Oggi niente numeri, le statistiche e i calcoli non hanno alcun senso in questo momento. Per tutto il campionato il Verona è stato all'onore delle cronache sportive per le sue prestazioni, tutte al positivo; si è persino tirato in ballo un ipotetico record europeo per non aver subito, per così tanto tempo, reti in trasferta, e tutti questi sforzi per ottenere effimeri primati a cosa ci hanno portato? Ad aver paura del nostro futuro.
I risultati negativi dell'ultimo periodo hanno portato le cifre della squadra ad allinearsi con quelle delle immediate inseguitrici, rimaniamo pur sempre però la squadra meno battuta del professionismo, ma siamo anche quella che in ventinove partite ha segnato solo una rete in più del Real Marcianise (?!?).
Non avendo più il conforto dei numeri non resta che aggrapparci alle cose che mai tradiranno: la passione dei tifosi e la nostra storia, e da qui il titolo.
Ho sotto gli occhi la terza pagina di Tuttosport di martedì 18 giugno 1957 e quelle parole scritte a grossi caratteri le facevano da cappello, un'intera pagina dedicata al Verona. Cos'era successo? Niente, due giorni prima avevamo avuto il lasciapassare per la serie A e il quotidiano torinese aveva pensato bene di mandare in città un suo inviato speciale, tale Guido Ferrero Gola, per testimoniare sul posto quelle intense giornate veronesi con interviste al Presidente, all'Allenatore, all'Assessore allo sport e ai tifosi (n.d.r.: altri giornali e altri giornalisti).
Riporto di seguito alcuni tratti dell'articolo di fondo, forse un po' retorici, ma tanto veri.
«Le esequie alla serie B le hanno fatte in riva all'Adige, a Ponte Nuovo. E le acque un poco gonfie del fiume se la sono portata via pezzettino per pezzettino, lontano verso il Po e verso il grande mare. »Che non debba mai più risalire la corrente«, dicono per tutta Verona; e quelli che erano ai margini dell'acqua li rassicurano: »L'Adige lo ha promesso, non la riporterà mai indietro«.
Prime leggende che fioriscono intorno ad una recentissima, meravigliosa storia. Così la leggenda dell'Adige, così quella dell'Arena le cui massicce mura, che tanti secoli di avvenimenti hanno visto e sopportato, pare abbiano avuto l'altra sera un brivido di commozione.
(omissis)
»Non siamo degni di tanto presidente«, grida una voce rotta dalla commozione. E' quella di Gino, il tifoso numero uno del Verona, figura popolarissima in tutta la città.
E', questo Gino, un simpatico uomo sulla cinquantina, frutticoltore. La sua passione per la squadra è immensa anche se, purtroppo, va avanti a base di... svenimenti. Durante le partite Gino - il suo nome è Gino Bazzoni - non può fare a meno di sentirsi male almeno quattro o cinque volte: in occasione delle reti, siano a favore del Verona o della squadra avversaria, o nei momenti di maggior tensione. Impallidisce in viso, si porta una mano sul cuore e poi si accascia. Violente spruzzate d'acqua sul volto da parte degli amici fidati che lo seguono ovunque e Gino è pronto per... svenire un'altra volta.
Qualcuno penserà: ma non farebbe meglio a starsene tranquillo a casa? Già: innanzitutto c'è la passione e poi Gino ha la ventura di abitare proprio nei pressi del »Bentegodi«. A rimanere fra le quattro mura di una stanza, udendo le grida della folla ci sarebbe da soffrire e da... svenire ancora di più.
E Gino era, naturalmente, alla testa del corteo gialloblu, quello che al termine della partita è sfilato per corso Porta Nuova, per Piazza Bra, fino a raggiungere il Ponte Nuovo. E con lui molti e molti sostenitori gialloblu tra i quali certamente il barbiere Dario De Bortoli che fino dalla scorsa settimana aveva dipinto sui battenti del suo negozio un'allegoria raffigurante il Verona tra le elette. E con gli sportivi centinaia e centinaia di bandiere gialloblu, di drappi, di stendardi.
(omissis)
Noi, che di queste intense giornate veronesi siamo stati spettatori ammirati ed un tantino commossi ed i cui avvenimenti abbiamo qui cercato di ricordare attraverso una piccola cronaca, possiamo metterci in disparte. Ma il giubilo della città è un poco anche nostro, chè proprio da tali manifestazioni abbiamo avuto ancora una volta l'impressione di quanto di buono e di bello sia alla base del nostro sport più popolare.
Auguri, Verona, per un avvenire felice.
Ecco, mi sembra questo, l'auspicio più bello per le sfide a venire.
CARLO