Ha perfettamente ragione Juric quando ci mette di fronte alla realtà: il Verona, per il valore tecnico a disposizione, è sopravvalutato. Lo conferma il recente rapporto monte ingaggi - punti conquistati che ci pone incredibilmente al secondo posto di classifica, dietro solo allo Spezia. Lo conferma anche la Sampdoria che può cambiare il corso della partita con l'innesto di gente come Candreva, Keita e Gabbiadini che noi neanche ce li sogniamo. Lo ribadisce infine lo stesso Juric che, da un mese a questa parte, parla solo di quello che è riuscito a fare finora, lui e i suoi giocatori, in questa difficile stagione evitando però ogni riferimento al futuro. Insomma, sono gli altri che stanno performando al di sotto delle aspettative, mica noi. Vero. Il problema è che, con il passare delle giornate, l'equilibrio si riduce sempre di più e, alla fine, i valori reali finiscono sempre per emergere. Solo al termine della stagione si capirà chi è cresciuto realmente. Tuttavia, mentre ognuno cerca di esprimere il meglio di sé, o per recuperare o per confermarsi, ovunque si parla del futuro. Per questo motivo ho la sensazione che il Verona abbia già dato tutto quello che poteva, e che le voci insistite su di noi non aiutino certo a recuperare concentrazione e motivazione. Al di là dei valori tecnici a disposizione (aggiungiamoci, lato nostro, anche gli infortuni di Veloso, Magnani, Ceccherini e Kalinic) quella vista a Genova è apparsa una squadra distratta, che si è bruciata in soli 45 minuti perdendo poi palloni facili e prendendo gol evitabili. Ecco perché, in un momento delicato come questo, il fatto che Juric non chiarisca in un senso o nell'altro la sua posizione non sta aiutando l'ambiente, ma anzi crea tensione inutile, agitando tifosi e giocatori.
Da quando mediocri giornalisti, avvezzi più al chiacchiericcio da bar che alla raccolta di fonti attendibili, devono giustificare la loro fastidiosa presenza ipotizzando le varie destinazioni del mister (al momento, la più esotica è il Napoli) tutto quello che rimane fino al termine del campionato diventa secondario. Del resto, raggiunta da tempo la salvezza, finire ottavi o decimi cambia poco. Le cose belle le abbiamo già viste tutte, e anche quelle brutte. Adesso rimane solo l'incertezza che si accompagna inevitabilmente a prestazioni mediocri e a distrazioni. Il Verona però merita serenità. E' una società piccola, con una gestione economica necessariamente oculata che vive di plusvalenze e orgoglio individuale. E per questo motivo nessuno riesce a comprendere ciò che sta capitando: se Juric è sotto contratto, che bisogno c'è di discutere del suo futuro? Se ci sono clausole che potrebbero liberarlo (anche rimanendo fermo, dice lui) perché non ci sono questi benedetti chiarimenti con la proprietà? È questa ambiguità che disturba, sono questi messaggi detti e non detti, questi silenzi rumorosi a dare fastidio. Di cosa c'è bisogno per mettere a tacere ogni cosa? Siamo forse all'epilogo di uno sfiancante tira e molla che va avanti da un anno oppure è un semplice gioco delle parti per cercare di spuntare qualche cessione in meno e qualche riscatto in più? Eppure, il mister ha ammesso a più riprese di avere un rapporto chiaro e di conoscere le disponibilità societarie, quindi: o le accetta e si mette l'anima in pace, o ammette una volta per tutte che non gli basta più. Ce ne faremo una ragione. Del resto, le disponibilità di Setti non cambiano nel frattempo. Questo è il Verona, e questo è quello che riusciamo invece ad esprimere in campo quando non c'è più la testa.
Aprile è il periodo in cui si pianifica la stagione successiva. Ovunque le decisioni future prescindono dagli obiettivi in corsa. Ci vuole solo chiarezza reciproca. E con la chiarezza ognuno riesce anche a liberarsi la mente e a concentrarsi sugli obiettivi ancora da raggiungere. E' molto probabile, infatti, che Gattuso lascerà il Napoli e Fonseca la Roma, eppure questo non esonera certo né i tecnici e neppure la squadra a credere nella conquista di un posto in Champions League o della Coppa di Europa League. Noi invece, raggiunti i fatidici 41 punti, ci siamo sospesi. In balia delle chiacchiere, degli appuntamenti sul futuro non ancora in calendario, della ricerca di nuovi stimoli professionali. E poi ci lamentiamo perché prendiamo gol così?
Il problema di fondo è che Juric è un allenatore bravissimo, in grado di creare gruppo. Ogni giocatore con lui sa esattamente cosa fare in campo. Il Verona ha sostanzialmente un unico modo di stare in campo, il migliore possibile con gli interpreti attuali. Perdere Juric significa mettere in discussione anche il potenziale espresso finora da questi giocatori. Chi dovesse arrivare non può certo replicarlo, avrà il suo stile, il suo modulo e le sue idee. Non possiamo dare per scontato che i giocatori sappiano adattarsi e che quindi la famosa classifica punti - ingaggio riesca a premiarci nuovamente. Parliamoci chiaro, cambiare tecnico comporta non solo uno sfiancante confronto con il predecessore in termini di risultati e non offre neppure alcuna certezza di riuscita. Anzi. Cagliari, Parma e in misura minore Genoa (almeno fino al tempestivo ed efficace arrivo di Ballardini) sono la rappresentazione concreta del fallimento conseguente alla recente discontinuità tecnica rispetto al passato, pur avendo a disposizione giocatori importanti.
Questa è una situazione antipatica. Il Verona è cresciuto tanto, dà spettacolo e genera apprensione agli avversari. Non so se ha dato tutto quello che poteva in questa stagione o se ha ancora testa e gambe per qualche impresa importante. Ma è un dato di fatto che questa situazione di incertezza non aiuta perché non capiamo se ognuno sta facendo fino in fondo la propria parte. Mi auguro quindi che Setti e Juric arrivino quanto prima ad un chiarimento definitivo che ci consenta di dimostrare che noi valiamo qualcosa in più dei 41 punti conquistati. Lo chiedo per rispetto di quanto di buono è stato fatto finora e verso chi, come noi, sta subendo questa condizione perennemente in discussione.
Massimo
Colonna sonora: il silenzio è d'oro.