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HELLAS VERONA / Canone Inverso

IL VIRUS E GLI OCCHI DI MADDE'.


IL VIRUS E GLI OCCHI DI MADDE'.

Faccio un passo indietro di una settimana e ritorno alla mia analisi sulla crisi del Verona. Volutamente, in quella occasione, ho concentrato la mia e la vostra attenzione sugli effetti del crollo e sulle possibili conseguenze future, ma ho evitato accuratamente di parlare del perché è accaduto tutto ciò e del virus che fatto impazzire il comportamento dei giocatori in campo. Qualcuno di voi se ne è accorto e mi ha posto direttamente la domanda. Non era il momento giusto per poterne parlare. Ora, dopo aver visto in sala stampa gli occhi di Maddè, credo proprio di sì.

IL VIRUS. L'occasione nasce subito dopo la partita di Bergamo con l'Atalanta: vittoria facile, quasi imbarazzante. Passano 3 giorni e si replica sullo stesso campo contro un' Albinoleffe in quel momento in affanno di gambe e di risultati. Di seguito la doppietta casalinga con Triestina e Fiorentina a pochissimi punti di distanza da noi possono cambiare definitivamente la storia di questo Campionato. Il Verona scavalca la colonna di sinistra della classifica e i punti che mancano al 6º posto sono più o meno quelli di vantaggio sulla zona retrocessione. Siamo a metà del guado. Gli infortunati di gennaio e febbraio stanno recuperando, la squadra gioca bene, segna con regolarità e ha imparato perfino a chiudersi efficacemente.

Eppure, in quel momento succede qualcosa. Non è affiorata la paura dell'avversario, anzi c'è la consapevolezza di essere più forti di lui; non c'è nemmeno la stanchezza, perché i gialloblu corrono bene, cioè è la palla che li segue e non viceversa; poi il calendario ci agevola in più di un'occasione.

Cosa accade a questo punto? da dove proviene il virus dirompente che nel giro di poco tempo distrugge tutta la consistenza e la sicurezza dei giocatori, facendo affiorare improvvisamente debolezza, fragilità e impotenza?

Vio, il preparatore atletico del Verona, giura che i test dei giocatori sono migliori del periodo di gennaio e febbraio; Maddè assicura che ogni partita è preparata con il medesimo scrupolo; Gibellini rassicura sull'intensità e sulla concentrazione della squadra.

Eppure, consentitemi di ripeterlo, in quel preciso momento succede qualcosa. Sono sicuro che ciascun tifoso veronese ha la sua risposta. Io proverò a proporre la mia.


•· «A questi giocatori mancano le palle»: sbagliato, confondiamo l'effetto con la causa e non spieghiamo perché «mancano le palle». Soprattutto perché proprio in un momento particolare sono mancate. Io stesso, appositamente, ho confrontato il Verona del 2001/02 con quello attuale senza parlare dei motivi diversissimi che hanno scatenato le 2 debacles. Allora esistevano evidenti contrasti all'interno dello spogliatoio, e qualche giocatore sapeva con troppo anticipo che non avrebbe più difeso a lungo i colori gialloblu. Quindi era meglio non difenderli più. Ma oggi?
•· «E' colpa di Pastorello»: detto così è troppo generico. Pastorello c'era anche quando abbiamo vinto a Bergamo, a Bari senza 7 titolari e a Treviso. Pastorello può avere tutte le colpe che vogliamo, ma non ha mai ordinato ai giocatori di fare brutte figure contro l'Albinoleffe, il Genoa, l'Avellino. Anche questa soluzione non mi soddisfa in pieno.

Il virus è subdolo, si insinua nell'animo e poi nella mente in maniera silenziosa e si trasmette da giocatore a giocatore al semplice sguardo. Qualcosa è accaduto, questo è chiaro. Forse riesco a ipotizzare perfino il giorno e l'ora, magari proprio sul pullman di ritorno dalla partita di Bergamo, in piena euforia. Ma tutto accade come con una lama infetta piantata dietro la schiena o come con un gas nocivo e incolore: quando senti la sua pressione o ne percepisci l' odore, sei un uomo morto.

Ecco per me come si è sviluppato il virus. Siamo forti> quando torniamo qui, ce li mangiamo> poi però dobbiamo faticare un po' con la Triestina e la Fiorentina, non sono così male> veramente finora non abbiamo faticato molto, ci veniva tutto così facile> ma perché dobbiamo soffrire: non si è mai vista una squadra promossa in serie A senza proprietario e senza società> certo i tifosi non avrebbero nulla da rimproverarci, hanno già trovato il colpevole e noi abbiamo fatto la nostra buona figura> ce la giochiamo, questo sì, ma senza stress> per fortuna non siamo mica a Firenze noi, dove devi vincere per forza> se anche perdiamo poi, il Verona non retrocederà mai: ha i conti apposto e tra qualche giorno incasseremo perfino lo stipendio di febbraio> tranquilli, il nostro Campionato finisce qui.

Poi però qualcosa non funziona: senza la solita carica agonistica, l'Hellas perde partite assurde e tutti gli scontri diretti. In trasferta le cose vanno ancora peggio: tutti hanno un motivo valido per mettere sotto la nostra squadra e lo fanno con inusuale violenza. Per forza, per tutti gli altri il Campionato ha ancora un senso!

Qualcuno se ne accorge: richiama la squadra e la porta in ritiro. Ma il virus si è oramai diffuso. Il Verona abbandona definitivamente la lotta per salire in serie A ma non teme ancora di retrocedere. Ora però comincia a temere se stesso. La Salernitana per poco non ci abbatte e l'Avellino ci umilia. E' la disfatta! Il virus ha contagiato tutta la rosa di Maddè, nessuno escluso. E' il tempo della vergogna e della paura.

Ma attenzione, però: la paura, sempre per colpa del virus, è proiettata sulle conseguenze che accadranno e non sulla causa scatenante. I giocatori temono i fischi, le uova tirate loro addosso e gli assalti dei tifosi più esagitati. Ma non hanno capito perché succede tutto ciò. Hanno paura per loro stessi, non per quello che hanno fatto. E' come quel bambino che ruba la Nutella e, scoperto, viene messo in punizione dai genitori; in futuro non ruberà più la Nutella, non perché questo è un atto sbagliato, ma per paura di subire nuovamente la stessa punizione.

Se avessero compreso gli effetti del virus dentro di loro, avrebbero saputo cosa rispondere ai tifosi, e soprattutto come farsi perdonare. Ma questo non è accaduto. Il virus li ha lasciati a terra fragili, piagnucolosi e impauriti.

GLI OCCHI DI MADDE'. Il pareggio con il Messina, squadra motivatissima e in forma smagliante, è un buon risultato. Senza Salvetti e Mazzola a centrocampo non avevamo né qualità né esperienza, eppure abbiamo tenuto; senza Comazzi dietro non avevamo il difensore adatto a contenere Di Napoli, eppure non ci siamo mai disuniti; in attacco poi, Myrtaj e Waigo ci hanno perfino provato facendo entrambi tutto da soli. Ma va bene così.

Il prossimo turno, a Livorno, sarà molto difficile. Recuperiamo altri giocatori importanti e giochiamo lontani dal Bentegodi, dove i gialloblu hanno effettuato le peggiori partite della stagione. Ma anche le migliori.

Non è più questione di avversario: se sei capace di battere la prima in classifica e perdere 6 a 0 con l'ultima, il valore dell'avversario conta poco. Oggi i giocatori infettati da questo virus, sanno che devono fare qualcosa per salvarsi. Salvare loro stessi prima di tutto e poi anche la squadra.

In sala stampa ho visto Maddè e ho fissato i suoi occhi: tutta un'altra storia dallo sguardo sperduto e affranto di Malesani con la barba lunga, ingobbito e trasandato. Lui stesso vittima del virus.

Qui c'è un uomo sano, solido nelle intenzioni, sicuro di sè, severo e dignitoso.

Non alza la voce, l'abbassano gli altri. Non parla a vanvera e non dice una parola di più. Non si fida della sua squadra, questo è chiaro, e vive alla giornata. Sa che il Verona - potenzialmente - non è inferiore a nessuno. Ma in realtà oggi è inferiore a tutti. La salvezza sarà la somma di partite difficili e generose come quella giocata con il Messina e Livorno è una nuova tappa per confermare il percorso. Se l'orgoglio tiene, possiamo uscire imbattuti.

Io non so esattamente fino a che punto il virus ha preso piede, né quanto rimane per annientare definitivamente il carattere di questi ragazzi. Ma di una cosa sono certo: oggi, non vorrei avere altro medico che non sia Sergio Maddè. Se qualcuno può riuscire in questo miracolo, questo è solo lui.

LA TREGUA. Propongo da subito una tregua tra giocatori e tifosi fino a fine stagione: loro, massimo impegno per salvarsi; noi basta fischi e urla; loro con il cuore in mano; noi sempre con loro; loro a moltiplicare loro stessi, noi a incitarli anche nelle più piccole difficoltà.

Una tregua incondizionata fino al 30 giugno in nome dell' Hellas Verona. Loro a fare esclusivamente il loro dovere di sportivi e a portarci alla salvezza, noi a raddoppiare il nostro amore e la nostra passione.

Poi però, finito il Campionato, non voglio più vedere nessuna di queste 24 facce insulse vestire ancora una maglia di cui sono assolutamente indegni.
Via, andatevene via lontano da Verona! Andate a fare danno più lontano possibile da qui.

Anzi, se volete di nuovo riconquistare il nostro affetto a partire dal 1 luglio, dopo questa tregua, dovete cominciare sin da ora a dimostrare di essere uomini veri, integri e determinati come il vostro Condottiero.

Non voglio più pseudo campioni, voglio solo giocatori sani.

Massimo

Hellastory, 12/04/2004
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12/04/2004   IL VIRUS E GLI OCCHI DI MADDE'.
06/04/2004   SI SALVI CHI PUO'

BRAVO ZANETTI!


Quanto di buono avevamo visto a partire da metà febbraio (l'Atalanta ha dato evidentemente la scossa decisiva) si conferma in queste ultime partite con una difesa finalmente compatta e autoritaria e un centrocampo duttile. Fateci caso, ora tutti i gialloblù si sentono molto più a loro agio. Sanno cosa fare, non mollano mai. E il tutti di cui sopra va riferito davvero alla rosa allargata perché in questo momento il Verona fa punti e prestazioni pesanti anche senza Serdar, Tengstedt, Suslov che sono poi i giocatori più rappresentativi.

[continua]

Qual è stato il miglior gialloblu in campo in

Torino-H.Verona?



Torino    H.Verona


Ajayi J.

Bernède A.

Bradaric D.

Coppola D.

Dawidowicz P.

Duda O.

Ghilardi D.

Kastanos G.

Lazovic D.

Livramento D.

Montipò L.

Mosquera D.

Sarr A.

Tchatchoua J.

Valentini N.


 


Riepilogo stagionale e classifica generale




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