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Ho voglia di un gelato. Un cono alla crema, con una generosa fioccata di cacao amaro sopra una nuvola di panna. Ho voglia di mangiarlo nel parco, affondando i piedi nell'erba appena tagliata ed odorosa. Guarda quanti fiori, rossi bianchi violetto. Quasi quasi mi tolgo le scarpe ed entro in contatto con Madre Terra. Com'è verde il verde intorno a me, com'è azzurro l'azzurro sopra di me. C'è un'aria intensa questo pomeriggio, carica di profumi e colori. Ho voglia di musica adesso, magari Schubert, un autore stupendo che ha scritto con il cuore prima che con la testa e l'orecchio. Non ho alcuna voglia di pensare adesso. Non voglio sentire nient'altro intorno. Soprattutto me stesso. Un cono gelato, a piedi nudi sul parco, ascoltando il suono di un pianoforte speciale. Fino a che non arriva sera.
Come sta?
Oggi ha aperto gli occhi. Mi ha fissato a lungo, sono sicuro che mi ha riconosciuto subito. Poi si è guardato intorno e ha visto la camera bianca, il via vai di medici e infermieri, il tubo dell'ossigeno e la flebo al suo fianco. Allora i suoi occhi si sono un po' rattristati.
Mi hanno consentito di toccarlo, di prendergli la mano. Non chiedevo altro. Ho cominciato subito a parlargli, a dire un mucchio di cazzate. Ridevo, facevo versi con la bocca, imitavo i rumori. Non capiva una sola parola di quello che stavo dicendo, ma il suono della voce gli era familiare. Anch'io gli sono familiare. E così l'ho visto distendere i suoi nervi, si è lasciato andare.
Mi hanno detto che è stato un giorno molto importante questo. Hanno avuto delle risposte che attendevano da tempo. Per questo il movimento intorno al suo letto è diventato frenetico, molti sono entrati ed usciti, hanno letto le tabelle e gli hanno somministrato nuovi farmaci. Bisogna cogliere al volo certe reazioni.
Che bello vederlo guardarmi. Mi pare perfino che stia sorridendo. Ma forse è solo più sereno perché mi vede accanto a lui.
Oggi è davvero più presente.
Si è fatto tardi, temo di dovermene andare. Deve riposare. E' la terza volta che l'infermiera me lo ricorda. Con tatto, con gentilezza. Sembra un angelo quest'infermiera. La ringrazio per la pazienza e mi alzo. Un bacio sulla fronte, torno domani. La sua mano si apre un attimo e mi lascia scivolare via. Il suo sguardo mi segue. Gli occhi sono diventati gonfi di commozione e di gratitudine.
Ho voglia di andare a fare una passeggiata al parco. Magari mi prendo pure un gelato. Fammi vedere? Che fortuna, ho portato anche la musica con me.
Fino a che non arriva sera posso provare a fermare il tempo.
Massimo
NOTA se qualcuno non ha avuto occasione di annegare se stesso in Schubert, gli consiglio vivamente di regalarsi LE ULTIME SONATE DI PIANO D958, 959, 960 e l'Allegretto D915 naturalmente suonate da Maurizio Pollini. Anche senza gelato e un parco curato mette in pace con se stessi. E con quello che ci è intorno.
Quanto di buono avevamo visto a partire da metà febbraio (l'Atalanta ha dato evidentemente la scossa decisiva) si conferma in queste ultime partite con una difesa finalmente compatta e autoritaria e un centrocampo duttile. Fateci caso, ora tutti i gialloblù si sentono molto più a loro agio. Sanno cosa fare, non mollano mai. E il tutti di cui sopra va riferito davvero alla rosa allargata perché in questo momento il Verona fa punti e prestazioni pesanti anche senza Serdar, Tengstedt, Suslov che sono poi i giocatori più rappresentativi.
[continua]Qual è stato il miglior gialloblu in campo in
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