La vita umana è un eterno conflitto. L'uomo muore con le armi in pugno (Arthur Schopenhauer). Questo è lo spirito che contraddistingue (o dovrebbe contraddistinguere) ogni vicenda umana. Il calcio, sicuramente tra le passioni meno nobili, è sufficientemente importante per tenere accesa una persona. L'eterno conflitto è tra ciò che è, e ciò che vorremmo fosse. Cosa siamo noi senza un desiderio, un obiettivo, una speranza? Soldati disarmati in fuga costante, alla ricerca di alibi plausibili da spacciare a noi stessi e di ipotesi complicate. Mai di soluzioni.
Sulla partita di ieri c'è poco da recriminare, la Lazio è la squadra più in forma del campionato e sta correndo spedita verso il secondo posto in classifica. Ci siamo presentati senza Sala, Jankovic e Juanito, abbiamo avuto l'occasione di sbloccare subito il risultato (c'era il rigore?) e colto il palo con Moras del possibile immediato pareggio. Ritmi pazzeschi, differenza disarmante. Eppure abbiamo tenuto. Il risultato non fa testo. Onore alla Lazio.
Tuttavia, superati i due round con il Cagliari, il terzo - quello del calendario terribile (Milan, Napoli e Lazio) - porta in dote ben 4 punti, bel gioco e ritrovata sicurezza di sè. Lazio a parte, s'intende. Molto oltre ogni più rosea immaginazione. Dopo la pausa, contro il Cesena al Bentegodi, il Verona potrebbe chiudere definitivamente la pratica salvezza lasciando che Cagliari, Cesena e Atalanta se la vedano tra loro. I 40 punti, soglia più psicologica che matematica (anche quest'anno ce ne vorranno di meno), sono a portata di mano con 10 gare ancora da disputare. Scaramanzia a parte.
Il problema viene dopo. Dopo un brutto girone d'andata e un inizio di ritorno vergognosamente in caduta libera, l'Hellas si è ripreso con prestazioni di assoluto rispetto riconquistando fiducia nei propri mezzi e dignità. Troppo brutto e complessato prima, finalmente realizzato ora. Sì, ma poi?
Poi comincia un nuovo campionato. L'ennesimo. La squadra, dopo aver affrontato il Cesena, entrerà in una fase senza più molti stimoli. Finire 10° o 17° cambia poco. Il tifoso invece, sempre coinvolto e insaziabile, vorrebbe vedere la propria squadra dare il massimo fino al termine. Per noi vale il detto del filosofo: quello che abbiamo può non farci felici, ma quello che ci manca ci fa sicuramente infelici. Sarebbe fantastico vedere ancora giocare i gialloblu come contro il Napoli e il Milan. Ma, lo sappiamo bene, non scendono in campo i tifosi.
Certo, ci sono ancora un paio di gare con stimoli sufficienti (il derby da vendicare e la Juventus all'ultima giornata, a giochi conclusi da tempo) ma è poca roba, temo che il più sia indirizzato verso prestazioni mediocri, frutto di pareggi appagati e sfide del tutto prive di schermaglie. Palermo, Genoa, Sassuolo e Udinese hanno già iniziato a tirare a campare, per loro il campionato è finito da un pezzo. Ogni domenica se ne aggiunge una. Nemmeno il nostro calendario ci aiuta, è un approdo in discesa verso il lunare Mare Serenitatis. Che poi per chi (come i nostri dirigenti) ha predicato da mesi umiltà e obiettivo salvezza è un traguardo ambitissimo. La politica dei piccoli passi, quella che ti rende sempre inadeguato. Fossimo un pochino furbi, con 30 punti a disposizione, avremmo addirittura il percorso giusto per un finale in crescendo alla conquista di qualche posizione ambiziosa di classifica. Inutile illudersi più di tanto, questo è il grosso limite dei lunghi campionati che si chiudono in anticipo.
È un peccato perché, in genere, ciò che rimangono sono proprio la conclusione, la meta conquistata, le difficoltà superate. Non quelle incontrate. Dice ancora il filosofo: di una persona si guarda la vetta e non la base. Con tutti gli infortuni e le difficoltà a trovare una quadratura, una chiusura importante sarebbe un messaggio importante di attaccamento ai colori e di determinazione a non accontentarsi mai. Che è caratteristico dei veri campioni. Come Luca Toni, ad esempio. Ma quanti altri campioni abbiamo in squadra? Anche perché, conclude il maestro, se vuoi godere di ciò che vali, devi prima dar valore al mondo in cui vivi!
Ho l'impressione che conviene cominciare a frenare la nostra adrenalina già con la pausa della prossima settimana.
Massimo
Colonna sonora: Oran di Ibrahim Maalouf, primo brano della meravigliosa colonna sonora del film dedicato alla vita di Yves SaintLaurent.