Ogni passaggio di proprietà rappresenta per il tifoso la chiusura di un'epoca. Si perdono i riferimenti emotivi, si aprono nuove speranze, si teme sempre un po' anche per la competenza dei nuovi arrivati. Poi c'è il giudizio storico della (lunga) parentesi settiana definito dai suoi risultati sportivi, dalla permanenza in serie A, dallo spettacolo calcistico offerto (in termini di giocatori che lo hanno espresso e dei tecnici che lo hanno preparato), dall'immagine complessiva che ha ritratto il Verona sotto il suo comando. In tutto questo c'è soprattutto una stagione aperta e una salvezza da conquistare. Insomma, all'assalto del tifoso convergono tutta una marea di sensazioni nuove che eccitano ancora di più lo stato d'animo. Più una, alla quale non eravamo abituati: il passaggio da una proprietà individuale ad un fondo di investimento americano (private equity). Mettiamo subito in chiaro un punto: ogni passaggio di proprietà, a prescindere da quello che accadrà in seguito, è sempre un'ottima notizia. È sufficiente realizzare da una parte che il vecchio ha alzato bandiera bianca di fronte alla gestione del quotidiano, sempre più difficile da sostenere, e alla difficoltà di assicurare un futuro in linea con gli anni passati, soprattutto in un periodo economico caratterizzato dall'aumento dei costi e stressato dal Covid prima e dagli alti tassi di interesse poi. Dall'altra, il nuovo arriva con la certezza di fare bene portando con sé nuove risorse, entusiasmo e voglia di fare. Uscire al momento giusto poi aiuta tutti, tifosi compresi.
Smarchiamo il tema Setti. Poche parole, al momento, perché ci torneremo diffusamente a fine stagione con cifre e statistiche. Al di là di valutazioni personali, che lasciano oggi il tempo che trovano, non possiamo che sottolineare quanto tanta longevità sia figlia di competenza e concretezza. Anche e soprattutto tenendo presente la disponibilità limitata di risorse a sua disposizione. Oggi Setti cede una società sana (decisivo, ai fini della trasparenza, l'intervento del Tribunale che ha fatto emergere tutto quello c'era di vago e pendente), una squadra in piena lotta per difendere la permanenza in serie A, con qualche giocatore che può essere oggetto di plusvalenza, un settore giovanile vivace e strutture (si pensi al Bottagisio) adeguate e ancora da sfruttare a pieno. Un affare, senz'altro, per Presidio Investors.
Oggi però il tifoso veronese deve imparare a comprendere cosa significa passare da una proprietà privata ad una di capitale, un fondo di investimento. Americano per giunta. Innanzitutto, il Verona non rappresenta affatto un'eccezione nel contesto calcistico. Tutt'altro. Si pensi a Como (Indonesia), Genoa (Romania), Atalanta, Roma, Inter, Milan, Parma, Fiorentina e Venezia (tutti USA) e Bologna (Canada) in serie A. Ai quali dobbiamo aggiungere Pisa (Regno Unito), Cesena e Spezia (USA) e Palermo (Abu Dhabi) in serie B e Padova (Francia), Triestina e SPAL (USA) e Catania (italo-australiano) in Lega Pro. Il calcio sta cambiando e il modello tradizionale del presidente tifoso o imprenditore del settore è sempre più in bilico.
PRO E CONTRO LA GESTIONE DI UN FONDO In concreto, se fino ad oggi avevamo di fronte un personaggio ben definito (anche dal punto di vista visivo) e una catena gerarchica contenuta, a partire da domani avremo di fronte un amministratore delegato (e, occasionalmente in visita, visi anonimi di soci investitori). Non ci sarà più insomma un uomo e il suo sigaro a rappresentarci, ma un manager ad hoc (Stefano Zanzi) con tanto di budget, business plan, deleghe e mandato ed una sede sociale ad Austin, in Texas. Questo, sulla carta, non è né positivo, né negativo. È semplicemente un mondo che cambia e richiede sacrifici economici che è sempre più difficile sostenere individualmente e per questo va organizzato con logiche di natura aziendale. Il tifoso deve quindi imparare a limitarsi a guardare l'aspetto sportivo del Verona, perché la proprietà è un edificio lontano, emotivamente distante, più attento ai numeri che alle faccende agonistiche. Anche se poi, i buoni risultati sportivi saranno quelli che porteranno utili aziendali e rivalutazioni del patrimonio.
Da questo punto di vista, la proprietà di un fondo garantisce una gestione efficiente sempre e solo nell'interesse del Verona (e non anche del suo proprietario), in quanto tutte le operazioni verranno giustificate nel rispetto della pianificazione e i conti dovranno essere mantenuti in regola.
Un altro aspetto positivo è l'introduzione dell'Hellas nell'immenso mercato dei capitali. Presidio Investors considera l'investimento Verona come la realizzazione di una successiva plusvalenza: nel sito del gruppo, alla voce Portfolio sono distinti gli asset «invested» e quelli «sold». Ecco, oggi il Verona (al momento non è ancora aggiunto !) è un asset con un obiettivo finale di rivalutazione e quindi di futura cessione.
A differenza di un privato che acquista una società di calcio per tenersela, un fondo lo fa per rivenderla. Al fondo non interessa affatto rimanere nel mondo del calcio, è una semplice diversificazione settoriale, con delle opportunità ben precise che vanno dal partecipare ad un mercato di prestigio (il campionato italiano), al contesto ambientale (Verona è città storica, turistica e culturale), con un costo di partenza che rientra nei loro parametri (medio piccole aziende).
Ci sono quindi tutte le premesse per un ottimo investimento soprattutto se collegato alla riqualificazione del Bentegodi, progetto nel quale si è speso il sindaco in prima persona e che dovrebbe partire nel 2026. Far ulteriormente emergere i punti di forza dell'Hellas attuale (riducendo le distrazioni finanziarie che potevano esserci dalla stretta relazione con la proprietà individuale), valorizzare alcune debolezze attuali (si pensi al settore femminile gialloblù, oggi in crisi, ma molto sentito nel mondo sportivo americano), sfruttare il progetto Bentegodi come fiore all'occhiello di accoglienza e multifunzionalità. Tutto questo deve generare valore. Ed è l'aspetto principale a cui legarci: il Verona viene comprato per essere rivalutato e rivenduto in un momento successivo (possibilmente con una plusvalenza).
Ovviamente a questi aspetti positivi ce ne possono essere altri negativi a controbilanciare l'entusiasmo di partenza. Il primo è dato proprio dalla rigidità amministrativa: all'accortezza ed efficienza dei conti si controbilancia infatti la difficoltà (se non impossibilità) di aggiungere al bisogno risorse economiche aggiuntive. L'investimento avrà una sua dotazione iniziale ed altre successive ma tutte ben definite in partenza; quindi, nuove risorse potranno emergere solo dal coinvolgimento di ingressi azionari minoritari di privati (locali) o sponsorizzazioni. Al momento, non sappiamo neppure se Setti ha chiesto di mantenere una minima quota azionaria per ricavarsi comunque un ruolo in società. Anche se marginale.
Il secondo aspetta critico, che merita comunque attenzione, è quello di aver legato l'investimento sportivo a quello immobiliare. Il pacchetto Hellas + riqualificazione del Bentegodi apre a scenari che fatichiamo oggi a comprendere in termini di durata e disagio da affrontare (si pensi solo al lungo esodo della squadra dovuto ai tempi di demolizione e rifacimento). Se il finale promette bene, il durante potrebbe essere lungo e faticoso.
Vedremo comunque a suo tempo. Nel frattempo, ci avviciniamo al mercato invernale con tutta una serie di operazioni di mercato da realizzare. La difesa va rimessa a posto, occorre trovare il sostituto di Harroui, mandati via i giocatori che hanno reso meno del dovuto o creato problemi nei momenti difficili. Ci penserà Sogliano e questa è un'altra buona notizia. Ottima direi. Gli americani, anche sotto questo aspetto, si sono presentati con lungimiranza: il campionato va concluso con Setti, Sogliano e Gioè al loro posto. Chi meglio di loro? Tante buone notizie quindi sotto il nostro albero di Natale.
Un caro augurio a tutti gli amici gialloblù.
Massimo
Colonna sonora: «If You're Gonna Play In Texas (You Gotta Have a Fiddle in the Band)» by Alabama