Il Verona non riesce a riscattarsi. Non è più in grado di riemergere. Il ritiro? Una perdita di tempo. Purtroppo, ci sono macigni che lo trattengono, lo appesantiscono, lo fanno sprofondare sempre giù. La logica matematica insegna che, se ti piazzi al quart'ultimo posto in classifica (grazie allo spareggio vinto) nell'anno 1 e poi non inserisci qualità alla squadra, sei il primo candidato a chiudere all'ultimo posto di classifica nell'anno 2. Questa è la prima zavorra. Tanto banale quanto assurda da doverla ricordare.
Quando poi le vicende imprenditoriali della proprietà non procedono nello stesso verso e sei costretto, ogni anno, non solo a non investire ma addirittura a togliere capitale dall'attività redditizia per tamponare le disgrazie dell'altra finisci inevitabilmente per danneggiare entrambe. Non esiste un travaso a pareggio. Infatti, è pressoché impossibile risolvere i problemi dell'una mentre stai impoverendo l'altra. Oggi il Verona vale il 30-40% in meno di due anni fa. Non solo a causa della perdita di valore dei giocatori conseguenza del Covid (fenomeno che riguarda tutti) ma anche per il mancato reinvestimento delle plusvalenze. Non solo, l'urgenza di vendere, motivo primario per il quale D'Amico ha chiesto di andarsene, limita il beneficio stesso della plusvalenza in sede di trattativa. Si pensi a quanto valore è stato sprecato dalla svendita di Simeone, Caprari e Barak. Setti, lo ha detto più volte, ha creato una società che deve auto alimentarsi. A parte il fatto che questo non è completamente corretto, visto che parte consistente dell'utile aziendale non è stato poi investito nella società stessa ma incassato e dirottato altrove, questo spiega perché sia costretto ad andare avanti puntando su scommesse (di allenatori, giocatori e direttori sportivi) e non su certezze. Del resto, se non hai disponibilità sei costretto ad osare, a rischiare. Non c'è alcuna programmazione nel Verona, solo gestione dell'emergenza.
Fa riflettere, in tal senso, l'assurdo investimento nel Mantova, dove Setti ha fallito su entrambi gli obiettivi (rivalutare i giovani della Primavera e portare la squadra ai playoff): non solo sono stati distolti capitali che potevano essere investiti in gialloblù, ma ha concluso il suo percorso virgiliano con una mesta retrocessione. E ora, guarda caso, la liberazione da Setti ha coinciso con il ripescaggio in Lega Pro e una vetta di classifica che fa sognare alcuni, da quelle parti, in un prossimo derby in serie B. Mantova è, in forma minore, un'ombra nella quale riconosciamo la sostanza di quello che sta succedendo a Verona. Per questo Setti, le limitate risorse a sua disposizione e le continue scelte azzardate che è costretto a fare sono la nostra seconda zavorra.
Per Baroni questo è un anno particolare. Dopo il buon campionato disputato a Lecce ha assoluto bisogno di confermarsi per accreditarsi a tecnico meritevole anche di confrontarsi in serie A. Finora, le sue migliori prestazioni hanno coinciso con la capacità di vincere campionati di B, ma cavarsela anche nella massima serie è un'altra cosa. Di Baroni abbiamo subito apprezzato il buon senso mostrato in conferenza stampa e la disponibilità a lavorare con il gruppo a sua disposizione. Ma i risultati hanno smentito tutto. Ad oggi, non siamo in grado di definire una squadra, un modulo, le priorità: 13 formazioni diverse e continua sperimentazione hanno creato confusione, tensione, perdita di lucidità. Tutti continuano ad essere messi in discussione. A calcio si lavora prima sulla testa dei giocatori e poi sugli schemi. Baroni ha tolto invece ogni certezza alla squadra. Non solo, non riesce a preparare le partite. L'approccio completamente sbagliato contro Sassuolo, Frosinone, Monza e Genoa sono stati deleteri ai fini del risultato finale. Inutile nascondersi con i tentativi (tutti falliti) di reazione, è naturale che ci siano, il Verona non riesce mai ad esprimere il suo reale valore in campo. Tanto o poco che sia. Ecco perché, in questo momento, lo stato confusionale di Baroni e la fragilità che esprime la sua squadra sono la terza zavorra.
Sogliano, durante l'estate, è riuscito a liberarsi di alcuni giocatori che non avrebbero potuto più aiutare il Verona. Veloso, Ceccherini, Lasagna e Tameze hanno dato tutto quello che potevano o dal punto di vista tecnico o da quello motivazionale. Il problema è che non è riuscito a fare altrettanto con Faraoni e Lazovic. Saponara sembra che abbia 10 anni di più di quello che ha anagraficamente, altri sono improponibili. L'unica alternativa concreta è Terracciano (che qualcuno voleva persino vendere a giugno alla Salernitana per far quadrare i conti...). Ma il povero Terracciano è sempre più impegnato a coprire le involuzioni tecniche di Amione, Coppola e Doig. Lazovic e Faraoni oggi sono due leader fondamentali in crisi: i continui acciacchi, la condizione fisica precaria e soprattutto la mancanza di soluzioni alternative rappresentano la quarta zavorra di questa squadra. La responsabilità di questo la condivido tra Sogliano e Baroni.
Infine, la società e i suoi silenzi. La perdita di tempo del ritiro. Nessuno parla, nessuno chiarisce. Si vocifera da tempo di un possibile passaggio di proprietà ma anche questo non è motivo per rassicurarci. Genoa e Parma sono retrocesse l'anno in cui sono entrati i nuovi capitali; lo Spezia americano ha gestito malissimo la scorsa stagione. In pratica, non abbiamo alcuna certezza che con i soldi arrivi pure competenza. Men che meno se dovesse rimanere Setti con qualche ruolo societario. Questa situazione sospesa lascia perplessi e rappresenta la quinta e forse più grave zavorra. Non so se chi sta decidendo abbia deciso che va bene così e anche una retrocessione, con la conseguente rifondazione, possa rappresentare un punto da cui partire, oppure si sta illudendo che, come accaduto l'anno scorso, c'è il mercato invernale e ancora tutto il girone di ritorno per recuperare. A parte il reiterarsi di insopportabili brutte figure in campo, faccio solo notare che non vedo, al momento, né una Cremonese e una Sampdoria più deboli di noi e nemmeno uno Spezia a cui tendere. Da quello che si è visto finora siamo proprio noi la prima vittima sacrificale del campionato.
Massimo
Colonna sonora: Nothing arrived - Villagers