Il problema del Verona è semplicissimo, nella sua complessità, e lo ha sintetizzato alla perfezione Gattuso nell'intervista di fine gara: la squadra che 4/5 mesi fa sembrava dover ammazzare il campionato con il gioco e gli interpreti migliori a disposizione ora è preoccupata e per questo non riesce più ad esprimersi come vorrebbe. Di conseguenza, nel vortice della frustrazione del tifoso, anche la negazione di un rigore SACROSANTO pesa all'inverosimile. Malafede, cospirazione di Palazzo o desiderio del presidente Setti di non voler salire in A sono le sciocchezze che si sentono in giro. Tutte frutto della difficoltà di non riuscire a spiegare razionalmente perché il gioiello è sfuggito di mano (da Cittadella in poi), più che reali convincimenti. Il catastrofismo e le teorie complottistiche nascono dall'incapacità umana di giustificare quello che accade, di comprendere l'inadeguatezza e gli errori che invece fanno parte di noi. Pertanto, passa quasi sotto traccia il duplice attacco fatto alla squadra dal Presidente in conferenza in merito alla scarsa concretezza dell'attacco e al gol «da stupidi» (parole sue) che abbiamo preso. Certo, fa molta più audience concentrarsi sull'abbaglio arbitrale piuttosto che sul pomeriggio tutto sommato tranquillo che ha trascorso Ujkani (una sola parata su Ganz, tutt'altra storia rispetto a Lanni 15 giorni fa), del comportamento mediocre registrato dalla squadra nel secondo tempo, degli errori di Pecchia che ha puntato sul frastornato Boldor in difesa e ha tolto Siligardi, lucido e in palla, giocatore che riesce ad esprimere la sua qualità quando ricopre una posizione centrale. Del fatto che, in definitiva, il Verona si regge esclusivamente sulla caratterialità di Franco Zuculini e sulle giocate del capitano. E gli altri, che fine hanno fatto?
Lo stesso tifoso, disperato e complottista per disperazione, ha completamente dimenticato il bruttissimo pareggio di Vercelli rimediato a tempo scaduto dopo l'ennesima prestazione scadente in trasferta. E che, in genere, se non porti in classifica 3 punti con Ascoli, Pro Vercelli e Pisa forse qualche problema di base esiste. Insomma, se tutto il nostro presente e futuro si giocherà intorno ad un rigore negato significa pensare davvero che Napoleone abbia perso tutto (Impero e onore) a Waterloo per colpa dell'acquazzone che aveva infangato e bloccato le truppe sul campo di battaglia. Ma se un domani dovessimo (speriamo di no) maledire questi due punti persi per strada dovremmo avere l'onestà di mettere sullo stesso piatto dell'errore arbitrale anche quello dal dischetto di Romulo contro l'Ascoli e quello collettivo di Vicenza, Latina e Avellino.
Ha ragione Gattuso, sta crescendo nel Verona la paura di non farcela. Una volta passati in vantaggio non abbiamo chiuso la partita. Nella ripresa ci siamo addirittura fermati cercando in questo modo di congelare il risultato. È chiaro che il Verona teme di non farcela. Teme la lotteria dei playoff. Teme che qualcosa vada storto, che gli si porti via quanto meritato (sulla base di cosa, poi?). Non è stato preparato a soffrire, a difendere il risultato acquisito (anche dal punto di vista tecnico, tra l'altro). In campo e fuori. Contro gli avversari e con se stesso.
Se vogliamo, questa è una versione nuova di quanto accaduto l'anno scorso. Chi pensava che la formazione di Mandorlini avrebbe dovuto lottare per non retrocedere? Nessuno. Quel Verona era nato per disputare un nuovo campionato tranquillo, per lanciare giovani di prospettiva, per godersi l'autunno di Toni e la qualità di Pazzini, suo erede naturale. Si sentiva nettamente più forte dei punti che aveva. Portava via punti pesanti a Roma, Milan, Inter e Fiorentina ma aveva il panico negli scontri diretti, quando doveva confrontarsi con la realtà e lottare per non precipitare. Non ha mai capito il pericolo che stava correndo e quando ha visto la classifica compromessa si è pianto addosso. Difatti, non è riuscito neppure a conquistare il penultimo posto. Per questo non ha lottato per salvarsi. Nessun complotto, solo inadeguatezza da parte della leadership.
Di chi è la colpa oggi? Sicuramente la società appare sempre troppo fredda, distaccata, lenta nelle decisioni. Sembra indifferente a tutto. Franco Z, uno dei pochi eroi positivi ai quali ci aggrappiamo, ha detto candidamente che sta rivivendo lo stesso campionato del Bologna, quando Fusco fece uno squadrone ma lo mise in mano a Lopez, un debuttante. Per salire la nuova società mandò via entrambi. Pecchia appare un tecnico preparatissimo e anche molto meno rigido nel modulo di altri allenatori che abbiamo avuto. Ma è anche autorevole? Sa gestire la tensione e le fragilità della squadra? Non credo proprio, visti i risultati. La scommessa del presidente e di Fusco, a questo punto, è un atto di fede o la mancanza di alternative? Chi dovrebbe risolvere questo disagio che sta compromettendo il campionato e non riesce a farlo: la proprietà? la dirigenza? Il tecnico? Qualcuno ne dovrà rispondere, prima o poi.
Anche perché, per quello che ho visto finora, non sono tanto la Spal o il Frosinone a preoccuparmi. È il Verona che non riesce ad essere alla loro altezza.
C'è ancora qualche speranza prima di cedere definitivamente alla lotteria dei playoff, ovvero il mese di aprile: 7 partite in un mese pazzesco possono mettere tutto nuovamente in discussione. Certo, se andiamo a Trapani (senza Bessa e Romulo squalificati) con l'atteggiamento da fighetti senza idee che abbiamo avuto per 91 minuti anche a Vercelli prendiamo 4 pappine come il Bari e il Benevento. Poi riceviamo lo Spezia e andiamo a Novara, squadre toste in lotta per i playoff. Visto il fallimento delle ultime 3 gare, però, non possiamo più far conto sul potenziale degli avversari per fare punti, visto che ognuno lotta per un proprio traguardo e noi dobbiamo imporre il nostro. Ecco perché, sulla carta, questo turno infrasettimanale potrebbe aprire nuovi scenari nell'inseguimento al secondo posto. In teoria, 3 punti in 10 gare sono recuperabili in condizioni normali, ma diventano insormontabili se continui a sprecare energia a lamentarti. Occorre recuperare serenità, concentrazione, fiducia nei propri mezzi. Il resto, caro Bonaparte, è solo una mera questione metereologica.
Massimo
Colonna sonora: Up with People, Lambchop