Oggi la rubrica raddoppia: dapprima devo una risposta ad un tifoso che vuole sapere qualche notizia su Attilio Galassini, giocatore dell'Hellas negli anni '50, e poi Chivers, che mi mette un po' in difficoltà, andando a scovare un personaggio, tale Claudio Bianco, che ha indossato la maglia gialloblù solo per 26 minuti nella sua carriera.
Attilio Galassini nasce a Roma il 23/05/1933, cresce calcisticamente nei Ragazzi della Lazio, passa quindi al Rieti (campionato di Promozione). Nel 1953 lo ingaggia la Roma e con la squadra giallorosa rimane due stagioni. Nell'anno 1955/56 approda al Verona in serie B e vi gioca 18 partite, segnando 3 reti; nel 1956/57 conquista la serie A con la maglia gialloblù e il suo «score» è di tutto rispetto: 30 gare giocate e 5 reti segnate. Nel 1957/58 è ancora al Verona e gioca nella massima divisione 11 incontri con 2 reti all'attivo, è l'anno della retrocessione.
Per il campionato 1958/59, l'allora presidente Giorgio Mondadori, lo cede in prestito all'Ozo Mantova, in serie C, dove ci sono Cadè, Giagnoni, Negri e l'allenatore è Edmondo Fabbri, futuro C.T. della Nazionale. Lui non la prende bene. L'esperienza si rivela non troppo felice, anche perché aveva ricevuto delle promesse che non furono mantenute e allora, con un'impennata delle sue, fa le valigie e se ne va. E' il 1959, emigra in Canada e vi rimane tre anni, giocando anche negli Stati Uniti. Torna in Italia e chiude la sua carriera di calciatore a Chieti, in serie C, giocandovi 9 partite, è l'anno 1962/63.
Era un tipo da prendere con le pinze il buon Attilio. La sua vita era cominciata in salita, a 14 anni orfano di madre e a questo punto già con un matrimonio fallito alle spalle, dopo aver sposato, al culmine della carriera una ragazza veronese.
Estroso, celebre per le sue trovate, «mato come ‘n cassirel», come lo definivano i compagni, un uomo libero nel vero senso della parola, ma quando giocava faceva sentire il peso della sua classe: era intelligente, pronto, veloce, rapidissimo nell'esecuzione, trovava sempre il posto giusto in campo ed andava dritto verso la porta. Aveva, insomma, le caratteristiche tipiche delle ali vecchio stampo: estro, fantasia, generosità, dribbling e ottima tecnica (in quegli anni, il prototipo in quel ruolo, era un certo Garrincha).
Quella di Galassini non è stata una carriera esplosiva e forse a farlo smettere così presto fu proprio questo suo carattere particolare; ma gli basta quella famosa promozione, per poter dire di aver riempito la sua esistenza di calciatore.
Due momenti sono da ricordare in quella magica stagione: il gol segnato al Brescia, concorrente diretto alla promozione, alla quart'ultima giornata, dopo due sconfitte consecutive e il gol di Bassetti all'ultima giornata, contro il Como, decisivo per il salto di categoria, che è venuto da una sua iniziativa personale. Lui partì da metà campo, superò in velocità tre avversari e, visto nel centro dell'area il compagno, pennellò per lui il pallone da mettere in gol. Ebbe a dire, a questo proposito, in un'intervista al giornalista Luigi Bertoldi de «L'Arena»: «Ricordo ancora la testa pelata del mio amico Franco e l'impatto con il pallone. Quando questo è entrato in rete, Bassetti è sparito, soffocato dagli abbracci dei compagni. Era il gol promozione per il Verona e per Verona che l'avevano attesa e sognata per oltre mezzo secolo».
Mi piace ricordare, a margine delle sue vicende calcistiche, un fatto che riguarda la sua vita privata: lui nel 1990 ha subito un trapianto cardiaco e a donargli il cuore nuovo è stato un giovane torinese, morto in seguito a un incidente stradale, mentre era diretto a Bologna, ad incoraggiare la sua Juventus, impegnata in trasferta.
Attilio Galassini ha passato gli ultimi anni della sua vita a Marghera, dove si trasferì per motivi di lavoro e dove si creò una nuova famiglia, ed è mancato nel maggio del 2002.
Ed eccoci al carneade evocato da Chivers.
Claudio Bianco ha un'unica presenza, nel Verona: è l'ultima giornata del campionato di serie A 1976/77. Entra al 64' a sostituire Guidolin in un Verona-Foggia finito 2-1, precisamente il 22/05/1977.
In effetti si tratta proprio di una meteora. Innanzitutto, trovarne le anagrafiche (nome, luogo e data di nascita) è stata un'impresa improba. Lo stesso Rino Tommasi, statistico di fama, nel suo libro «ANAGRAFE DEL CALCIO ITALIANO», che riporta le schede dei 6927 giocatori che hanno disputato almeno una partita in serie A dal 1929 alla fine del campionato 2003/04, alla voce Bianco mette: «dati non disponibili».
Hellastory li ha.
Lui nasce a Trieste il 21/01/1952 e gli almanacchi lo segnalano come mediano. La sua carriera calcistica ha inizio nella Primavera della Juventus dove lo troviamo negli anni 1970/71 e 1971/72.
Nel 1972/73 è in serie D, nel Torvis Snia, nel girone C, dove ci sono anche Audace e Legnago, e colleziona 7 presenze. Salto di categoria nel 1973/74: è in serie C a Marsala, 23 presenze. L'anno seguente, 1974/75, sempre in C a Barletta con 18 presenze. Risale la penisola e nel 1975/76 è a Legnago (serie D) e vi gioca 30 partite. Nel 1976/77 la comparsata nel Verona per poi chiudere nel 1977/78 e 1978/79 nell'Abano Terme in serie D.
Mi chiedi come mai non avesse giocato prima, nell'Hellas. La risposta l'abbiamo avuta da un suo ex compagno di squadra a Legnago, tale Paolo Berardo, interpellato per avere sue notizie, che ci disse come loro tutti si fossero meravigliati che il Verona lo avesse ingaggiato, perché non è che avesse qualità particolari.
Ad ogni buon conto, allego una foto del Verona 1976/77, nella quale compare anche lui.
P.S.: Hai dato un'occhiata al tabellino di quella partita: al momento dell'entrata di Bianco al posto di Guidolin, dall'altra parte entrava Salvioni al posto di Del Neri e c'erano già in campo, nel Foggia, Bergamaschi e Ulivieri. Azz...
CARLO
Nelle foto: Attilio Galassini e il Verona 1976/77 (l'allenatore Valcareggi, Fiaschi, Sirena, Giubertoni, Bachlechner, il Presidente Garonzi, Mascetti, Petrini, Busatta, Luppi, l'allenatore in 2a Mascalaito; il massaggiatore Tasson, Bianco, Superchi, Negrisolo, Guidolin, Zigoni, Logozzo, Porrino, Franzot, Maddè).