dal nostro inviato Canegrandis
Diceva Calvino che le città si fondano su un fuoco sacro che le fa nascere, le anima, ne conserva riti e tradizioni, ne custodisce memoria e identità, ne rinnova lo spirito vitale che le mantiene attive senza farle soltanto sopravvivere a se stesse. Ed è proprio in questi anni di fiele e di lacrime amare che la gente del Verona Hellas ha dato prova di saper alimentare e nutrire cocciutamente questo fuoco a dispetto della logica, del buonsenso e dello sguardo stupito e vuoto di chi non conosce passioni e non ha identità al di fuori di se stesso (forse) o di chi un'identità, di plastica, cerca di modellarsela addosso scopiazzando quella altrui, cercando una maschera che nasconda il vuoto.
Ma sono solo piante in balia del vento cariche di frutti ma senza radici, automi senza cuore pulsante, facciate di cartone davanti al deserto. Cavatelo dala testa “recie de goma”, un musso no'l sarà mai caval ne' tantomeno mastino.
Così la serata di lunedì 18 organizzata dall'Associazione Culturale Verona Hellas e da Telenuovo, ha avuto come tema i tifosi, gli appassionati dell'Hellas Verona; quelli che ogni domenica seguono la squadra su tutti i campi, quelli che lo possono fare solo qualche volta, quelli che sono troppo lontani e la vivono attraverso le parole delle radio o di internet e quei tanti che non ci sono più e che verranno ricordati con un monumento alla memoria che sarà inaugurato la mattina dell'8 maggio nei pressi dello stadio (in particolare l'incontro è stato dedicato al Campa, el butel col bandieron, che ci ha lasciati un anno fa).
Sono un cattivo cronista, non ho preso appunti e così non ricordo i nomi di tutte le persone che hanno animato la serata, evitando di farla scivolare nel sentimentalismo e tenendola lontana da toni retorici e autocelebrativi. Telenuovo riproporrà l'evento in diverse repliche e, a chi lo prende, consiglio di seguire con attenzione le interpretazioni di Nino Gazzini degli scritti dei butei sul «perché sono tifoso dell'Hellas», di non lasciarsi scappare il dirompente quarto d'ora del Bifido e nemmeno il poemetto futurista di uno dei fondatori delle Brigate Gialloblu, che può contribuire a riconsiderare (almeno in parte) il giudizio di molti (mio compreso) sul credo marinettiano: par imposibile ma anche i «bum bum»; gli “spam” e i “rataplan” se fatti ben risuonare possono diventare poesia.
Il lavoro di ricerca, di memoria, di conservazione, di riproposta della tradizione e dei valori umani legati alla squadra della città, svolto dall'Associazione Culturale Verona Hellas, si e ci arricchisce di anno in anno, facendoci sentire ancora più fieri di appartenere a questa tifoseria, a questa comunità goliardica, passionale, indomita e sempre pronta a rinascere più forte dalle ceneri delle battaglie perdute (prima o dopo la gà da girar). Ma a dispetto di gufi e avvoltoi non perderemo la guerra: Metivela via.
No Surrender, direbbe Aquilante.
Avanti i ragazzi dell'Hellas...