasce subito una discussione tra di noi in merito alla diversa percezione che le persone hanno delle distanze. Quel vigile probabilmente deve aver studiato al Mit di Boston e calcola le distanze in miglia e sottomultipli, non certo in metri. In realtà, ci aveva indicato la direzione più lunga. Ci mettiamo venti minuti buoni a trovare il Maracanà di Sassuolo e al primo bar, quando chiediamo una birretta con la faccia di uno che dopo un mese nel Sahara trova un oasi, ci dicono che è vietata la vendita di alcolici in occasione della partita. Cominciamo male. Entriamo allo stadio appena aprono la tribuna. Ci sistemiamo sotto il baracchino che qualcuno azzarda a definire tribuna stampa. Le dimensioni degli spalti rimandano agli infuocati derby tra Legnago e Cerea, o tra Nogara e Scaligera, insomma roba che solo qualche anno fa, per vedere l'Hellas in certi stadi, bisognava andare al giovedì nell'amichevole con le squadre della provincia. Nel suo piccolo, comunque, il Ricci di Sassuolo è uno stadio che una sua dignità, così come i tifosi, quasi tutti in età da pensione, che si siedono nel nostro settore. La differenza tra i seggiolini dove ci sistemiamo noi, e quelli dei «vip», è un semplice foglio di carta con scritto: «riservato Hellas Verona». Mentre piano piano sulla tribuna di fronte alla nostra cominciano ad affluire i nostri colleghi che hanno acquistato il biglietto del settore ospite, mi viene in mente che, quando ero piccolo, non riuscivo a capire perchè ci fossero squadre con le maglie a strisce nere e bianche, nere e azzurre, nere e rosse, ma non nere e verdi! Ricordo che con un certo piacere, dopo aver appreso da un almanacco che il Chieti aveva le divise a strisce verticali nere e verdi, riuscii a trovare la foto di tale squadra da incollare all'album di figurine di una stagione imprecisata dei tardi anni '70. Ecco, adesso avevo trovato un'altra squadra con la stessa maglia. Il fatto di essere a due passi dalla tribuna «vip», oltre all'ombra e al privilegio di essere quasi spalla a spalla con alcuni giocatori dell'Hellas, ci ha riservato la vista di tante notevoli esponenti del sesso femminile, che sembrano proprio non mancare mai quando ci sono dei giocatori in zona. Il buon Rantier, addirittura, era accompagnato da due donzelle, una bionda e una mora! Che ci sia un nesso con la pubalgia che lo affligge così spesso? Fa specie che, all'entrata delle squadre in campo per il riscaldamento, Remondina venga sonoramente applaudito dai suoi ex tifosi, sembra addirittura frastornato, sicuramente non era più abituato agli applausi.
Della partita non c'è sinceramente molto da dire. Chi mi conosce sa che alleno una squadra amatoriale e che spesso, durante le gare, quando ci sono situazioni rischiose, mi scappa l'ormai celeberrimo «ecco, questa l'è bruta!», e quasi sempre finisce che prendiamo gol! I maligni dicono che porto sfiga, invece, semplicemente, forse un pochino di calcio ne capisco e riesco a prevedere certi episodi che finiscono male. Così, quando Rafael ha cannato il rinvio regalando palla agli avversari e la nostra difesa ha evitato il peggio stendendo al limite un avversario lanciato a rete, ho capito subito che avrebbe tirato Salvetti e che se prendeva la porta era gol. «L'è bruta e tira Salvetti, te vedarè!» ho sentenziato pochi istanti prima che il pallone, deviato da una barriera un po' incerta, finisse dentro. Partire da 0-1 contro la squadra favorita del match è un handicap notevole. Eppure il Verona ha reagito bene, e per buona parte del primo tempo ha tenuto il pallino del gioco, impegnando la difesa di casa. Il Sassuolo, da parte sua, ha mostrato un'organizzazione di gioco e un tasso tecnico decisamente superiori: giocatori come Zampagna, Salvetti e Minelli, tanto per citarne 3 dei più noti, hanno piedi da serie A e si vede. Nella seconda parte del primo tempo il Verona rifiata e lascia giocare i padroni di casa che vanno di nuovo in gol chiudendo la partita: azione discussa per un fallo dubbio a centrocampo, fraseggio sulla sinistra, cross sul secondo palo e gol, il tutto con Ceccarelli e Comazzi che si muovono in area alla moviola. Nel secondo tempo cala il ritmo, il Sassuolo amministra e spreca un paio di occasioni in contropiede, il Verona ha un colpo di coda nel finale quando coglie un palo con Pensalfini e impegna il portiere ospite sul primo palo con un tiro di Ciotola. Finisce 2-0, risultato un po' troppo pesante per il Verona che non meritava due gol di scarto, ma risultato che alla fine premia la squadra più forte. Del Verona mi sono piaciuti molto Esposito, Berrettoni e Selva (che si è visto chiaramente non viene soprannominato «la belva» solo per la rima con il cognome), Gomez si è mosso bene, ma è stato sostituito per infortunio da un Ciotola che evidentemente non è ancora al meglio (tirava via la gamba sistematicamente), Pensalfini ha fatto un discreto primo tempo, nella ripresa però ha accusato un calo verticale, fisico e mentale, così così anche Russo, buono in interdizione, un po' meno in impostazione, tutto sommato, comunque, da centrocampo in su il Verona si è mosso bene contro un avversario di categoria superiore. Le note dolenti vengono da dietro, soprattutto dai centrali, per l'occasione Ceccarelli e Comazzi, lenti e prevedibili. Va detto che nella ripresa Comazzi un po' si è riscattato alzando il baricentro e giocando d'anticipo fuori area, con buoni risultati, Ceccarelli invece non ha mai tenuto il passo degli attaccanti avversari. Bene Pugliese, costretto comunque a stare sempre piuttosto indietro, da rivedere Cangi, sicuramente meglio Campagna che lo ha rilevato nei minuti finali. Rafael ha sbucciato il rinvio da cui è nato il primo gol, e forse ha anche qualche responsabilità sulla sistemazione della barriera, ma nel complesso ha fatto una buona prestazione, con una paratissima ravvicinata nella ripresa, e persino qualche uscita azzeccata in area. Insomma, il Verona non mi è dispiaciuto, e considerando che per larghi tratti della gara ha tenuto testa ad un avversario di tutto rispetto, non dovrebbe trovare molti ostacoli con squadre di caratura media da Lega Pro, quindi, a prescindere dal risultato, il test secondo me è stato tutto sommato positivo.
Lasciamo Sassuolo insieme ad un lungo serpentone di auto ricche di sciarpe e drappi gialloblu: una vera invasione per la cittadina modenese. Il clima è quello della partenza: se si vinceva bene, abbiamo perso e fa lo stesso. Un'oretta abbondante di strada poi ci sistemiamo con le gambe sotto il tavolo della trattoria: risotto con tastasal, grigliatina con patatine, vino rosso e dopo un po' della partita non si parla proprio più, lo sguardo va oltre, verso il Bentegodi che domenica, contro il Foggia, saluterà un Hellas che, finalmente, parte davvero da favorita.