Quando comanda l'amore, se c'è una reale volontà di recuperare il rapporto, è possibile trovare perdono e conciliazione. Questo è il merito più grande di Sogliano. Oltre alla competenza, s'intende. Il Verona, sempre a corto di risorse, ha iniziato un nuovo campionato dopo il successo con la Salernitana. Gli incubi che avevano alimentato Cioffi, Marroccu e uno smarrito Setti sono definitivamente dissolti. Questo non significa automaticamente che il Verona si salverà (magari bastasse ...), ma sicuramente non sarà la vittima sacrificale delle edizioni Delneri e Pecchia. Ora ha recuperato solidità difensiva, molti giocatori sono migliorati grazie alla giusta carica emotiva (Magnani, Dawidowicz, De Paoli, Tameze, Djiuric), mentre quelli in possesso di qualità superiore (Lazovic, Doig, Hien, Duda, Ngonge, Montipò) hanno preso in mano la squadra e la stanno trascinando fuori dall'arrendevolezza. Sogliano ha riportato ordine nello spogliatoio fornendo un tutor equilibrato a Bocchetti (Zaffaroni), ha fatto fuori chi non se la sentiva (Ilic, Gunter, Hongla) mentre Henry e Hrustic, che sono sempre stati un po' avulsi dal progetto, si sono fatti fuori da soli a causa di un lungo infortunio. A giugno verranno ceduti. Adesso esiste finalmente un leader (Sogliano) e un gruppo di lavoro compatto che sta accumulando carica emotiva ed entusiasmo. E visto che la parola entusiasmo viene dal greco «c'è un dio dentro te», questo significa che certi confini, certi limiti che i giocatori si sono cuciti addosso possono essere affrontati con una forza che prima non sapevano di avere. Si sta aprendo un mondo davanti a loro.
Tutto questo ha portato ad un cammino positivo. I successi con Cremonese e Lecce sono stati importanti perché, in entrambi i casi, oltre a sbloccare il passato, hanno dimostrato che il Verona è superiore tecnicamente. Il sofferto pareggio di Udine poi ha evidenziato una predisposizione alla sofferenza che prima non conoscevamo. Ma non c'è dubbio però che la sfida con la Salernitana abbia consacrato il progresso in corso. I campani, che mi avevano impressionato a Lecce, hanno dimostrato di essere una buona squadra ma è stato merito del Verona se ha avuto solo un'unica reale occasione di pareggiare neutralizzata da un miracolo di Montipò su Piatek. Come anche, la consapevolezza che c'è ancora da fare in zona gol visti i numerosi errori sotto porta. Frenesia, scarsa lucidità, forse anche precipitazione hanno rischiato di tenere il risultato aperto. Se fossimo riusciti a chiuderla prima avremmo potuto gestire meglio il finale e dato un messaggio ancora più forte a chi ci sta davanti. Ma la buona notizia è che almeno adesso tiriamo in porta e creiamo occasioni. Non lo dimentichiamo.
Febbraio e marzo fino alla sosta ci consentono di fissare nuovi obiettivi. Questa è veramente una novità importante. Quello principale, a mio avviso, è arrivarci con 3 avversari sotto di noi in classifica per la prima volta dall'inizio dell'anno. Per realizzarlo dovremo andare all'Olimpico contro una Roma speriamo affaticata, riceveremo in casa Fiorentina e Monza, e avremo a ora di pranzo 2 scontri diretti a La Spezia e Genova. Un cammino pieno di insidie visti gli avversari ma che possiamo affrontare al meglio alle condizioni attuali. Se penso all'arrendevolezza dei nostri nella sfida interna proprio con lo Spezia, mi pare che stiamo parlando di un campionato totalmente nuovo e mi aspetto davvero una risposta diversa. Ma la gara sarà decisiva anche per i liguri al momento avanti solo di 2 punti.
Il mercato prima e lo scontro diretto con la Salernitana hanno dunque dato la svolta. Ora dobbiamo continuare con lo stesso entusiasmo. E' questo ciò che rende tutto più facile, oppure, come abbiamo visto nel corso delle 10 sconfitte consecutive autunnali, impossibile. Per il resto, si sa, è facile rinnamorarsi di un Verona così.
Massimo
Colonna sonora: A new Day Yesterday, versione di Joe Bonamassa, cattivo quanto serve