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IL VERONA ALLA DIFESA DELLA C1: IL PESO POLITICO (prima parte)


IL VERONA ALLA DIFESA DELLA C1:  IL PESO POLITICO (prima parte)
IL VERONA ALLA DIFESA DELLA C1:  IL PESO POLITICO (prima parte)

Alla fine il Verona ha scelto di giocarsi lo spareggio salvezza con la Pro Patria, l'avversario meno pericoloso di tutti. L'unico handicap è quello di non affidarsi alla classifica, per cui occorre assolutamente vincere. La scelta però parte da lontano e i calcoli (anche se giurano il contrario) sono stati fatti, eccome. A mio avviso non c'è niente di casuale in quest'ultima giornata di campionato, con i gialloblu scesi in Puglia solo per non perdere con 2 reti di scarto e con la testa sintonizzata a quello che stava accadendo sugli altri campi di gioco, visto che (com'era da immaginarsi) Lecco e Paganese potevano contare sul fattore campo e su avversari molto più comodi in quanto appagati dall'aver centrato i playoff e proiettati alle teoriche 4 (2 più, chi vince, altre 2) partite promozione. E' intorno a questo genere di considerazioni che dobbiamo concentrarci adesso, perché una retrocessione in C2 investe una serie di elementi di natura economica, infrastrutturale e sportiva di grande rilevanza. Che alla fine pesano. Per questo motivo, con insolita sfacciataggine, avvio una serie di valutazioni di natura calcistica e politica (politica dello sport, s'intende) in merito a quello che – a mio avviso – accadrà le prossime settimane. So già in partenza che le considerazioni che riguardano l'alveo sportivo, e che affronterò nella seconda parte, saranno più condivisibili. E' logico che sia così. Molto più complicato sarà accettare le mie riflessioni attuali che riguardano “l'effettivo peso specifico a Palazzo” del Verona, cioè il suo ambito politico in ottica salvezza. Questo perché interverranno a porvi resistenza – trovando numerosi argomenti che potrebbero smentirmi – una montagna di resistenze emotive e un modo assolutamente personale di affrontare le paure. Pertanto, dico subito quello che penso: il Verona ha conquistato meritatamente l'accesso ai playout grazie a uno splendido finale di campionato. Ora è destinato a vincerli, e quindi a restare in C1, perché ha maggiore peso politico e tecnico della Pro Patria.

Capisco che è più conveniente “pensare certe cose senza dirle però in anticipo”, tuttavia ci sono circostanze nelle quali bisogna avere il coraggio di non temere la brutta figura che eventualmente si farà, e prendere atto di tutta una serie di elementi che riconducono allo stesso risultato finale. Ecco perché sono portato ad espormi sfidando la malasorte, forte delle mie convinzioni e del 50% di probabilità di successo che ho già in tasca.

Lo sapete perché non ho paura della scaramanzia? Perché i playout sono una sfida che dura 180 minuti di gioco, pertanto non vince mai chi è più fortunato o è protetto dalle stelle. Vince sempre e solo il più forte, sia dal punto di vista tecnico che da quello politico. La Sindrome Zenit, squadra composta da giocatori sconosciuti ai più e destinata sulla carta a soccombere contro il potente e talentuoso Bayern, proprio non appartiene alla logica di un Campionato di calcio.

Politicamente parlando, il Verona parte con i favori del pronostico. Su questo non c'è alcun dubbio. Questo non significa affatto che mi aspetto vantaggi arbitrali nel corso dei playout, mi aspetto solo equità di comportamento. E ciò basterà a salvarci. Un vantaggio tale non lo potevamo certo sbandierare la scorsa stagione contro lo Spezia, visto lo scarso spessore che avevamo in Lega e le fratture che si erano accumulate all'interno della squadra. Quella squadra era “non rappresentata” politicamente da Cannella e Arvedi e tecnicamente aveva dimostrato di soffrire l'agonismo e la compattezza dei liguri. Quest'anno invece, se tutto dovesse procedere seguendo anche la nostra superiorità tecnica a Palazzo fa molto più comodo un Hellas in serie C1 che in C2. Toccatevi pure, se volete!

Sono numerosi i motivi che lo sostengono e vanno dall'affluenza che assicura la nostra squadra, alla ricettività degli impianti sportivi che crolla vertiginosamente scendendo di categoria (del resto, non è mica possibile impedire a prescindere tutte le trasferte ai supporter gialloblu per mancanza di strutture idonee ad ospitarli), dal blasone che ha e che convoglia attenzione mediatica gratuita, alla possibilità del Palazzo di gestire il fenomeno Verona a proprio uso e consumo.

Mi spiego meglio.

E' vero che in passato altri club molto seguiti come Fiorentina e Foggia sono finiti in C2, ma la prima è caduta in disgrazia per motivi non strettamente sportivi e ha creato tali e tanti disagi alla gestione organizzativa che, l'estate successiva, gli è stata persino condonata la C1. Il Foggia invece ha una distribuzione anomala della propria tifoseria divisa in maniera equidistante tra nord (a seguito dell'emigrazione) e sud. Questo è stato il motivo principale per cui quest'anno è stato premiato inserendolo nel girone settentrionale, trascinandosi appresso il Manfredonia per concedergli almeno un derby. Dirò di più, il Foggia nel nord Italia riempie gli stadi nel settore ospiti più dell'Hellas che invece ha il suo nutrito gruppo storico di tifosi che lo segue ovunque. Ma i pugliesi, una volta retrocessi in C2 con Galli direttore sportivo, si sono trovati ad avere un numero limitato di tifosi disamorati che andavano allo stadio. Solo il ritorno in C1 li ha nuovamente riavvicinati alla squadra. Questo fenomeno non potrebbe mai ripetersi con il Verona per come è radicato il nostro attaccamento ai colori. Se dovessimo ulteriormente retrocedere, andrebbero al Bentegodi e in trasferta più o meno le stesse persone che ci andavano quando eravamo in B e in C1. Deluse e arrabbiate senz'altro, ma anche incapaci a rinunciare all'Hellas. Insomma, la crescita della tifoseria in funzione dei risultati sportivi con noi non funziona. O solo molto marginalmente. E questo è il maggiore ostacolo alla fusione con il Chievo.

Tutto ciò rassicura il Palazzo in termini di affluenza allo stadio.

Poi interviene un altro motivo, anche se non fa piacere sentirselo ricordare. Per come siamo combinati dal punto di vista societario, pieni di debiti e con una proprietà debole e isolata, il Verona è destinato a restare in C più di qualche anno. Prepariamoci. All'orizzonte non esiste alcun progetto concreto, si tira a campare cercando solamente di evitare il ripetersi degli errori di questa stagione. L'anno prossimo la rosa dovrebbe essere completamente rivoluzionata rispetto all'attuale, sia per la scadenza dei numerosi prestiti/comproprietà che per la cessione di quei giocatori che appesantiscono la gestione ordinaria con i loro elevati ingaggi. Verrà effettuato quindi un ricambio profondo che porterà a Verona un numero consistente di giocatori di categoria e verranno inseriti alcuni ragazzi del settore giovanile (che sono piuttosto mediocri, peraltro). Bisogna ricominciare tutto daccapo. Quindi, prima di puntare concretamente alla promozione occorre essere capaci di costruire un gruppo che riesca ad esprimersi adeguatamente in serie C1. E questo porta via tempo ed espone la società a scelte sbagliate (Morante è un tipico esempio). Anche intorno alla guida tecnica ci sono alcune perplessità. A mio avviso, Pellegrini avrebbe il sacrosanto diritto di essere confermato per la prossima stagione. Glielo dobbiamo tutti, almeno per riconoscenza. Altro discorso è poi capire se lui, così bravo a portarci ai playout e (ne sono convinto) a vincerli, sarà anche capace di guidare in alto la squadra. E' chiaro quindi che il futuro gialloblu è approssimativo e nebuloso da molti punti di vista.

Tutto ciò giova al Palazzo perché il Verona non è destinato a rimanere una meteora per la categoria. Piuttosto si può trasformare in un centro stabile di attrazione (tifo + blasone) al quale è difficile rinunciare per dare lustro e alzare il livello della categoria. Noi, per Macalli, siamo un po' diventati come il Napoli per Matarrese: non siamo ancora sufficientemente autonomi e forti per vincere e svincolarci dal suo potere, ma siamo importanti perché riempiamo sempre gli stadi e facciamo parlare della C1. Come rinunciare a tanto?

Cosa offre di tutto ciò la Pro Patria, schiacciata tra Milano, Legnano, Novara e Monza?

Certo, a questo ragionamento si contrappongono mille obiezioni che facciamo settimanalmente in merito a certi comportamenti irriguardosi nei confronti della squadra e della tifoseria gialloblu. Non parlo tanto dei rigori che subiamo, che sono esclusivamente colpa dei giocatori. Mi riferisco piuttosto a forzature come la squalifica del Bentegodi dopo la trasferta di Sesto, alla disparità di trattamento subita dalle offese di Pagani, alla diversa interpretazione data agli ululati che noi (sbagliando) facciamo verso i giocatori di colore delle altre squadre rispetto a quelli che subiscono i nostri giocatori di colore dai tifosi avversari, a ingiustificabili errori arbitrali come quello di Foligno. Tutte cose che lasciano l'amaro in bocca. Soprattutto, dispiace il pregiudizio a monte nei nostri confronti perché alimenta il dubbio che tutto è ammesso contro di noi mentre nulla ci è concesso. Questo naturalmente per colpa della debolezza della società e di qualche recrudescenza del passato. Il fatto stesso che ad assicurare la Lega sulla trasferta di Manfredonia sia sceso in campo il Comune piuttosto che Arvedi la dice lunga sull'inconsistenza della proprietà.

Però un conto è prendere atto che il Verona è fragile e indifeso, un altro è avere la consapevolezza che noi siamo comunque più forti di queste scocciature. Alle quali farei volentieri a meno, ma solo di scocciature si tratta infondo. Infatti, dare fastidio al Verona è facile perché nessuno è in grado di tutelarlo, anche se poi esiste un contributo emotivo tale da parte dei tifosi che riesce comunque a compensare le fortune della squadra. Che in A e in B non bastavano, ma che contano moltissimo nella categoria in cui siamo precipitati. La C1 è sempre in bilico tra lo scomparire e l'assumere nuova dignità; Macalli, con il suo modo di fare, è sempre alla ricerca di visibilità e peso specifico. Da una parte però ci sono un mucchio di società sull'orlo del fallimento, dall'altra alcune nobili decadute e un vasto serbatoio di giocatori interessanti da cui attingere.

A Verona, laddove mancano il presidente e i dirigenti, ci sono i tifosi a spingere la squadra: questa è la nostra vera forza politica. Se il campionato di calcio fosse il Parlamento, noi saremmo un partito politico con una base elettorale facilmente identificabile perchè in possesso di una forte connotazione ideologica, rappresentato però da mediocri personaggi in grado di pensare solo ai propri interessi personali (Pastorello) oppure marginalizzati sia dalla maggioranza che dall'opposizione (Arvedi). Però, di voti ne arrivano comunque, e tanti pure. Per questo non possono farci sparire tanto facilmente dalla scena politica.

E' chiaro che questo modo di essere fa uscir male sia il conte, che è un padrone senza autorevolezza, che Macalli che si fa forte delle nostre debolezze, e fa uscir bene i tifosi che sono l'unico valore positivo della società. Ecco perché quando subiamo e appaiamo indifesi e abbandonati al nostro destino, agli occhi altrui sembriamo invece più forti di altri. E' come se certi affronti ce li potessimo permettere (grrrr!). Noi siamo dunque un giardino ricco di frutta dove il vicino e chiunque passa per strada attingono a piene mani. Quanto valore sprechiamo e concediamo! Ma ve lo immaginate che fine avrebbero fatto Paganese, Manfredonia e Lecco se a loro fosse stato riservato un comportamento simile al nostro? Magra consolazione, lo so.

La lacerazione presente tra la forza dell'entità gialloblu e la sua contemporanea debolezza societaria sono dunque un ulteriore elemento di comodo al Palazzo. Guai a rinunciarci: è molto più facile scagliarsi contro il Verona mostrando un'ipotesi (squallida, ovviamente) di potere, che non avere alcuno strumento per poterlo esercitare. Non trovate?

Tutto questo porta a una considerazione piuttosto elementare sul nostro futuro: fintanto che ci sarà questa composizione societaria il Verona è destinato a restare in C. Per puntare alla promozione, al di là delle chiacchiere e delle promesse, occorre disporre di una proprietà forte, autorevole e vincente. Galli, da questo punto di vista, ha illuso tutti: tifosi e calciatori. Il progetto che andava sbandierando non poteva realizzarsi in alcun modo se a monte non si fosse verificato il tanto auspicato passaggio di proprietà. Con Arvedi non si va proprio da nessuna parte.

Ma questo piace molto al Palazzo, in fondo è la nostra polizza per restare in C1.

Massimo

Hellastory, 05/05/2008
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IL VERONA E' UN ASSET


Ogni passaggio di proprietà rappresenta per il tifoso la chiusura di un'epoca. Si perdono i riferimenti emotivi, si aprono nuove speranze, si teme sempre un po' anche per la competenza dei nuovi arrivati. Poi c'è il giudizio storico della (lunga) parentesi settiana definito dai suoi risultati sportivi, dalla permanenza in serie A, dallo spettacolo calcistico offerto (in termini di giocatori che lo hanno espresso e dei tecnici che lo hanno preparato), dall'immagine complessiva che ha ritratto il Verona sotto il suo comando. In tutto questo c'è soprattutto una stagione aperta e una salvezza da conquistare. Insomma, all'assalto del tifoso convergono tutta una marea di sensazioni nuove che eccitano ancora di più lo stato d'animo. Più una, alla quale non eravamo abituati: il passaggio da una proprietà individuale ad un fondo di investimento americano (private equity). Mettiamo subito in chiaro un punto: ogni passaggio di proprietà, a prescindere da quello che accadrà in seguito, è sempre un'ottima notizia. È sufficiente realizzare da una parte che il vecchio ha alzato bandiera bianca di fronte alla gestione del quotidiano, sempre più difficile da sostenere, e alla difficoltà di assicurare un futuro in linea con gli anni passati, soprattutto in un periodo economico caratterizzato dall'aumento dei costi e stressato dal Covid prima e dagli alti tassi di interesse poi. Dall'altra, il nuovo arriva con la certezza di fare bene portando con sé nuove risorse, entusiasmo e voglia di fare. Uscire al momento giusto poi aiuta tutti, tifosi compresi.

[continua]

Qual è stato il miglior gialloblu in campo in

H.Verona-Milan?



H.Verona    Milan


Belahyane R.

Coppola D.

Daniliuc F.

Dawidowicz P.

Duda O.

Ghilardi D.

Kastanos G.

Lazovic D.

Livramento D.

Montipò L.

Mosquera D.

Sarr A.

Serdar S.

Suslov T.

Tchatchoua J.

Tengstedt C.


 


Riepilogo stagionale e classifica generale




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