I numeri, al solito, non tradiscono. Le nostre visite a
Torino, in Campionato nel Girone Unico, sono state 24. 20 volte le abbiamo
prese, 4 volte abbiamo pattato e mai una vittoria. 53 reti incassate contro le
16 realizzate. Va da sé che ogni volta che ci si appresta al confronto con la
Madama, il pronostico, ora più che mai, è quanto meno superfluo.
Ma una volta quasi ce la facciamo, non solo per una
gagliarda prova sul campo, ma anche perché poteva starci un 2-0 a nostro favore,
decretato a tavolino.
Torino, 21 Novembre 1976 – cielo nuvoloso, temperatura
sopportabile, terreno in buone condizioni recita il tabellino.
Juventus-Verona 0-0. E’ appena finito il primo tempo di una
gara giocata alla grande dai gialloblù, senza mai subire gli avversari e senza
alcun timore reverenziale.
Franzot, Sirena e Zigoni, la triade del Nordest, stanno
imboccando il sottopassaggio degli spogliatoi, quando quest’ultimo viene
raggiunto da una bottiglietta di plastica, scagliata dagli spalti, e s’accascia,
visibilmente frastornato.
Subito è ressa intorno a lui,gente che urla, gente che mena,
arriva il dottor Costa, poi il massaggiatore Tasson, c’è anche Trapattoni, nei
paraggi, che non trova niente di meglio da fare che invitare il tramortito
Gianfranco a smetterla di fare scena.
Zigoni è adagiato in barella, viene portato negli
spogliatoi. E’ bianco come un cencio, ha giramenti di testa e vomito.
Non se la sente di tornare in campo nella ripresa; viene
sostituito da Maddè e, complice anche un infortunio a Mascetti, che costringe
la squadra in 10 uomini per buona parte del secondo tempo, la gara termina con
l’ennesima sconfitta.
Il Presidente Garonzi presenta riserva scritta su quanto
accaduto. Nessuno si fa illusioni. Figuriamoci, c’è di mezzo la Juve. I media
sono tutti schierati, in quei giorni, e condannano in anticipo il Verona e
Zigoni.
Sto sfogliando il Guerin Sportivo di quella settimana. Con
un ricorso ancora in ballo, l’articolista non ha dubbi e spara: «La partita
Juventus-Verona verrà omologata con il risultato di 2-1, acquisito sul campo,
anche dopo l’esame del reclamo presentato dal Verona» e adduce tutta una serie
di circostanze chiaramente tutte a favore dei bianconeri (non ultima quella che
il «corpo del reato» non fosse stato reperito, quando invece esisteva un
filmato, dove si vedeva chiaramente una mano che faceva sparire la bottiglietta
incriminata).
C’è ancora la dichiarazione dell’ineffabile Trapattoni che
dice di aver sentito un giocatore del Verona, in dialetto friulano, suggerire a
Zigoni di inscenare il collasso, gridandogli: «Butate zo, butate zo!». In via
ufficiale non ha voluto fare il nome per non tradire lo stile-Juventus, ma in
via riservata ha indicato Sirena.
Mi piace infine estrapolare, sempre dal Guerin, una chiave
di lettura diversa della vicenda. Zigoni stravagante uguale Zigoni pagliaccio:
il massimo della superficialità. E’ il destino di chi nasce con la vocazione
dell’attore: ogni volta che apre bocca per parlare di cose serie, deve prima
convincere l’uditorio che non sta recitando e non sempre ci riesce, visto che
proprio la vita è il palcoscenico più grande. Nessun clamore e nessun sospetto,
probabilmente, se al centro non ci fosse stato lui, attore prima che
calciatore.
La sentenza arriva, comunque, una settimana dopo ed è un
classico pateracchio all’italiana: Juve assolta e per Zigoni nessuna
squalifica.
Ancora una volta l’arroganza della Vecchia Signora calpesta
i nostri diritti, ci fa tornare a casa battuti e umiliati, a noi restano «i
giramenti di testa e il vomito» come Zigo quel giorno, altro che bottiglietta.
CARLO