Le ingenuità difensive con il Milan e l'umiliazione di Napoli hanno lasciato il segno. Ieri, Sogliano a colloquio con Mandorlini a capire perché la squadra, profondamente cambiata in tutti i reparti, ha una delle peggiori difese del campionato - esattamente come lo scorso anno – (i 64 gol di passivo di questo passo sono a portata di mano) e uno dei peggiori attacchi della categoria. A differenza dello scorso anno, però. Sembra che la lezione, cioè una stagione intera di apprendimento, non sia servita. La conseguenza è facile da immaginare: se prima si poteva chiudere un occhio perché la squadra giocava e divertiva, e poi c'era sempre l'alibi dell'inesperienza dovuta alla recente promozione, oggi i 6 goal incassati a Napoli (mitigati nella quantità da 4 miracoli di Rafael e 1 palo), lasciano aperta ogni possibilità al ripetersi di un nuovo 5 a 0 contro la Sampdoria di turno. E sarebbe drammatico. Perché, se qualcosa è stato fatto (forse) nell'attenzione tattica dell'approccio difensivo nessun passo avanti riscontriamo nei riguardi della fragilità psicologica della squadra di fronte ad un avversario che ci aggredisce.
Mandorlini, si sa, ha sempre sofferto le formazioni che ci precedono in classifica. In Lega Pro perdemmo con tutti tranne la Salernitana in casa. L'anno successivo, in B, solo la splendida trasferta di Torino ha allentato l'amara classifica degli scontri diretti. L'anno scorso è stato una catastrofe, un ossequio continuo, in piccola parte mitigato dal pareggio interno con la Juventus. E' una costante. Lui non riesce a preparare mentalmente questo tipo di partite, o meglio si limita all'aspetto tattico sperando forse che sia sufficiente, ma che salta inevitabilmente appena si concede la minima distrazione. A quel punto, preso un gol sei abbandonato al destino dell'avversario.
Naturalmente Mandorlini non è un perdente. Lo sappiamo bene! Qualche tifoso dice giustamente che perde sanguinose battaglie ma alla fine vince la guerra. E' vero, senza il suo spirito (e quello che ha dato alla squadra) non avremmo scalato con successo vari campionati. Saremmo ancora bloccati nell'anonimato delle Lega Pro/serie B.
Il problema è che forse stiamo scoprendo un limite di tenuta anche in Mandorlini stesso. E questo pesa molto di più dei 9 gol presi in 2 partite. Perché difficile da ammettere. Però è inevitabile considerare che, grazie a lui ma anche alla formazione che aveva a disposizione, l'anno scorso è riuscito a portare a termine il suo primo campionato in serie A. Nella sua lunga carriera è stato più volte vincente in B e C, ma in A non era mai riuscito ad esprimersi meglio.
Quest'anno il Verona ha voluto capitalizzare le cessioni di Iturbe e Romulo allestendo una squadra esperta, equilibrata e con qualche eccellenza. Non so se migliore o peggiore di quella precedente, sicuramente più affidabile nei cambi. Finora mi sono concentrato sul lento processo di adattamento al 5/3/2, visto che Toni sta (lo dico con tristezza) sentendo sulle gambe tutti gli anni di onorata carriera che la scorsa stagione gli sono stati risparmiati. Ma era chiaro che la svolta, il punto di massima attenzione, sarebbe stato il confronto con avversarie come Roma, Milan, Napoli, Lazio e Inter: tutte più forti di noi, è vero, ma contro le quali dovevamo cercare di confrontarci con prestazioni convincenti. L'anno scorso, pur inesperti, eravamo riusciti a cogliere impreparato il Milan e battere nettamente la Lazio. Anche la pesante sconfitta del San Paolo all'ultima di campionato era giustificata dallo scarso impegno motivazionale dei gialloblu. Quest'anno però il passivo rischia di condizionare pesantemente il prosieguo della stagione.
Ecco il grosso impegno che ci aspetta nelle prossime gare: se 4 punti sarebbero un buon risultato in ottica di turno infrasettimanale, dopo Milan e Napoli, il Verona deve assolutamente battere Lazio (una delle formazioni più in forma) e Cesena e uscire imbattuto a San Siro con l'Inter. Questo significa che tutti, i giocatori e Mandorlini prima di loro, hanno capito la lezione. Che si è trattato di un incidente di percorso. Che hanno imparato a conoscere la serie A. Nel caso di nuove prove incolori (diciamo così!) è inevitabile accettare che il ciclo meraviglioso sta per concludersi. Magari (anzi spero) a giugno. Ma questa dirigenza, che non ha avuto problemi in passato a voltare pagina rapidamente con giocatori importanti come Maietta, Ferrari e Cacia, non è disposta a nuove umiliazioni in campo. Il Verona 2.0 non passa attraverso obiettivi precisati di classifica, quanto una tenuta dignitosa in ogni partita. Questo significa essere da serie A, insomma.
Massimo
Colonna sonora: Indian Summer, Jim Hall e Art Farmer.