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HELLAS VERONA / Le Ultimissime

RITORNI DI FIAMMA E MINESTRE RISCALDATE


RITORNI DI FIAMMA E MINESTRE RISCALDATE

Può capitare, in generale durante il corso della vita, che due strade che si sono separate, ad un certo punto tornino ad incontrarsi. Si parla in questi casi di "ritorni di fiamma" o di "minestre riscaldate" , dipende da come poi evolverà il rapporto e a quel punto, solo a posteriori, si saprà quale terminologia adottare come più congeniale descrizione. La saggezza popolare tuttavia consiglia sempre di evitare a prescindere le minestre riscaldate perché riservano quasi sempre sorprese poco gustose.

Noi, che non siamo qui per dare lezioni d'amore ai cuori agitati dei nostri lettori ma parliamo solo dell'Hellas Verona, siamo stati imbeccati da un nostro assiduo amico-utente ad approfondire la questione dei giocatori gialloblù che ritornano all'ovile dopo un periodo più o meno lungo di militanza in altre società. Il tutto nasce dal recente acquisto di Leandro Greco, centrocampista che ritroviamo in gialloblù dopo 7 stagioni durante le quali lui è diventato un giocatore maturo e noi, Hellas Verona, abbiamo sofferto le pene dell'inferno, del purgatorio per poi arrivare in paradiso.

Spulciando il nostro almanacco abbiamo scoperto che in totale i giocatori "andati e tornati" sono poco più di un centinaio su un totale di 1061. Vale a dire che statisticamente ogni 10 giocatori che cediamo poi 1 stiamo sicuri che tornerà indietro.

Per il periodo anteguerra non possiamo avere un dato certo anche consultando l'almanacco perché, a parte il periodo difficile durante il conflitto in cui si erano più o meno sciolte le squadre, negli anni pionieristici del calcio italiano, e soprattutto in società piccole come la nostra, i giocatori andavano e venivano in maniera più libera rispetto ad adesso e poteva anche capitare che un giocatore rimanesse fermo per un periodo per poi ricomparire in rosa.

RITORNI DI FIAMMA E MINESTRE RISCALDATE

Qualche caso "famoso" comunque possiamo citarlo. Si tratta prevalentemente di giocatori nati a Verona o provincia, cresciuti nel nostro vivaio, ceduti a squadre di categoria superiore e poi rientrati verso fine carriera. Tra questi, quello che è rimasto più tempo lontano da casa è Giovanni Chiecchi, Chiecchi III per gli almanacchi, 11 stagioni in totale di "esilio" in due tranche: lascia il Verona in Prima Divisione da ragazzino negli anni '20 e lo ritrova da giocatore ultra trentenne in serie B dopo aver giocato per tutto il resto della carriera in squadre di primissimo livello. Successivamente diventerà anche nostro allenatore. Altro giocatore con carriera simile è stato Pietro Andreoli, con 10 stagioni di assenza, passate tra Lucca e Bologna dove vinse anche due scudetti. Qualcuno di quei ragazzi trovò fortuna, come appunto Chiecchi III e Andreoli ma anche Antonio Bonesini, Guido Tavellin ed Egidio Micheloni che si fecero valere per un periodo in serie A prima di tornare, per altri invece non andò così bene, come uno dei top nelle presenze gialloblù Pio Gorretta (262 caps) che si assentò per una sola stagione su dieci totali per andare a provare la serie A, a Padova, dove fece un'unica presenza. Tanto gli bastò la lezione e tanto stava bene a Verona che poi non se ne andò più e continuò a giocare per ancora sei anni nel Verona, pur restando in B.

Nel dopoguerra le storie cambiano e abbiamo dati più precisi: sono 75 i giocatori col biglietto di andata e ritorno. Alcuni di questi, grazie ad una serie di prestiti, hanno timbrato più volte: il record dovrebbe spettare ad Andrea Cossu che tra prestiti in età giovanile e un ritorno vero e proprio nel 2006 ha fatto la spola per 5 volte in totale. AncheFrancesco Guidolin, tra i più famosi, non è messo male, almeno per il suo periodo: tre prestiti e tre rientri, l'ultimo solo proforma nel 1983, prima di essere ceduto definitivamente.

Tralasciamo per ovvi motivi l'elenco dei giovani mandati in prestito a maturare (come Ghirardello e Jorginho) e soffermiamoci sugli abbandoni dolorosi seguiti da un lieto ricongiungimento. Il primo pensiero va ad Emiliano Mascetti che ci abbandona per 2 stagioni a metà anni '70 per andare a Torino ma poi ritorna a Verona e riprende il suo posto tenendolo saldo fino a fine carriera. Lui sempre protagonista, in gialloblu come in granata. Un po' meno protagonista Sergio Maddè, che ci lascia per tre stagioni per seguire il suo mentore Cadè ma poi al Torino qualcosa va storto e pensa bene di ritornare a Verona dove ritrova subito la sua dimensione. Un po' più malinconico l'abbandono lampo di Sante Begali, valoroso e correttissimo capitano che dopo lunga militanza in B passa al Genoa proprio nell'anno in cui il Verona mette piede per la prima volta in serie A. Per lui una stagione incolore in Liguria e per il Verona una retrocessione amarissima in serie B. Al rientro Begali torna al suo posto, vogliamo credere con moltissimi rimpianti.

RITORNI DI FIAMMA E MINESTRE RISCALDATE

Ben diversi i rientri alla base di due scudettati, Piero Fanna e Nanu Galderisi. Entrambi ceduti al top della loro carriera per far cassa, entrambi di ritorno quando oramai erano sul viale del tramonto. Encomiabile in ogni caso il contributo di entrambi alla causa, soprattutto di Fanna che fu ancora protagonista per quattro stagioni nonostante le alterne vicende della squadra.

Giocatori che ritornano seguendo parabole discendenti, come Beniamino Vignola lasciato andare come enfant-prodige e mai più ritrovato quando l'abbiamo ricomprato a suon di miliardi l'anno dopo lo Scudetto, oppure Maurizio Iorio che da giovane, in prestito dalla Roma, ci aveva fatto sognare con i suoi gol e poi una volta ripreso nella banda allestita da Landri si mostrò irriconoscibile ed inesorabilmente sulla via del tramonto.

Clamorosa fu poi la storia di Franco Bergamaschi che da giovane giocatore di grande prospettiva contribuì a schiantare il Milan nel famoso 5-3 tanto che fu poi acquistato ad una cifra record dai rossoneri. Quello fu però l'apice della sua carriera e dopo sei anni al di sotto delle aspettative ritornò a Verona per giocare ancora un paio di stagioni tornando a buon livello.

Arrivati agli ultimi vent'anni di chi vale la pena di parlare?

Non certo degli incolori ritorni dei vari Ferrarese, Gonnella, Tiboni, Rantier, Pugliese...quasi potremmo dimenticarcene. Positivo invece è stato il rientro di Simon Laner che avevamo lasciato giovanissimo e abbiamo ritrovato ben nove stagioni dopo a darci una mano a riprendere la serie A.

Forse il caso più felice è quello di Fabrizio Cammarata che abbiamo conosciuto nel biennio 94-96 come giovane attaccante promettente e ritroviamo ancora, dopo 2 anni, come maturo e splendido finalizzatore per altre due stagioni memorabili con Prandelli.

L'altro caso felice ce l'abbiamo ancora in casa, Juanito Gomez, su cui nel primo periodo veronese praticamente nessuno avrebbe puntato un solo centesimo e che dopo una stagione e mezza a Gubbio abbiamo riaccolto come elemento importantissimo su cui ancora adesso poggia il Verona attuale.

Infine, l'ultimo in ordine di tempo è stato il ritorno di Panagiotis Tachtsidis, salutato con molto entusiasmo in estate dopo due stagioni di separazione ma che per il momento non ci sta dando i frutti sperati. Per essere corretti vorremmo però sospendere il giudizio, almeno per il momento.

E così con questo lungo excursus torniamo a noi, a Leandro Greco, solo per augurare a lui (e a noi) di essere una "fiamma" e non certo una "minestra" perché a quanto abbiamo visto di minestre ne abbiamo bevute fin troppe e alcune non erano nemmeno riscaldate ma direttamente fredde.

Valeriano

Hellastory, 09/01/2015

IL VERONA E' UN ASSET


Ogni passaggio di proprietà rappresenta per il tifoso la chiusura di un'epoca. Si perdono i riferimenti emotivi, si aprono nuove speranze, si teme sempre un po' anche per la competenza dei nuovi arrivati. Poi c'è il giudizio storico della (lunga) parentesi settiana definito dai suoi risultati sportivi, dalla permanenza in serie A, dallo spettacolo calcistico offerto (in termini di giocatori che lo hanno espresso e dei tecnici che lo hanno preparato), dall'immagine complessiva che ha ritratto il Verona sotto il suo comando. In tutto questo c'è soprattutto una stagione aperta e una salvezza da conquistare. Insomma, all'assalto del tifoso convergono tutta una marea di sensazioni nuove che eccitano ancora di più lo stato d'animo. Più una, alla quale non eravamo abituati: il passaggio da una proprietà individuale ad un fondo di investimento americano (private equity). Mettiamo subito in chiaro un punto: ogni passaggio di proprietà, a prescindere da quello che accadrà in seguito, è sempre un'ottima notizia. È sufficiente realizzare da una parte che il vecchio ha alzato bandiera bianca di fronte alla gestione del quotidiano, sempre più difficile da sostenere, e alla difficoltà di assicurare un futuro in linea con gli anni passati, soprattutto in un periodo economico caratterizzato dall'aumento dei costi e stressato dal Covid prima e dagli alti tassi di interesse poi. Dall'altra, il nuovo arriva con la certezza di fare bene portando con sé nuove risorse, entusiasmo e voglia di fare. Uscire al momento giusto poi aiuta tutti, tifosi compresi.

[continua]

Qual è stato il miglior gialloblu in campo in

Napoli-H.Verona?



Napoli    H.Verona


Belahyane R.

Bradaric D.

Coppola D.

Daniliuc F.

Dawidowicz P.

Duda O.

Faraoni M.

Kastanos G.

Lazovic D.

Livramento D.

Magnani G.

Montipò L.

Mosquera D.

Sarr A.

Suslov T.

Tengstedt C.


 


Riepilogo stagionale e classifica generale




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