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HELLAS VERONA / Canone Inverso

SI COMINCIA. TRA MILLE DIFFICOLTA'


SI COMINCIA. TRA MILLE DIFFICOLTA'

Era importante passare il turno, e così è stato. In questo periodo la differenza tecnica è praticamente annullata dalla condizione fisica, dall'inserimento dei nuovi giocatori e dai carichi di lavoro. Dopo la brutta trasferta di Newcastle che ha evidenziato tutte queste incognite (ben vengano, in quanto in amichevole) il Verona con l'Avellino è apparso recuperare un po' il percorso visto con la Sampdoria. Mi auguro che il gap con la squadra di Benitez fosse solo causato dal deficit di condizione, anche se temo che questo Hellas sia comunque troppo leggerino, soprattutto davanti. Purtroppo non è stato un ritiro facile. Sono capitati un mucchio di inconvenienti, infortuni maledettamente concentrati nel settore difensivo e gravi ritardi di reperimento di attaccanti di ruolo. Ciononostante, abbiamo fatto una figura migliore di Benevento e Bologna uscite al primo turno con squadre di B e lanciato la sfida al Chievo a fine novembre. Ma la strada verso la reale identificazione del nuovo Verona è ancora lontana.

Pecchia ha un paio di grossi problemi da gestire. Il primo è trovare una difesa accettabile per fronteggiare prima della sosta l'attacco più forte della A (Napoli) e uno scontro diretto (a Crotone). Anche contro l'Avellino abbiamo concesso troppo dietro, Nicolas ci ha messo un paio di pezze a parte le distrazioni di Cáceres in occasione del gol e dello stesso Nicolas poco dopo (lì, bravissimo l'uruguagio a salvare sulla linea il possibile 2 a 2). Settembre poi, in attesa del completo recupero di tutti i difensori, ci metterà di fronte ad avversarie di qualità superiore (Fiorentina, Roma e Lazio) e la Sampdoria che conosciamo bene. Una partenza impegnativa che già dopo 6 gare chiarirà che tipo di campionato ci aspetta. L'incubo dell'ultima retrocessione, mai difesa, è dietro l'angolo, anche se oggi lo spirito è completamente diverso.

Romulo è stato arretrato, per necessità, a fare il terzino un ruolo che mal sopporta e che ricopre con qualche difficoltà. L'attuale coppia di centrali è Ferrari e Cáceres, il primo adattato il secondo fermo da un anno. In attesa di Heurtaux, Caracciolo e Bianchetti, e di Brosco e Cherubin oggi non siamo in grado di prevedere quale sarà la difesa titolare di questa stagione, ed è molto rischioso doverlo scoprire in piena attività, correggendo in corsa eventuali errori e possibili (speriamo di no) imbarcate di gol. La difesa gialloblu, per un motivo o l'altro, ci ha sempre fatto penare negli ultimi 4/5 anni.

Il secondo riguarda l'attacco. Finita subito la storia d'amore di Cassano, giocatore tanto capriccioso quanto limitato caratterialmente, mi chiedo cosa aspetti Fusco a trovare attaccanti. È chiaro che occorrono immediatamente almeno un esterno offensivo che dia il cambio a Verde (strepitoso) e Cerci, e un uomo d'area che soccorra Pazzini e dia centimetri in caso di recupero. Il mister, in questo periodo, sta facendo di necessità virtù con l'inserimento sulla fascia di Fares e l'avanzata di Bessa, ma nessuno dei due è un attaccante vero e non possono dare alcun contributo contro difese organizzate. In questo, la pochezza offensiva di Newcastle è stata emblematica.

Se il problema della difesa è solo questione di tempo durante il quale dobbiamo tener duro, quello dell'attacco è inspiegabile e più volte denunciato da Pecchia. Attualmente dietro gioca chi sta meglio, ma la rosa a disposizione è sufficientemente ampia e completa. A tendere, si potrebbe pure ipotizzare una difesa a 3 o a 5 se ci fosse bisogno. Davanti invece la penuria di alternative sembra inconcepibile. Al punto tale che non si capisce l'urgenza di liberarsi anche di Luppi prima della Coppa Italia, senza aver fornito almeno un cambio di ruolo. Se l'Avellino ci avesse portato ai supplementari o la partita si fosse messa in maniera differente, avremmo avuto grosse difficoltà in fase offensiva. Senza entrare in merito della qualità dei singoli, ma solo dal punto di vista puramene numerico, Cassano non è stato sostituito e sono partiti anche Cappelluzzo, Juanito Gomez, Ganz e Siligardi: 6 uscite contro solo 2 ingressi. Uno dei quali fermo da un anno e in ritardo di condizione. Non è chiaro se, di fondo, sia un problema di scelta: meglio orientarsi su due giovani o avere almeno uno di provata esperienza (alla Diamanti o Gilardino o Palácio per intenderci, simulacri che da anni non riescono più a dare alcun contributo, ma che fanno impazzire il nostro Presidente). È vero che c'è tempo, ma più passa maggiore è la concorrenza e minore è quello a disposizione per inserirli.

Solo a centrocampo non abbiamo problemi. Anzi, in ottica di regolamentazione della rosa, potremmo addirittura avere un esubero considerato il recupero (tra un paio di mesi) di Franco Zuculini e il rientro di Romulo in un ruolo a lui più consono.

Onestamente, un mese fa pensavo di arrivare a pochi giorni dall'inizio del campionato con una situazione più definita. Il punto di forza del Verona è quello di partire subito forte (ce lo impone anche il calendario) con il blocco dell'anno scorso rinforzato in difesa e sugli esterni. Oggi non siamo esattamente in quelle condizioni. Mi piace lo spirito della squadra, il gruppo è unito e vuole orgogliosamente dimostrare di valere la categoria. Tutti si stanno ritagliando uno spazio. Basterà?

Massimo

Colonna Sonora: Who Can It Be Now? dei Men At Work.

Hellastory, 14/08/2017
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IL VERONA E' UN ASSET


Ogni passaggio di proprietà rappresenta per il tifoso la chiusura di un'epoca. Si perdono i riferimenti emotivi, si aprono nuove speranze, si teme sempre un po' anche per la competenza dei nuovi arrivati. Poi c'è il giudizio storico della (lunga) parentesi settiana definito dai suoi risultati sportivi, dalla permanenza in serie A, dallo spettacolo calcistico offerto (in termini di giocatori che lo hanno espresso e dei tecnici che lo hanno preparato), dall'immagine complessiva che ha ritratto il Verona sotto il suo comando. In tutto questo c'è soprattutto una stagione aperta e una salvezza da conquistare. Insomma, all'assalto del tifoso convergono tutta una marea di sensazioni nuove che eccitano ancora di più lo stato d'animo. Più una, alla quale non eravamo abituati: il passaggio da una proprietà individuale ad un fondo di investimento americano (private equity). Mettiamo subito in chiaro un punto: ogni passaggio di proprietà, a prescindere da quello che accadrà in seguito, è sempre un'ottima notizia. È sufficiente realizzare da una parte che il vecchio ha alzato bandiera bianca di fronte alla gestione del quotidiano, sempre più difficile da sostenere, e alla difficoltà di assicurare un futuro in linea con gli anni passati, soprattutto in un periodo economico caratterizzato dall'aumento dei costi e stressato dal Covid prima e dagli alti tassi di interesse poi. Dall'altra, il nuovo arriva con la certezza di fare bene portando con sé nuove risorse, entusiasmo e voglia di fare. Uscire al momento giusto poi aiuta tutti, tifosi compresi.

[continua]

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