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HELLAS VERONA / Canone Inverso

MAI DIRE MAI


MAI DIRE MAI

L'Olanda è il paese delle dighe e dei mulini a vento, ma non solo. Gli olandesi considerano loro stessi un popolo in bilico, abituato da sempre a vivere per tre quarti su un territorio sotto il livello del mare, costretto a ricorrere a forme diefficienza esasperata per contrastare il rischio concreto di inondazioni. Del resto, nel vicino 1951 metà nazione fu sommersa dalle acque e negli ultimi anni il livello del mare è continuato a crescere in maniera costante e preoccupante. A ben vedere, persino la bolla speculativa dei tulipani della prima metà del 1600 ha origine da un eccesso di efficienza, non ingenieristica ma finanziaria. Quando un fiore come il Semper Augustus fu scambiato alla borsa di Haarlem per la bellezza di 6000 fiorini e c'era gente che si vendeva immobili, terreni e allevamenti di bestiame pur di accaparrarsi a prezzi esorbitanti i bulbi o addiritturaacquistava 10 volte tanto l'intenzione di piantarli (i primi contratti futures al mondo) capiamo che le crisi dei mercati capitalistici sono tutte uguali tra loro. Partono dall'ingordigia e dalla vanità umana e conducono inesorabilmente alla povertà prima e al cambiamento poi. Gli olandesi, memori della loro condizione, nei secoli successivi hanno sempre affrontato le difficoltà a cui si trovavano di fronte a suon di efficienza, anticipando spesso soluzioni radicali e facendo scuola in molte circostanze. Così, senza perdere troppo tempo, lo scorso 20 ottobre il governo ha praticamente salvato la ING Directpatrimonializzandola con 10 miliardi di euro pubblici. Così, lo scorso 4 febbraio abbiamo assistito alla prima fusione tra 2 società di calcio, il Roda Kerkrade e il Fortuna Sittard (appartenenti a campionati diversi...) in difficoltà economica. Naturalmente i tifosi si sono opposti, hanno manifestato per le strade il loro dissenso, ma la questione è stata gestita dalle forze dell'ordine. Tutto è stato pianificato: a partire dal prossimo campionato, la nuova società prenderà il nome di Sporting Limburg e giocherà nell'impianto sportivo del Roda consentendo un risparmio reciproco di circa 20 milioni di euro. Ripeto, 20 milioni di euro. Rimarranno sì e no 3 o 4 mesi per recriminare ancora un pochino, poi si farà esattamente come è stato stabilito. Per continuare a restare ancora con i piedi asciutti sopra il livello del mare.

LA CRISI IN ATTO Indubbiamente chi mi legge da tempo deve trovarmi particolarmente noioso in questo periodo. A volte, persino pedante. E' dallo scorso 27 ottobre che, appena posso, metto in mezzo argomenti collegati con lacrisi economica per riuscire a comprendere quello che sta succedendo e quello che succederà. Altrove non è così. I tifosi in genere campano felici nel loro mondo astratto fatto di rivincite personali e di speranze (o illusioni) di un futuro migliore. Anche i giornalisti sportivi, nei quotidiani o nei loro blog, evitano il più possibile di affrontare temi del genere. Un po' perché è meno doloroso discutere di stupidaggini come i punti che mancano ai playoff, un po' perché ci fanno sentire come la gente che danza incurante nella sala da ballo mentre il Titanic sta puntando diritto verso l'iceberg. Sanno bene che al primo scossone cadremo tutti per terra, ma ci fanno credere che sarà stato solo colpa della musica.

Parliamoci chiaro, si può ragionevolmente pensare oggi di fare investimenti nel calcio? Che senso ha aver acquistato una società indebitata come il Verona? Come si può ipotizzare di puntare in alto senza guardarsi un attimo intorno e capire prima dove stiamo andando a finire? Come si può credere che il calcio, nelle condizioni e ai prezzi attuali, interessi ancora a qualcuno?

Non ci dimentichiamo che non siamo affatto in grado di comprendere quanto durerà questa crisi e quali conseguenze porterà per tutti noi. Se davvero la dovessimo confrontare con quella drammatica del 1929 (speriamo proprio di no...) come dicono in molti, allora dovremo attendere 3 o 4 anni per uscirne fuori. E nulla sarà più come prima. Non ci dimentichiamo che quella crisi consegnò l'Europa ai regimi totalitari e al protezionismo e - in una concatenazione di eventi storicamente provati - alla seconda guerra mondiale. Oggi molte di quelle situazioni non sono più presenti, è vero, ma stiamo comunque convivendo con la limitatezza delle risorse energetiche e con la difficile convivenza con popolazioni di religione diversa dalla nostra. L'unica cosa che dobbiamo mettere in conto adesso è che presto saremo differenti nelle abitudini e nelle esigenze. Per uscirne fuori dobbiamo abituarci da subito a cambiare, ci suggerisce Alberoni.

LA CRISI NEL CALCIO Intanto stiamo assistendo alle prime conseguenze negative nel mondo del pallone. I giorni scorsi ho assistito a un stucchevole programma televisivo di un network privato nel quale si facevano i conti in tasca alle prime 4 società italiane. Il Milan, con Mediaset che capitalizza in borsa il 50% meno dell'anno scorso e con i figli del premier poco interessati a finanziare ulteriormente il calcio, deve fare i conti con una squadra da svecchiare in fretta e con i fallimenti di Ronaldinho e Sheva. La Juventus pare sia costretta a mettere sul mercato Buffon. L'Inter non rinnoverà il contratto a 4/5 giocatori «pesanti» e si concentrerà sulla difesa ad oltranza di Ibrahimovic. La famiglia Sensi è costretta a mettere sul mercato parte del patrimonio (il business petrolifero) per rientrare dalle esposizioni bancarie. E poi ci lamentiamo che le squadre inglesi ci abbiano spazzato via in Champions League...

Sul resto dei campionati la strage è già in atto. Tra B e C ci sono una dozzina di società penalizzate per inadempienze varie. Il Pescara è fallito e rinato prima di Natale. Adesso spera di fare in tempo anche la Pro Patria. Noi, che facciamo tanto i moralisti con i guai altrui, vedevamo solo 60 giorni fa nel fallimento dell'Hellas l'unica soluzione di salvezza se Martinelli non avesse tenuto duro e deciso di portare a termine il passaggio di proprietà. Ovunque ci sono difficoltà da gestire in maniera più o meno pressante, mettiamocelo bene in testa. Ovunque si useranno i mezzi consentiti per salvarsi nella maniera meno dolorosa possibile.

In questo contesto, è stato molto interessante quanto ho appreso alcune sere fa da un procuratore di calciatori che conosco e che attualmente non sta curando gli interessi di alcun gialloblu. Il mercato è in crisi già da alcuni anni. Nessuno compera più e nessuno riesce a realizzare plusvalenze. I giocatori sei costretto a tenerteli per anni fino alla scadenza naturale del contratto e saranno poi loro - con i loro procuratori - a offrirsi svincolati ad altre società. Così, quello che le società risparmiano con l'acquisto del cartellino lo possono negoziare direttamente nel reddito. Insomma, i casi Pegolo e Adailton sono prassi ovunque e non certo nostre eccezioni. Per assurdo quindi, sono molto più avvantaggiate le società che hanno rose leggere, senza troppi giocatori di proprietà, perché alla fine del campionato discutono liberamente se trattenere o meno i giocatori migliori. Siamo entrati insomma in un mondo nel quale non sei più tu a cercarti il calciatore per quel determinato ruolo, ma sono gli altri a offrirtelo gratis pur di liberarsi dei costi vivi (voce stipendi). In alternativa c'è la concorrenza di quelli che si sono appena liberati.

Ovviamente sono rimasto colpito dalle nuove dinamiche anche perché, evidentemente sbagliando, ho criticato per mesi la politica di disimpegno estivo del Verona mentre guardavo con una certa invidia quella del Chievo che ha un parco giocatori impressionante distribuiti tra B e C.A questo punto mi devo ricredere ed ammettere che le scelte fatte a suo tempo da Previdi e Arvedi si sono rivelate molto più attinenti alla realtà e più lungimiranti di quelle di Sartori e Campedelli che per anni hanno lavorato solo per accumulare giocatori. Ed ecco perché quando arriva qualcuno (Martinelli) che ha ancora un po' di soldi da spendere riesce a portare a casa il contratto di 3 nuovi giocatori l'ultimo giorno di mercato.

NUOVI SCENARI Come sono messe realmente Hellas e Chievo? Qual è la situazione attuale di Martinelli? E quella di Campedelli? Fuori dal calcio, nei loro business principali, quanto sentono la crisi economica? Quanto pesa la loro passione nei conti aziendali?

Nei giorni scorsi ha fatto sensazione il mai dire mai rilasciato da Campedelli sulla Gazzetta in merito alla fusione con l'Hellas. Come se l'assurdo possa trasformarsi, da un momento all'altro, in inevitabile. Ma molto più male ha fatto l'assenza di un comunicato ufficiale di replica da parte di Martinelli nel quale rifiuta categoricamente ogni ipotesi di aggregazione. Oramai sono mesi che, una volta l'uno, una volta l'altro, si lanciano messaggi reciproci di corteggiamento, cui rispondono silenzi sempre più imbarazzanti. Per i tifosi sicuramente, non certo per loro.

La crisi in atto è arrivata anche a Verona e c'è gente in giro che sta cercando di recuperare efficienza. Qualcuno vuole rientrare in fretta dalle forti esposizioni che ha sostenuto, qualcun altro ha bisogno di assicurarsi appalti e lavoro per i prossimi 2/3 anni, qualche altro infine deve assolutamente muovere capitali ingessati. Lo ha detto chiaramente, in maniera un po' brutale, Rasulo nel suo blog citando nomi e scenari che tutti conosciamo bene e che accompagnano Martinelli sin dal giorno del suo insediamento. Certo, qualche tifoso ci è rimasto male e ha risposto in maniera seccata. Ma fa parte della categoria di coloro che considerano ancora il calcio un mondo a parte nel quale conta solo quello che succede sul campo di gioco e che viene alimentato dalla disponibilità (ovviamente illimitata) di chi ci sta dietro. Un mondo fatato, insomma, simile a quello dei cartoni animati per i bambini nel quale l'unico metro di giudizio è quanto ci si diverte e mai quanto costa lo spettacolo.

Che risveglio sta per ricevere!

E' vero che al momento in Italia non è ancora arrivato il modello olandese dello Sporting Limburg, ma solo perché qui da noi il calcio è finanziato molto dal nero. Del resto noi siamo il paese che dichiara 18.000 euro all'anno! Ma è solo questione di tempo, credetemi. Oramai il precedente c'è e noi non saremo certo immuni dalle conseguenze della crisi. O Martinelli riesce in fretta a trovarsi un socio forte con cui condividere il rilancio del Verona, si affida a uno staff dirigenziale di spessore, dichiara in fretta e in maniera inequivocabile (e magari anche sprezzante...) di non aver niente da spartire con quelli della diga, oppure i giochi con il Chievo sono già stati fatti e si sta cercando solo di abituare i tifosi. I tempi della comunicazione, con il Chievo non ancora salvo e il Verona non ancora promosso, non sono pronti.

Buona Pasqua a tutti! In mezzo al cambiamento in atto e alle tante incertezze questa è rimasta una garanzia. Con un uovo più piccolo rispetto all'anno scorso però e con una sorpresa sempre più striminzita. O forse gigantesca, chissà.

Massimo

COLONNA SONORA La lingua continua a battere dove il dente duole. Il raggiungimento della tabella valeriana è tristemente compensato dal pareggio (meritato) del Chievo in casa della Juventus e dal successo di Spal e Ravenna. Poiché i 4 punti di distanza dai ferraresi sono un solco profondo quanto quello scavato da Campedelli dal terz'ultimo posto in classifica, non riesco a gustarmi il successo odierno come vorrei.

In onore degli ospiti, però, propongo loro la splendida versione di Mina di Can't take my eyes off of you che toglie ogni imbarazzo alla volgarità ma che condanna la Pro Sesto ai playout.

Hellastory, 06/04/2009
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18/06/2009   (segue)
06/04/2009   MAI DIRE MAI
16/03/2009   NO ALLA FUSIONE!

BRAVO ZANETTI!


Quanto di buono avevamo visto a partire da metà febbraio (l'Atalanta ha dato evidentemente la scossa decisiva) si conferma in queste ultime partite con una difesa finalmente compatta e autoritaria e un centrocampo duttile. Fateci caso, ora tutti i gialloblù si sentono molto più a loro agio. Sanno cosa fare, non mollano mai. E il tutti di cui sopra va riferito davvero alla rosa allargata perché in questo momento il Verona fa punti e prestazioni pesanti anche senza Serdar, Tengstedt, Suslov che sono poi i giocatori più rappresentativi.

[continua]

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