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HELLAS VERONA / Flashback

ANDIAMO IN SERIE B... MA NESSUNO CI CREDE


ANDIAMO IN SERIE B... MA NESSUNO CI CREDE

Storia di una trasferta particolare

Proponiamo con un un pizzico di scaramanzia il racconto dell'ultima sfida con il Genoa, datata 23 Aprile 2018, che sancì la retrocessione del Verona di Pecchia.

L'ultimo frame è un'inquadratura di Pecchia livido in viso che si alza dalla panchina e di Corrent vicino a lui che a testa bassa ed a passo pesante cerca di attraversare il campo nel più breve tempo possibile per raggiungere gli spogliatoi dall'altra parte del lato lungo del campo. Qualcuno in maglia gialla si sdraia sull'erba umida e scherma parzialmente un viso che fa capolino dietro la nostra panchina; un viso familiare con un sorriso magnifico a 36 denti che un po' stride con l'atmosfera parecchio dimessa dei nostri soliti protagonisti di un film già visto ...poi all'improvviso scatta il jingle ed il break pubblicitario dell'Opel Corsa riempie il video e ci stacca dalla triste realtà.
Una realtà ci vede irrimediabilmente in serie B.

Il mio racconto come nei film di cassetta parte dall'ultima immagine di MySky e poi con un esercizio che in gergo viene chiamato «flashforward» riparto dall'origine della storia. Siamo ai primi di Aprile e l'Hellas con la risicata vittoria col Cagliari sembra pronto a giocarsi tutte le sue carte per non retrocedere. Pecchia supera anche stavolta la sfida che poteva costargli la panchina ed ora con il rientro di Cerci ed un calendario non proibitivo ci sono tutte le possibilità per dire la nostra; in fondo le nostre avversarie dirette Spal e Crotone sono li a due punti ed il Benevento, ormai distanziato ben 12 punti, è già la prima retrocessa.

Forse l'ho già detto: non sono un tifoso da trasferta; in più di quarant'anni di fede Hellas sono stato al seguito della squadra soltanto una decina di volte tutte nel secolo scorso. Sarò criticato da molti di voi ma per me Sky, che mi permette di vedere la squadra del cuore ogni quindici giorni, è un alleato prezioso. E negli ultimi tempi lo è ancor di più dato che un suo concorso mi ha regalato due biglietti omaggio per la partita Genoa-Hellas in programma nel 'monday night' del 23 aprile. Ne parlo entusiasta con mio figlio il quale sprizza gioia da tutti i pori: finalmente potrà vedere una partita di A in trasferta come gli avevo promesso da tanti anni e pazienza se non sarà uno degli stadi più moderni (tipo Torino o Udine); Marassi è comunque un luogo simbolo del calcio italiano. L'eccitazione per ciò che ci aspetta è però di breve durata. Passa solo qualche giorno ed il nostro Hellas crolla a picco; a Bologna ed in casa col Sassuolo incassiamo due sconfitte senza appello che spalancano il baratro della B sotto i nostri piedi. Con la delusione negli occhi tornando dal Bentegodi dopo il Sassuolo mio figlio mi dice amaramente: «Cosa andiamo a fare a Genova lunedì sera; siamo ormai in B, vedremo un'altra prestazione squallida, ci facciamo centinaia di km per tornare in piena notte ed io il giorno dopo devo andare a scuola». Non posso fare altro che concordare e dare un calcio a questa ipotesi di trasferta.

Nei giorni successivi però il tarlo rode; mio figlio è ormai grande e chissà se avrò ancora la possibilità di vedere l'Hellas in A lontano da casa. Magari i gialloblu ci sorprendono con una vittoria (tipo quella di Firenze poche settimane prima) e tornano in gioco; tutto sommato il Genoa non ha più nulla da chiedere al campionato. Alla vigilia gliela ributto li: «Cosa dici se andiamo lo stesso?» La sua risposta mi lascia sorpreso e come qualche volta capita anche un genitore impara dalla saggezza del proprio figlio; «Si papà va bene. Però promettimi una cosa; se andrà male, come immaginiamo, non voglio vedere musi lunghi ne sentire silenzi imbarazzanti nel viaggio di ritorno. Deve essere comunque una festa. Un regalo che ci facciamo noi due e che non dovrà essere rovinato dal risultato della partita . Qualunque esso sia».

Partenza quindi alle 16.30 in auto per Genova e divieto assoluto di parlare della partita; il veto comincia ad incrinarsi quando all'autogrill vediamo cinque ragazzi con maglie gialloblu alle prese con vettovaglie nel baule; «Immagino dove state andando» butto lì sorridendo e uno di loro con una birra in mano mi risponde «è da tanto che volevamo visitare l'acquario di Genova...» e senza aggiungere altro proseguiamo il nostro avvicinamento. All'altezza di Tortona una coda imprevista fa ci fa sballare il piano di andare a mangiare una focaccia ; un ritardo di 45 minuti fa crescere la tensione e ci fa entrare in clima partita parlando di formazione e di atteggiamento che Pecchia dovrà impostare nella gara. «Basta che non segni Bessa» dico io e questa frase purtroppo mi rimbomberà nella testa per tutta la sera...

Arriviamo a Genova e manca mezzora al fischio d'inizio; la città è un budello e parcheggiare la macchina è un impresa. Ci riesco in un tornante nella zona collinare della città e mi precipito allo stadio attraversando vicoli e passando davanti a bar dove abbondano le magliette rossoblu. «Troverete un clima ostile» mi aveva anticipato un amico ed infatti una volta entrati nel ventre dello stadio rimasto agli anni cinquanta cominciamo a sentire i soliti cori offensivi contro Verona e i veronesi. Ci affacciamo al campo dalla tribuna ripidissima e l'immagine è straordinaria; una luce vivida ed un rimbombo assordante di tamburi fanno da cornice al prato verde incredibilmente vicino a noi mentre nella curva dei locali campeggia uno striscione con un messaggio inequivocabile: «aBBattiamoli». Aveva ragione il mio amico; tutto lo stadio, famiglie comprese sono «allergici» ai colori gialloblu. Neanche il tempo di sedersi vicino ad una scuola calcio campana (i cui ragazzini sono tra i più vivaci nei cori contro l'Hellas) ed i giocatori scendono in campo; proprio sotto di noi ci sono le panchine e quasi riusciamo a leggere il labiale di Romulo che va a salutare ed abbracciare Bessa seduto in panchina.

La partita inizia e la prima occasione è per Matos che incredibilmente cicca un pallone a porta vuota; dopo tanto tempo che non vediamo l'Hellas creare occasioni vuoi vedere che stasera ci sorprende? E invece no. I minuti iniziali di ogni partita ci castigano puntualmente stavolta per merito di Medeiros che al 7° fa esplodere lo stadio. Sembra l'inizio della solita figuraccia ma poi ci riorganizziamo tanto che in chiusura di tempo con Romulo ci avviciniamo al pareggio. Andiamo al riposo sotto di un gol però una volta tanto non sono preoccupato; non faccio calcoli per la classifica e non mi rodo nel pensare quali cambi può fare l'allenatore per ribaltare il risultato; sto vivendo con mio figlio un'esperienza bellissima e c'è ancora speranza per il secondo tempo...

La ripresa vede i locali al piccolo trotto mentre la nostra squadra cresce e già sugli spalti i loro tifosi mugugnano e premono affinché venga messo al sicuro il risultato; noi intanto ci siamo spostati verso lo spicchio di stadio gialloblu ove regna l'ironia tra il centinaio di tifosi alle prese con il coro «Andiamo in serie B ma ...nessuno ci crede..» Su un'incursione di Cerci ci viene fischiato un rigore che Romulo realizza facendo impazzire il nostro settore ed infiammare lo stadio. I genoani sembrano increduli e se la prendono con i loro giocatori mentre mio figlio comincia a credere nella vittoria; anch'io ci faccio un piccolo pensiero, manca mezzora dalla fine quando vedo dalla panchina alzarsi Bessa pronto ad entrare in campo. Il resto della storia la conoscete. Bessa sarà il nostro giustiziere e prima della fine subiremo anche l'umiliazione dell'eurogol di Pandev che vedrò dalle scale dello stadio mentre sto uscendo per anticipare la ressa dell'uscita. Siamo già nel piazzale dello stadio quando mio figlio mi dice: «torniamo dentro quello è l'ingresso vip». Ci proviamo e calpestando un tappeto rosso tra vasi di fiori ci troviamo giusti dietro la panchina di Pecchia. In quel momento l'arbitro fischia la fine e battendo con la mano sul plexiglas facciamo girare Mazzola che sconsolato si allontana. Si gira Calvano e dietro nostra richiesta si toglie la maglia e la tira verso di noi. Purtroppo ci scavalca e finisce nelle mani di un gruppo di genoani che la fanno loro. Uno legge il nome sulle spalle e chiede al suo amico: «e chi è??» Preferiamo rinunciare a reclamare la maglia , peccato, un tale souvenir avrebbe reso la serata indimenticabile. Lo steward ora ci fa allontanare mentre lo stadio si svuota, torniamo sul piazzale dove l'aria salmastra e umida ci riporta alla necessità di tornare più velocemente possibile a casa. Salendo in solitudine le stradine per tornare alla macchina si parla di tutt'altro come promesso; di scuola, di vacanze da organizzare, di musica e la stessa felicità leggera si ripete all'interno dell'automobile fino al nostro arrivo a casa in piena notte. Poi, prima di andare a letto, una frase ed un ringraziamento da parte di mio figlio a chiusura della piccola toccata e fuga vissuta assieme: «Grazie papà è stato fantastico ed emozionante, ma purtroppo da stasera siamo in B!».

Arturo

Hellastory, 11/01/2020
Serie A 2017/18 | 34a giornata | 23/4/2018
GENOA CFC
GENOA CFC
3
  HELLAS VERONA FC
HELLAS VERONA FC
1
7' Medeiros, 78' D.Bessa, 92' Pandev marcatori 64' (rig.) S.Rômulo
Perin; Biraschi, Rossettini, Zukanovic; D.Lazovic, Cofie (65' D.Bessa), Bertolacci, Hiljemark, Laxalt; Medeiros (81' Pandev), Lapadula (86' Rossi).   D.Nicolas Andrade; E.Bearzotti (79' S.Lee), A.Caracciolo, S.Rômulo, S.Souprayen (58' D.Verde), J.Vukovic; A.Danzi, M.Valoti; A.Cerci, M.Fares, R.Matos (63' B.Petkovic)
Ballardini ALL F.Pecchia
Cofie, Hiljemark ammoniti A.Cerci, A.Danzi, M.Valoti

Arbitro
C.Gavillucci (Latina - LT)

Recupero
1' e 4'


IL VERONA E' UN ASSET


Ogni passaggio di proprietà rappresenta per il tifoso la chiusura di un'epoca. Si perdono i riferimenti emotivi, si aprono nuove speranze, si teme sempre un po' anche per la competenza dei nuovi arrivati. Poi c'è il giudizio storico della (lunga) parentesi settiana definito dai suoi risultati sportivi, dalla permanenza in serie A, dallo spettacolo calcistico offerto (in termini di giocatori che lo hanno espresso e dei tecnici che lo hanno preparato), dall'immagine complessiva che ha ritratto il Verona sotto il suo comando. In tutto questo c'è soprattutto una stagione aperta e una salvezza da conquistare. Insomma, all'assalto del tifoso convergono tutta una marea di sensazioni nuove che eccitano ancora di più lo stato d'animo. Più una, alla quale non eravamo abituati: il passaggio da una proprietà individuale ad un fondo di investimento americano (private equity). Mettiamo subito in chiaro un punto: ogni passaggio di proprietà, a prescindere da quello che accadrà in seguito, è sempre un'ottima notizia. È sufficiente realizzare da una parte che il vecchio ha alzato bandiera bianca di fronte alla gestione del quotidiano, sempre più difficile da sostenere, e alla difficoltà di assicurare un futuro in linea con gli anni passati, soprattutto in un periodo economico caratterizzato dall'aumento dei costi e stressato dal Covid prima e dagli alti tassi di interesse poi. Dall'altra, il nuovo arriva con la certezza di fare bene portando con sé nuove risorse, entusiasmo e voglia di fare. Uscire al momento giusto poi aiuta tutti, tifosi compresi.

[continua]

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