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dal nostro inviato TheSnake
Ovvero «la nobiltà obbliga» sentenziano, con una frase proverbiale, gli antipaticissimi cugini francesi.
Trasponendo il tutto nel ben poco nobile campionato di terza serie, l'Hellas è indubbiamente la squadra nelle cui vene scorre sangue blu, e perciò obbligata dalla storia a dare sempre qualcosa in più delle altre «cortigiane» concorrenti.
Il fatto è che spesso i nobili sono poco abituati, per nascita e ceto, al sacrificio e all'umiltà che invece caratterizza i plebei; ed anche quelli del calcio non fanno eccezione, soprattutto quando si trovano ad incrociare le armi con il blasonato (anche se decaduto) potente.
Questo è ciò che molti hanno percepito ieri allo stadio Mercante di Bassano del Grappa dove il Verona ha sfidato la compagine locale in una partita importantissima in ottica play off.
Pur al cospetto di una rumorosissima e sempre fedele corte, il sovrano in maglia blu si è mosso, spesso anche con trame pregevoli, ma privilegiando sempre il fioretto rispetto allo spadone mulinato con impeto e forza dalle milizie locali.
Eppure da quando il principe (e te pareva) Giannini ha lasciato spazio al Mandorlini certi difetti di personalità sembravano essere in parte rientrati.
Solo in parte perché, come ammesso onestamente dallo stesso mister gialloblù, la poca personalità è senza dubbio insita nel dna di questa squadra che possiede forse solo un paio di giocatori (Maietta in positivo e Selva in negativo) capaci di vestire i panni del leader.
Il Verona è partito bene nei primi 10 minuti, facendo girare la palla e riuscendo a trovare spazio in special modo sulla fascia sinistra dove Hallfredsson e Anderson (in grande crescita) si sono sovrapposti molto bene.
Proprio da una di queste sovrapposizioni e conseguente cross è puntuale Martina Rini (sempre bravo ad inserirsi) a colpire di testa per l'1-0.
Tutto sembra mettersi bene insomma, anche se preoccupa un po' la scarsa vena dei nostri esterni offensivi che, data l'inferiorità numerica e di grinta del centrocampo, dovrebbero aiutare di più nelle 2 fasi (ed invece risultano pressoché nulli), con il solo generosissimo Ferrari che si sbatte per tutto il reparto.
Infatti, dopo un incrocio dei pali colpito sul solito calcio piazzato, arriva puntuale il goal dei locali con La Grotteria che, da corner, riesce ad infilare a fil di palo l'incolpevole Rafael.
Rete che ha dell'incredibile dato che il lungagnone giallorosso colpisce da una dozzina di metri, senza staccare i piedi da terra e senza che l'immobile Vergini accenni a qualsiforma di movimento.
Da quel momento si assisterà, sino alla fine del match, ad una sterile supremazia del Verona che continuerà a far girare palla con tocchi eleganti ma inutili, tenendosi ben lontano dai tacchetti roventi della linea Maginot (è la giornata del francese) ben eretta dagli uomini del Presidente Rosso.
Due sole le occasioni realmente degne di nota: una verticalizzazione dei locali nel primo tempo con Rafael abile a chiudere in uscita ed un colpo di testa di Vergini da ottima posizione che riesce solo a scaldare le mani al portiere con un pallone telefonato.
Risultato giusto alla fine, con un punto che può anche andare bene dato che ci fa agganciare per la prima volta la quota play off, ma che ci lascia con parecchi dubbi sul futuro.
Gà detto della poca personalità, suscita perplessità in primis la (purtroppo) ritrovata lentezza nella circolazione di palla che ci fa essere veramente troppo prevedibili nelle nostre trame.
I migliori sicuramente Anderson e Maietta; i peggiori Esposito (non vince un contrasto) e Berrettoni.
Discreti Abbate, Ferrari, Martina Rini e Hallfredsson; malino Vergini, Russo, Pichlmann e il poco concreto Mancini.
Che dire per finire? Io, nonostante la razionalità dica che serve un'impresa e che alla squadra mancano gli attributi per ambire alla serie B, rimango ottimista.
E' come dire una questione di «sensazioni»...
Hellastory, 28/03/2011