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HELLAS VERONA / Canone Inverso

L'ETA' ARZILLA


L'ETA' ARZILLA
L'ETA' ARZILLA

Una volta si diceva che l'uomo, passata la quarantina, entrava nella sua fase di maturità, quella dell'equilibrio e del culmine intellettuale. Oggi, l'asticella si è portata molto più in avanti. Almeno di una trentina d'anni. Se diamo un'occhiata in giro, gran parte del potere politico è in mano a settantenni e oltre: non solo in Italia abbiamo il Presidente del Consiglio di quest'età, ma anche gli Stati Uniti presentano il candidato del partito repubblicano suo coetaneo, per non parlare del leggendario sultano d'Arabia Saudita oppure di metà del parlamento cinese e di quello giapponese. Infondo, persino governanti contrarians come i fratelli Castro e Lula non sono certo dei ragazzini. Fuori da questo ambito le cose non sono molto differenti, basta dare un occhio a chi muove le fila della finanza, della medicina, del giornalismo, della cultura, della televisione e persino della musica. A cosa è dovuta questa diffusa gerontocrazia? Innanzitutto alle migliorate condizioni di vita, al venir meno di lavori fisicamente usuranti, al contributo della scienza che sostiene e prolunga il metabolismo umano concedendo perfino parvenze di rinnovato vigore fisico (grazie al viagra). Tutto questo però, da solo, non basta. A richiedere la presenza dei nostri anziani nei posti di comando contribuisce soprattutto il fallimento generazionale dei quarantenni/cinquantenni ovunque così fragili, complessati, continuamente alla ricerca di conferme dal punto di vista affettivo e professionale. Dei trentenni poi non abbiamo alcuna traccia, dato che sono viziati e non hanno ancora deciso cosa faranno da grandi e neppure dei sessantenni angosciati dalla loro crisi di identità da prepensionamento. Insomma, per uscirne fuori pare proprio che non ci resta che affidarci ai nostri gagliardi vecchietti.

L'Hellas Verona, che non perde occasione di fare propria ogni brutta consuetudine che c'è in circolazione, in questo campo addirittura raddoppia: non solo abbiamo l'armatore più anziano d'Italia, ma anche l'ammiraglio dovrebbe essere in pensione da diverso tempo. Anche perchè la nave di cui stiamo parlando è una bagnarola arrugginita senza bussola e collegamento radio e così il viaggio che dobbiamo intraprendere è affidato completamente alle loro rughe (intese come esperienza di vita), ma anche ai loro acciacchi. Questo, se devo essere sincero, mi mette un po' inagitazione.

Inevitabilmente manca qualcosa a questa coppia di vecchietti. Che può essere il sano conflitto generazionale, oppure l'elasticità mentale, oppure la sensibilità di riconoscere rapidamente gli errori che possono commettere in buona fede, sordi come sono dell'eccesso di sicurezza che si portano appresso.

Per nostra fortuna, almeno su uno dei due possiamo sicuramente contare. Zio Nardino è un personaggio al quale siamo tutti molto affezionati. I più lo ricordano per il suo trascorso gialloblu in un'epoca decisamente migliore di questa; ognuno di noi gli riconosce una parte di merito nella salvezza di quest'anno. Come fare allora a non fidarsi anche questa volta?

L'altro però, sempre in bilico tra entusiasmo e rammarico, non riesce a rappresentare un punto di riferimento. Un po' perché si trova a fare all'improvviso il presidente di una squadra di calcio, lui che del calcio è stato sempre e solo un tifoso; un po' perchénon si è ancora reso conto che è difficile coniugare la passione con i risultati e con gli interessi economici. Il problema di fondo è che Arvedi ha sempre bisogno di una persona forte accanto, in grado di prendere al momento opportuno decisioni importanti, poco emotive, lucide. Lui, al di là dei soldi che versa, non è in grado di offrire alcun tipo di contributo di leadership alla squadra. Merita rispetto (ci mancherebbe) ma non trasmette affatto autorevolezza. Per questo è stato costretto ad affidarsi, di volta in volta, a Cannella, Galli, Previdi.

In questo contesto, obiettivamente anomalo, cosa può accadere l'anno prossimo?

Difficile dirlo, anche perché abbiamo appena lasciato la condizione di emergenza nella quale tutti lavoravano all'unisono per un unico obiettivo. Adesso c'è più tempo a disposizione (anche per litigare) e dobbiamo affrontare la fase delicata della ricostruzione. Sarà la trappola delle verifiche diluite nel tempo a fornirci un riscontro esatto sulla loro convivenza.

Previdi è comunque una persona dotata di esperienza e buon senso. Ha un segretario efficiente (Prisciantelli) e tutta la fiducia possibile e immaginabile da parte del conte. Almeno per il momento, non vedo problemi. Proprio grazie a questi motivi, ha convinto facilmente il presidente ad impostare il nuovo Verona secondo la sua volontà.

A tal proposito, sono convinto che stia affrontando la faccenda gialloblu come una vera e propria missione. Lo vedo molto coinvolto, entusiasta. Questo è un atteggiamento tipico delle persone anziane che si pongono nei riguardi di ogni nuova avventura con tutto loro stessi, forti delle certezze che derivano dall'esperienza acquisita e dall'incoscienza del poco tempo rimasto a loro disposizione. Sono molto più determinati e resistenti dei giovani, non c'è dubbio. Talvolta però, più cocciuti e difficili al dialogo.

Un esempio eclatante lo abbiamo avuto nella scelta del tecnico. Pellegrini è stato giudicato da Previdi come un allenatore bravo, meritevole addirittura della serie B, amato dai tifosi e dai giocatori, ma non adatto al Verona. Perché? Nessuno l'ha capito. L'allenatore che lui giudica invece adatto è Remondina, persona che conosce da tempo e che ha lavorato bene in provincia, ma con solo 2.000 persone che andavano a vederlo allo stadio e senza la pressione della piazza. Certo, il nuovo mister appare molto sicuro di sé, si sa vendere meglio di Davide, e ha anche il vantaggio di non portarsi appresso l'ingombro di aver salvato l'Hellas. (*)

Il nuovo Verona, rifondato nel nome di Previdi, non può avere spazio anche per Pellegrini la cui permanenza avrebbe potuto confondere, oppure offuscare, una parte dei meriti che si arroga. E se le cose dovessero andare bene – come tutti noi ci auguriamo di cuore – il peso specifico di quei meriti passerà completamente dalla sua parte, portandoci a dimenticare i numerosi contributi che sono venuti invece dalla panchina. Ecco perché ha scelto Remondina, pescato subito dopo il fallimento di Piacenza e lanciato ad affrontare i pericoli di una piazza ambiziosa. Ma così facendo, è diventato una sua creatura: se avrà successo in campo, questo si trasformerà inevitabilmente anche in un successo personale del suo anfitrione. Ci sta anche questo, per la carità! Però è giusto rendersene conto, perché fa parte del personaggio.

Ciononostante mi sento rassicurato dalla sua presenza in sede decisionale. Anche perchè, e questo è fondamentale, non percepisco in Previdi alcuna ingerenza esterna: lui non pensa affatto di usare il Verona per interessi personali, come accadeva invece con Cannella e Galli. Al massimo, cercherà di fare tutto il possibile per ottenere quanta più riconoscenza che può da parte dei tifosi gialloblu. Non dico che lavora per la gloria, ma quasi. E questo modo di essere rappresenta, allo stesso tempo, il suo pregio e il suo difetto maggiore. Oltre all'esperienza e alla probità che gli riconosciamo, c'è questa forma tenera e infantile insieme di voler diventare il protagonista assoluto della rinascita gialloblu.Previdi vuole arrivare laddove nessuno è stato capace in questi ultimi dieci anni.

Da parte mia, spero proprio che ci riesca: ne abbiamo davvero bisogno!

Poiché ogni avventura è comunque aperta a qualche rischio e difficoltà, quali sono quelli che corriamo questa volta?

Non credo che zio Nardino commetta errori nella scelta degli uomini. Un po' perché non ci fa la cresta, un po' perché ci sarà sempre lui a correggere eventualmente il tiro. Semmai, le difficoltà che possono emergere sono proprio quelle legate ai suoi limiti di età: la convivenza con gli umori del conte ad esempio è sempre appesa al filo dei risultati e del protagonismo reciproco; e poi c'è la difficoltà di uscire dal personaggio nell'interesse del Verona.

Ma questi sono problemi che ci porremo in futuro, quando e se dovessero capitare. Nel frattempo, se vedo quanta mediocrità abbiamo avuto in questi ultimi anni, benedico di cuore le rughe e gli acciacchi di chi dice di avere le idee chiare e che crede nel proprio lavoro. I risultati, qualche volta, sono figli anche di queste convinzioni.

Massimo

(*) Se è vero infatti che Remondina può annoverare nel suo curriculum 2 promozioni con squadre diverse (1 in C2 e 1 in C1), non ci dimentichiamo che anche Pellegrini è un vincente perché – al suo esordio in C1, lavorando con 2 formazioni diverse e operando in condizioni ambientali proibitive – è riuscito a portare il Verona ai playout, vincendoli pure.

Hellastory, 16/06/2008
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IL VERONA E' UN ASSET


Ogni passaggio di proprietà rappresenta per il tifoso la chiusura di un'epoca. Si perdono i riferimenti emotivi, si aprono nuove speranze, si teme sempre un po' anche per la competenza dei nuovi arrivati. Poi c'è il giudizio storico della (lunga) parentesi settiana definito dai suoi risultati sportivi, dalla permanenza in serie A, dallo spettacolo calcistico offerto (in termini di giocatori che lo hanno espresso e dei tecnici che lo hanno preparato), dall'immagine complessiva che ha ritratto il Verona sotto il suo comando. In tutto questo c'è soprattutto una stagione aperta e una salvezza da conquistare. Insomma, all'assalto del tifoso convergono tutta una marea di sensazioni nuove che eccitano ancora di più lo stato d'animo. Più una, alla quale non eravamo abituati: il passaggio da una proprietà individuale ad un fondo di investimento americano (private equity). Mettiamo subito in chiaro un punto: ogni passaggio di proprietà, a prescindere da quello che accadrà in seguito, è sempre un'ottima notizia. È sufficiente realizzare da una parte che il vecchio ha alzato bandiera bianca di fronte alla gestione del quotidiano, sempre più difficile da sostenere, e alla difficoltà di assicurare un futuro in linea con gli anni passati, soprattutto in un periodo economico caratterizzato dall'aumento dei costi e stressato dal Covid prima e dagli alti tassi di interesse poi. Dall'altra, il nuovo arriva con la certezza di fare bene portando con sé nuove risorse, entusiasmo e voglia di fare. Uscire al momento giusto poi aiuta tutti, tifosi compresi.

[continua]

Qual è stato il miglior gialloblu in campo in

H.Verona-Milan?



H.Verona    Milan


Belahyane R.

Coppola D.

Daniliuc F.

Dawidowicz P.

Duda O.

Ghilardi D.

Kastanos G.

Lazovic D.

Livramento D.

Montipò L.

Mosquera D.

Sarr A.

Serdar S.

Suslov T.

Tchatchoua J.

Tengstedt C.


 


Riepilogo stagionale e classifica generale




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