Hanno chiesto al grande scrittore uruguaiano Eduardo Galeano, da poco scomparso: come spiegheresti ad un bambino la felicità? Gli darei un pallone e lo farei giocare. E quando è stanco di correre e tirare in porta, aggiungo io, lo porterei allo stadio a vedere Luca Toni. Lui è un marziano. Il secondo gol contro il Sassuolo, dopo 70‘ di gioco di cui 53 in inferiorità numerica, è l'emblema del carattere, della potenza fisica e della tecnica allo stato puro che ogni attaccante vorrebbe avere. Lui li somma insieme. Si diverte in ogni partita e ci fa divertire. Non molla mai. Fa un lavoro per la squadra che nessun attaccante moderno è in grado di assicurare. Ho visto giocare Bui (ricordi flebili), Elkjaer, Galderisi, Penzo, Cammarata, Luppi e Zigoni ma nessuno di loro, credetemi, è riuscito ad esprimere tanto valore insieme in campo. Qualità realizzativa e quantità agonistica. Dell'età anagrafica non faccio menzione, perché non si avverte. Si dirà: certo, ma il Verona gioca tutto per lui. Si risponderà: come non può essere altrimenti? Siamo tifosi fortunati noi ad averlo tutte le settimane davanti agli occhi a lottare su tutti i palloni, a strappare catene che – francamente – ridicolizzino i poveri difensori avversari ed esaltano immancabilmente la sua superiorità. Luca Toni è immarcabile: 37 gol in 66 partite di campionato si commentano da soli. Peccato per chi non lo ha in squadra.
Grande Verona. Ad un certo momento sembrava che la sfiga si fosse accanita contro di noi: Jankovic si è infortunato dopo una bellissima azione d'attacco, Rafael per mettere una pezza su un pericoloso buco difensivo ha colpito la palla fuori area con il braccio (un po' troppo meticoloso l'arbitro) lasciandoci in inferiorità numerica e Moras ha fatto il più imbarazzante degli autogol ridando vita al Sassuolo. Eppure in campo c'erano solo gialloblu a raddoppiare su ogni pallone e ad aggredire gli ospiti frastornati. Grande il capitano, grande Juanito, grandi tutti i centrocampisti e i difensori, persino Benussi che ha fatto un miracolo su Brighi deviando quella palla sul palo. Una vittoria ininfluente ai fini della classifica, ma fondamentale per lo spettacolo che ha offerto.
Il Parma - tanto onore! - ci ha insegnato che, quando non hai più niente da chiedere alla stagione, o aspetti che questa scorra via cercando di limitare i danni oppure ti metti a giocare per te stesso, per il puro piacere, cercando di strappare applausi che sono ancora più graditi. Sinceramente il trittico Lazio – Cesena e Inter mi aveva un po' preoccupato, aveva mostrato un Hellas troppo arrendevole e ne erano uscite prestazioni scadenti. Eppure le dichiarazioni rilasciate durante la settimana da parte dei giocatori, Mandorlini e persino Sogliano sul fatto che la squadra è ancora viva e che non ha alcuna intenzione di mollare c'erano state, ma forse non riuscivano a competere con la motivazione dei nostri avversari. Fatto sta che era ci stavamo incanalando in un percorso negativo nel quale un po' tutti i gialloblu ci rimettevano qualcosa. Sia chi vuole andarsene (c'è modo e modo per lasciarsi), sia chi vuole rimanere (a quali condizioni, però? che valore aggiunto stai dando?).
Invece, i successi di Firenze (molto bravi a tenere il campo per tutta la gara, anche se i viola stanno mostrando qualche limite di tenuta) e in casa con il Sassuolo ribadiscono che la squadra c'è, e non ha bisogno di una nuova rivoluzione estiva in vista del prossimo campionato. A patto che Toni resti. E mantenga questi livelli. Questa è la grande incognita: giocatori così (Klose, Pirlo, Totti, Di Natale, Buffon) sono praticamente insostituibili, hanno fermato il tempo e riescono a scatenare in campo ogni domenica la loro superiorità. Prima o poi però la magia è destinata a fermarsi e il vuoto che lascerà sarà incolmabile, perché un altro Luca Toni non esiste. L'unica soluzione è cambiare completamente l'assetto offensivo. Ma quando farlo? Finché rimane è insostituibile. Ma se dovesse essere costretto a fermarsi all'improvviso, quali ripercussioni avrà la squadra? Su questo punto si gioca il futuro del Verona.
In questi giorni cominciano a circolare voci sul prossimo campionato. Mandorlini ha confermato che, se lasciato lavorare con i suoi fedelissimi, può farci divertire. Siligardi, probabilmente prossimo gialloblu, in questa formazione renderà meglio di Saviola e Nico Lopez che sono bravi ma faticano a trovare spazio in un assetto Toni-dipendente. Greco e Pisano sono affidabili. La difesa va sicuramente rivista, il centrocampo ha varie alternative. Ma dopo due rivoluzioni estive consecutive, forse ha più senso lavorare sulla continuità. Bisogna insomma che Setti tenga a bada alla frenesia di Sogliano (o chi per lui) e non disperda nuovamente il valore che ha (ad esempio, Sala). Anche perché ricominciare ogni anno alla ricerca di un nuovo assetto tattico è dispersivo e comunque – alla fine – la baracca la tengono su sempre il nostro grande capitano e i soliti 4 o 5 giocatori.
Massimo
Colonna sonora: Mountain Dance, Dave Grusin