Nell'autunno del 1991 si svolse un evento meteorologico di straordinaria rarità e di incredibile violenza. Dalle Bermuda l'uragano Grace (chissà perché gli danno solo nomi di donna…) andò a frantumarsi contro un ciclone che scendeva da Terranova a cui si aggiungevano correnti fredde provenienti dal nord Atlantico. Questa tempesta perfetta fu un evento drammatico che sconvolse gli Stati Uniti per la sua intensità, narrato dal libro di Junger e reso ancor più celebre dallo stupendo film di Petersen pieno di effetti reali e di attori eccezionali. La storia narra la vita e la morte dell'intero equipaggio dell'Andrea Gail, arrampicatasi in un'avventura inverosimile per poter portare a casa il maggior numero possibile di pesci spada prima che l'inverno chiudesse la stagione della pesca. Erano tutte persone estreme, marinai divorziati o separati o semplicemente soli, con un bisogno disperato di soldi e di difendere la propria credibilità. In rabbia con loro stessi prima che con il mondo intero. E il mare, come un campo di calcio, rappresentava l'ultima speranza. L'ultima opportunità. Cambiamo pure il colore della scacchiera e la profondità del rischio, ma la vita di un pescatore ricorda abbastanza quella di un calciatore: entrambi dipendono completamente dalla propria abilità e da tutta una serie di eventi esogeni. Soprattutto quando perdono, perdono una parte di loro stessi. Che possono tentare di riconquistare solo rilanciando.
Il capitano Billy Tyne (George Clooney, ovvero Giampiero Ventura), reduce da alcune sfortunate battute di pesca (Udine, Napoli, Messina) aveva bisogno di compiere una grande impresa per sé e per gli armatori navali che speculavano il mercato del pesce e che gli avevano concesso la loro fiducia. Per questo, prima di salpare, aveva caricato in maniera stupenda i suoi uomini con la celeberrima: «Questo è il momento della verità! Qui si distinguono gli uomini dai buffoni!» alla quale si sentì rispondere in coro: «Dai comandante, facci sognare!» Una scena da brividi ragazzi!
Purtroppo gli eventi naturali ai quali stava andando incontro, assolutamente straordinari, hanno finito per prescindere dall'orgoglio e dall'esperienza, e anche dal valore dei suoi uomini. La pesca nel fertile banco di Flamish Cap era stata anche generosa (come lo sono stati i recenti successi ottenuti con Mantova, Cesena e Bari) ma il destino lo ha posto di fronte ad una soluzione sospesa: tornare indietro e perdere il carico evitando in questo modo la burrasca, oppure andarci addosso e tentare di tornare a casa in qualche modo. Il film, emozionantissimo, ha imposto che tutti quei piccoli uomini normali facessero la medesima scelta insieme al grido di «chissenefrega, buttiamoci nel casino!» e diventassero in quel preciso istante degli eroi, dei martiri. Vincere o morire.
L'Andrea Gail è il Hellas Verona cui il destino, beffardo, ha imposto quest'anno una tempesta perfetta. Perfetta perché irripetibile nella combinazione degli eventi; perfetta perché di una violenza e cattiveria che non ha eguali, come onde alte oltre 30 metri e venti a 190 chilometri orari; perfetta perché ci lascia in una situazione definitiva sospesa: i playout. Anche qui: vincere o morire.
Parliamoci chiaro, quando ricapiterà di entrare in collisione con:
- una squadra, l'Arezzo (il ciclone) alla quale possono essere riconosciuti al termine del Campionato 6 punti di penalizzazione decretandone di fatto la salvezza automatica.
- una squadra, la Triestina (l'uragano Grace) che ha ottenuto la propria salvezza giocando a Piacenza contro un avversario importante ma decimato da infortuni e squalifiche.
- due squadre, Modena e Vicenza (le correnti fredde), che hanno giocato contro formazioni prive di motivazioni ottenendo i 3 punti necessari per evitare i playout.
Adesso però la salvezza finale dipende esclusivamente da noi. Siamo entrati nel vortice e abbiamo di fronte un unico ostacolo, determinato quanto si voglia, ma umano e battibile: lo Spezia. Non innaturale e perfetto come la tempesta.
Ho due certezze che mi sento di condividere. Innanzitutto il fatto che la nostra Andrea Gail è composta da gente tosta, marinai che vogliono rabbiosamente riabbracciare la terra ferma, le loro donne, i loro bambini. Scaricare montagne di pesce spada e urlare a tutto il mare il proprio valore. Dirò di più, il Verona che ho visto domenica ha tutti i requisiti necessari per vincere e per offrire ai propri tifosi un finale diverso rispetto al film.
E poi, visto il Bentegodi pieno e colorato come ai vecchi tempi, mi ritorna in mente quella splendida frase del film che pronunciarono insieme il marinaio Bobby pochi attimi prima di affogare e, a centinaia di chilometri di distanza, la sua fidanzata Christine che lo stava piangendo al molo: «Nessun addio. C'è solo amore, solo amore.» E' proprio così, caro Verona: comunque vadano questi stramaledetti playout, nessun addio. C'è solo amore da parte nostra, solo amore.
Massimo