Il trionfale campionato 82-83, quello che ha segnato il ritorno in A del Verona si conclude con la conquista del 4° posto assoluto in classifica. La «sorpresa» del campionato ha snocciolato prestazioni meravigliose, stabilendo il record stagionale di imbattibilità (17 partite): agli squadroni che scendono al Bentegodi tremano le vene ai polsi pensando alle verticalizzazioni di Fanna, alle proiezioni di Tricella, ai lanci di Dirceu, alla concretezza di Penzo, alla longevità di Volpati, pure la Roma di Falcao e Liedholm, che vincerà il campionato, viene fermata al Bentegodi e all'Olimpico vince solo grazie ad un rigore «dubbio» assegnato allo scadere dal mediocre arbitro Pieri di Genova, padre di quel mediocre Pieri che pure sta facendo disastri.
Quel prestigioso piazzamento offre al Verona la possibilità di partecipare per la prima volta nella sua storia alla Coppa Uefa, in quegli anni trofeo prestigioso in quanto vi partecipavano le migliori squadre dei singoli campionati, visto che solo chi vinceva il campionato poteva partecipare alla Coppa dei Campioni.
La partita di andata si gioca in un Bentegodi gremito il 14 settembre.
Mi limito a dire che vinciamo meritatamente 1-0 grazie ad un rigore che Galderisi si procura e che Fanna trasforma; non corriamo particolari pericoli e pure Bagnoli è soddisfatto dell'1-0.
STELLA ROSSA-VERONA HELLAS, Belgrado 28 settembre
La partita di ritorno è mercoledì 28 settembre, la partenza per la capitale jugoslava è fissata per la serata del martedì, io torno dalla vacanze all'Isola d'Elba nel pomeriggio e «fresco come una rosa» mi unisco agli altri 5 amici; verso le 18 – a 24 ore dalla partita – si parte. La partenza è a dir poco trionfale, bandiere ai finestrini, gli amici del bar sono pieni di incoraggiamenti, viene lanciato più volte il vecchio coro «Alè Verona, Alè Verona, alè alè alè»; il tragitto fino all'autostrada è tra mille feste, la gente della città ci applaude come fossimo noi i giocatori; chissà cosa succederà quando più tardi partiranno i pullman!
I tifosi gialloblù che andranno a Belgrado sono un po' meno di un migliaio, oltre ai pullman delle Brigate e di qualche Calcio Club organizzato autonomamente ci sono un paio di aerei speciali di un'agenzia viaggi cittadina, oltre a tutti quelli (come noi) che ci arriveranno in modo autonomo.
Appena partiti scopro che non sono stati presi i biglietti per la partita, però dalla società hanno informato che si possono trovare sul posto. Bah... io un po' mi inquieto, ma forte della rilassatezza vacanziera faccio spallucce e penso che in qualche maniera riusciremo ad entrare.
Ci aspetta un viaggio di circa 900 km, in autostrada per circa un terzo, poi chissà!
Il viaggio serale procede assolutamente senza imprevisti e con qualche sosta per rifocillarci, attraversiamo il confine verso le dieci di sera a Gorizia-Nova Gorica, il controllo di frontiera non è particolarmente fastidioso, tiriamo un bel sospiro di sollievo per la mancata perquisizione personale e al grido «e adesso basta birra: PIVO!!!!!» si inizia il tragitto in terra balcanica; fino a Lubiana sono circa 100 km, c'è autostrada o una cosa che ci somiglia, rispettiamo i limiti di velocità perché non è il caso di rischiare complicazioni, verso mezzanotte ci si immette sulla statale per Zagabria e lì la cosa diventa più dura, niente luci sulla strada se non nei rarissimi centri abitati; capiamo che ci aspettano 150 km piuttosto complicati; peraltro, nonostante una certa stanchezza l'atmosfera in macchina è la migliore che ci possa essere, buona musica, generi di conforto di prima qualità, buon umore, andiamo a vedere il battesimo in Europa del nostro Hellas......, insomma c'è eccitazione; però alle porte di Zagabria una fittissima nebbia ci obbliga a fermarci, oltretutto sulla strada succedono cose «turche»; sono circa le 3 e troviamo una specie di piazzola dove vediamo fermi anche alcuni camion. Ovviamente non si dorme ma almeno non c'è la tensione della strada; scendiamo dal furgone e nella nebbia ci prepariamo un bel caffè, moka e camping gas sempre pronti!!!
Quando albeggia, verso le 6, ci si mette in movimento quasi subito, a Belgrado mancano più di 400 km. Il traffico aumenta ma tutto sommato il viaggio continua ad essere piuttosto buono, senza complicazioni, quando la Milicija ci ferma; eccesso di velocità; non si riesce a discutere e non solo per colpa della lingua; la multa in dinari corrisponde a non più di 1.000 lire italiane, tutto sommato un'inezia; sta di fatto che da quel momento – nell'arco della giornata avremo più di un'occasione per rendercene conto – abbiamo la netta sensazione di iniziare ad essere seguiti. In tarda mattinata arriviamo a Belgrado, è una giornata di splendido sole, molto suggestiva la confluenza tra il Danubio e la Sava, la città sembra molto ordinata, ma il nostro pensiero è quello di andare allo stadio della Stella Rossa per vedere se ci sono biglietti. Lo stadio «Marakana» è abbastanza vicino a quello del Partizan, l'acerrima rivale cittadina, che ha vinto l'ultimo campionato ma che soprattutto ha battuto la Stella Rossa tre giorni fa in un infuocata stracittadina. E mentre al bigoncio prendiamo i biglietti veniamo avvicinati da alcuni giovani: «Vegnì da Verona, èra?!?!?! Quanta gente ghe sarà che ‘riva». «Boh... saremo 6/700, ma voialtri... ‘sa fasì qua?». «Beh noialtri sèmo in ferie, vegnemo dala Romania, via da qua ‘rivemo a Udine (ndr.: la domenica successiva si giocherà Udinese – Verona, 1-1, con il celebre doppio palo di Edinho con palla che passa dietro alla schiena di un allocchito Garella) par la partìa e da lì tiremo drito par Monaco al'Oktoberfest, così finimo le ferie in belessa». Un gran bel programma, non c'è che dire!!!
Comunque presi i biglietti di curva dove ci saranno i «ragazzi dalle sciarpe gialloblù», si va in centro, a spasso. Ci si ferma anche a mangiare qualcosa, il clima è magnifico, sole caldo, il centro città sembra non essere particolarmente coinvolto dalle vicende calcistiche anche se ogni tanto riceviamo qualche saluto un po' particolare; ma incontriamo anche altri veronesi, l'entusiasmo cresce e di pari passo cresce la tensione e la voglia che questa prima trasferta europea del Verona venga giocata. Verso le 14 si torna allo stadio, mancano quattro ore, ma un po' alla volta inizieranno ad arrivare «i nostri». Ci accampiamo quindi nei giardinetti lì vicino, col furgone in un parcheggio adiacente. Solo che quelli che iniziano ad arrivare sono i tifosi della Stella Rossa, ripetutamente veniamo assaliti, peraltro senza violenza, e ci vengono strappate sciarpe e bandiere, ma c'è sempre qualcuno che ce le riporta indietro; poi arriva un tipo dall'aria importante, che durante la mattinata abbiamo visto in centro, a dirci che è meglio spostare il furgone, e ci accompagna nientepopodimenoche nel parcheggio riservato della Stella Rossa. Ci dice anche che non ci garantiscono l'incolumità se restiamo fuori e che quindi ci portano subito dentro allo stadio; arriva così una squadra di poliziotti che ci scorta fin dentro passando tra due ali di giovani vocianti, quasi più con la Milicija che con noi, a dire la verità; qualcuno tenta di strapparci i simboli gialloblù e senza colpo ferire viene duramente malmenato dei poliziotti. Siamo finalmente nello stadio, e ci sistemano in quelle che potremmo definire parterre, di fronte alla tribuna centrale. E' ancora praticamente vuoto ma è uno spettacolo assoluto: l'ingresso da dove siamo entrati, al livello della strada, corrisponde con il gradino più in alto, lo stadio è praticamente scavato all'interno di questa specie di collinetta; è un anfiteatro immenso, con un solo ordine di posti e l'ampia pista che tiene le tribune piuttosto lontane dal campo.
Alle 15 noi sei siamo già dentro da un po' quando iniziano ad entrare i tifosi della curva nord, la più calda del tifo. In un quarto d'ora è gremita, gremitissima, e i cori si levano già assordanti; noi ci guardiamo un po' intimoriti, cerchiamo di cercare qualcuno che ci possa far andare dove ci saranno i nostri ma siamo praticamente (ma solo apparentemente) abbandonati. Intanto arrivano i «ragazzi dalle sciarpe gialloblù» e si sistemano nella curva opposta, tra ululati e sibili di ogni tipo ben replicati con la consueta fermezza; difficile poter dire esattamente quanti sono, qualche centinaio, sono ancora piuttosto larghi, espongono i nostri colori, iniziano a cantare, salutano i giocatori che nel frattempo si fanno vedere in campo a saggiare il terreno. Lo stadio si riempie ed arrivano altri tifosi gialloblù, circa duecento, per lo più gente di una certa età (detto da me, al giorno d'oggi, fa un certo effetto....), che si sistema proprio dove siamo noi, sono quelli venuti in aereo, ci sono esponenti dei calcio clubs ma anche altri tifosi, alcuni si conoscono, noi riproviamo a sentire le guide per farci accompagnare in curva ma fanno tutti finta di niente e ce la mettiamo via definitivamente, resteremo lì.
L'atmosfera si fa incandescente, un'ora prima dell'incontro le squadre sono in campo per il riscaldamento, i giocatori della Stella Rossa vengono chiamati uno a uno dai tifosi, dal centro del campo finoa sotto la loro curva dove salutano calorosamente, contemporaneamente si alza uno striscione gigante con la faccia di ogni giocatore (resteranno poi appesi per tutta la partita); è uno spettacolo vero, solo che si tratta dei nostri avversari e sembra proprio che renderanno il clima più che incandescente. Iniziamo a parlare dell'arbitro, il sig. Courtney, inglese, nome conosciuto anche se a lui non sono legati episodi particolari per farcelo ricordare, nel bene o nel male; certo è che iniziamo a pensare che l'ambiente potrà condizionarne l'operato; un arbitro inglese può andare bene perché è abituato al calore del pubblico, chissà però come potrebbe reagire al clima ostile. Non ci resta che aspettare ancora poco, ormai tutto è pronto, lo stadio viene illuminato a giorno nonostante ci sia ancora abbastanza luce, dentro di me, dentro di noi tutti c'è quella strana sensazione tipica di quando si è consci di essere lì a vivere una cosa che si potrà vivere solo quella volta lì. Comunque il Verona, non potendo ancora disporre di Iorio squalificato in campo internazionale, si schiera con una formazione atipica, con, Galderisi di punta e Fanna con meno obblighi di copertura visto che a centrocampo con Di Gennaro Sacchetti e Volpati c'è Storgato col n. 9 a fare quasi il centromediano, davanti a Tricella che comanda Fontolan, Ferroni e Marangon; e Garella, naturalmente.
Il racconto della partita non è sicuramente lucido e forse qualche episodio non è messo nel giusto ordine però ancora oggi a quasi 25 anni di distanza la ricordo come la partita più significativa della mia storia di tifoso del Verona Hellas.
Mi ricordo che l'inizio è stato piuttosto tranquillo, i primi 10/15 minuti ci ha visti manovrare abbastanza in scioltezza, ma alla prima accelerazione Fontolan perde le distanze col loro centravanti e lo stende in area. Rigore ineccepibile che viene trasformato da Durovski, Bosco Durovski. Per alcuni minuti siamo frastornati, i giocatori e anche noi tifosi; che sia già ora di fare le valigie e tornare a casa? La Stella Rossa da squadra esperta capisce che può tentare di cercare subito il colpo decisivo e in qualche situazione ci va di lusso; ma questo Verona è una squadra con gli attributi al posto giusto e rinserra le fila, in fondo siamo pari e possiamo aspettarli, e se si scoprono... Ed infatti capita sui talvolta sciagurati piedi di Sacchetti una occasione dopo una mischia, ma cicca il pallone e l'occasione sfuma; ma il buon Gigi ha poco dopo la mezzora l'occasione più bella della sua carriera di calciatore di avere tutto suo il palcoscenico del calcio internazionale, riceve palla sulla trequarti, la controlla un po' a fatica facendo quello che ora chiamano «sombrero» ad un avversario e da una decina di metri fuori area di controbalzo fa partire una sventola che si infila sotto l'incrocio dei pali dell'esterrefatto portiere serbo. Lo stadio ammutolisce e si sentono le grida in curva e nello spicchio di centrale dove siamo noi, che è esattamente dove Sacchetti viene ad inginocchiarsi per qualche secondo dopo aver segnato! Sono sicuro che quello che si sporge più di tutti dalla balaustra per toccare il grande fromboliere sono io!!! Ci arriva addosso di tutto, e fino alla fine della partita sarà così, ma francamente ce ne infischiamo! siamo una squadra grandissima, stiamo giocando una partita senza alcun timore reverenziale, concludiamo il tempo padroni assoluti del campo; l'intervallo ci regala un po' di tregua e comunque l'eccitazione è ormai alle stelle. Il secondo tempo inizia come era finito il primo, il Verona che giostra a piacimento ed iniziano ad arrivare falli duri, quasi di frustrazione, ed ancora Courtney non mostra crepe, è sicuro e autoritario. Però inopinatamente come nel primo tempo, al quarto d'ora, subiamo la rete della Stella Rossa, punizione laterale e colpo di testa dell'altro Durovski, Mirko. In un attimo riappaiono i fantasmi dell'eliminazione, il clima diventa ancor più torrido e i 100.0000 del Marakana sono 100.000 assatanati che in questo momento vorrebbero sbranarci. Dopo pochi minuti Garella (finora attento ma non troppo impegnato) si guadagna la pagnotta togliendo dalla riga della porta una punizione dal limite che aveva fatto gridare al gol. Il pensiero che ho fatto in quel momento è stato che se la partita dovesse finire così – Stella Rossa vincente 2-1 ma noi qualificati – probabilmente la pelle non la portiamo a casa tutti. Ma sono pensieri irrazionali, perché la razionalità invece è in campo e in quel piccoletto con la maglia n. 11 che se ne va via solo soletto e beffa il portiere con un pallonetto delizioso. I nostri panchinari scattano come molle, ricordo la sagoma inconfondibile anche a + di 100 metri di Joe Jordan che va prendere il nostro centravanti che ha il fisico di suo figlio e lo porta in trionfo. E anche l'altro gigante, Zmuda, abbandona per una attimo la celebre freddezza polacca. E' una festa incredibile, e gli slavi incassano a fatica, in campo e fuori. In campo cominciano a menare e Courtney dimostra di avere due palle così, ne sbatte fuori uno poco dopo (credo fosse Bankovic per una manata a Volpati) e non cede di un millimetro alle continue provocazioni, lamentele, proteste dei giocatori di casa. La partita non è finita, mancherà una ventina di minuti, ma ormai li vedi i gialloblù che sono padroni del campo, Tricella che verticalizza appena può (anche se torna sempre subito indietro), Di Gennaro che sventaglia a destra e a manca tanto c'è sempre Fanna che va a prenderle tutte, le palle e anche le botte! La Stella Rossa, in inferiorità numerica, ormai si regge solo sulla forza della disperazione, butta dentro palloni su palloni, ma anche Fontolan che è stato forse quello più in difficoltà si è ringalluzzito e ormai le prende tutte, mentre Marangon spoetizza il talentuoso Sestic, stella di casa e della nazionale. E la logica dice che sia la squadra migliore a segnare ancora, e difatti dopo altre occasioni sfumate per un niente e un palo di Storgato il Nanu se ne va via un'altra volta, come prima, e come prima tocco sotto... (e adesso tutti a chiamarlo cucchiaio..... PALLONETTO!!! si dice PALLONETTO!!!!!) e palla in fondo al sacco. Allora non usava ancora uscire dal campo a festeggiare sotto le curve, credo che a Belgrado però sia stato uno dei posti dove si è iniziato, il Nanu che fa il giro sotto «i ragazzi dalle sciarpe gialloblù» e forse si becca pure qualcosa in testa che gli tirano contro, ma è come un soffio di vento che scompagina i capelli. Stella Rossa 2 – Verona 3, mancano 10' alla fine e dovrebbero segnarne tre per superarci, non succederà mai! Anzi, con Volpati sfioriamo addirittura la quarta segnatura, la palla tocca la parte alta della traversa, e l'ottimo arbitro Courtney – di cui conservo ancora un ricordo molto bello, di grande professionista che avrebbe anche potuto essere meno imparziale e nessuno glielo avrebbe rimproverato visto il clima da feroce battaglia che c'è stato dall'inizio alla fine – mette fine alla contesa. Noi siamo letteralmente con le lacrime agli occhi, sappiamo che è vero perché c'eravamo, ma lo stesso.... non ci possiamo credere!!!!
La gente ha molto applaudito i loro giocatori alla fine e hanno pressoché ignorato i nostri, meglio così.
Abbiamo ancora negli occhi il tiro di Sacchetti, le due ciliegine di Galderisi, ogni attimo della partita viene rivissuto nei commenti eccitatissimi e spasmodici che facciamo; in questo momento non ho bisogno e voglia di niente, so che sto vivendo uno dei momenti più belli e so perfettamente che tra venticinque anni me ne ricorderò ancora in modo chiarissimo!
Adesso si tratta di uscire dallo stadio perché sembra che fuori ci sia qualche problema; allora la scelta degli organizzatori è quella di farci entrare tutti in campo, dalla curva e dalla gradinata: per alcuni minuti tutti i tifosi gialloblù a Belgrado sono assieme, a calpestare quel magico campo, lo attraversano per entrare negli spogliatoi ed essere accompagnati dove ci sono i pullman. E così si ha l'occasione di abbracciare gli amici con i quali non si è potuto vivere fianco a fianco questa straordinaria avventura, in molti si soffermano a strappare piccole zolle e ciuffi d'erba per ricordo «questi li meto in cornisa!!!». E dopo il corridoio buio degli spogliatoi si arriva all'esterno, dove ci sono i pullman anche per quelli che dovranno andare all'aeroporto, mentre noi veniamo accompagnati alla vicina sede della Stella Rossa, dove scopriamo esserci anche altre macchine di veronesi che come noi erano stati presi in consegna per non restare allo sbaraglio. Non stiamo più nella pelle ma decidiamo di muoverci subito e fare un po di chilometri prima di fermarci a mangiare qualcosa. Non so di preciso che ora era e nemmeno quanti km abbiamo fatto; ad un certo punto ci siamo fermati e siamo entrati in un posto dove si mangiava ed abbiamo ordinato abbondanti rasnici e cevapcici, con pivo a volontà, la nostra felicità era palpabile ed anche i freni inibitori si stavano sciogliendo, ma nessuno dei presenti dimostrava ostilità nei nostri confronti, anzi: erano tutti tifosi del Partizan di Belgrado ed erano felicissimi della nostra vittoria, e alla fine della mangiata ci hanno pure offerto da bere copiosamente. Prima di uscire l'ultimo a salutarci dicendoci «Forza Verona!» è il tipo che ci ha pedinato dalla mattina e che ora stava fraternizzando con noi in questa specie di osteria!!!
E' ora di rimetterci in cammino, ci mancano pur sempre circa 8/900 km di strada. Personalmente sono tre giorni che non dormo e me ne rendo conto bruscamente la mattina dopo alle 7 circa quando mi sveglio che siamo in coda alla frontiera a Trieste/Trst. Il viaggio notturno è stato fantastico! Ho sempre dormito! Ma si pone subito un problema: cercare una Gazzetta, non tanto per cronaca e commenti, che ci frega... c'eravamo!, ma per vedere chi ha passato il turno e che squadre ci possono capitare nel sorteggio che si terrà quello stesso giorno.
E difatti appena in Italia stop al primo autogrill e tornando a casa facciamo mille congetture leggendo i risultati delle partite. La UEFA è una gran coppa, ci sono tutte le migliori squadre europee, mancano solo quelle che hanno vinto il campionato, quindi c'è ampia scelta di squadroni: Celtic, Bayern, Anderlecht, Spartak Mosca, PSV, Feyenoord, la mitica Honved di Budapest, le inglesi Aston Villa, Nottingham Forest, il Watford di Elton John e di Luther Blisset, mancano le spagnole ma in quegli anni erano un po' nell'oblio mentre le francesi non erano all'altezza, ci sono tante squadre dell'est e anche alcune scandinave; insomma, può esserci da divertirsi alla prossima trasferta in Europa, no?!?!?!?
Beh, sappiamo com'è andata a finire, divertimento poco ed un grido/auspicio che ci è rimasto strozzato in gola: VINCEREMO A GRAZ!!!!! ma nemmeno la vittoria al De Stefani ha potuto mitigare quella delusione!!!
Mister Chivers