Per fortuna non capita tutte le domeniche di avere di fronte una Fiorentina scatenata, senza punti di riferimento in attacco e con i migliori centrocampisti in circolazione in grado di farsi trovare smarcati davanti al portiere. Però l'Atalanta è avversario di tutto rispetto. Prima di tutto perché gioca in casa, poi perché ha fatto un gran girone di ritorno oscurato solo da un paio di sconfitte consecutive e infine perché non molla mai. Agli Atleti Azzurri d'Italia le ha prese il Napoli (3 a 0) e si sono fermati anche Roma e Inter, tutti avversari che hanno quasi passeggiato al Bentegodi. I gialloblu sono andati a Bergamo motivati a non chiudere con un mese di anticipo la stagione, ma anche condizionati dalle assenze di Donadel, Maietta e Sala (squalificati) e Romulo (infortunato). In pratica, centrocampo da reinventare e difesa da rivedere. A prescindere, aggiungerei.
Mandorlini (c'è ancora in giro chi dubita della sua duttilità e capacità di gestire le emergenze) coglie l'occasione per rivoluzionare la difesa, evidentemente ancora provata dalla cinquina della settimana scorsa e salva solo Moras e Rafael, Cacciatore e Agostini vanno in panchina, dentro l'oggetto misterioso Pillud (alla fine, meglio come difensore che come cursore sulla fascia) e Albertazzi, mentre Marques prende la posizione di Maietta. È una squadra completamente nuova anche nella disposizione tattica perché manca di un centrocampista di spinta sulla destra ed è costretto a far convivere due centrali puri a metà campo. Iturbe, è vero, partendo da dietro ha più spazio, ma c'è comunque meno profondità: ecco un 4 – 1 (Cirigliano) – 4 – 1 che piace tanto in Spagna e alle squadre che vogliono imporre il proprio gioco soffocando l'avversario sulla trequarti offensiva. Anche perché, a queste condizioni, l'unica soluzione possibile è quella di andare a fare la partita: un po' per cercare di sorprendere l'Atalanta, un po' per soffrire il meno possibile in fase difensiva.
Dopo un inizio titubante, nel quale abbiamo preso le misure e concesso a Livaja un'occasione d'oro, il baricentro si è alzato e si è vista una solo squadra in campo: l'Hellas. Potevamo passare in vantaggio da un momento all'altro, ma per spezzare l'equilibrio abbiamo dovuto attendere la ripresa e c'è voluta una fucilata strepitosa di Donati. Bello davvero! Poi ancora Iturbe – Toni (! e sono 18, signor Prandelli !) per lo 0 a 2 condito da un palo dispettoso che ha fermato una grande giocata di Gomez. Alla fine l'Atalanta ha tentato di riaprire la partita con un finale arrembante, ma la nostra squadra ha tenuto grazie alla forza di volontà dei gialloblu ed alla precipitazione dei padroni di casa sotto porta.
Mandorlini e Donati sugli scudi (per loro quella di Bergamo ha rappresentato una gara particolare) ma il merito va allargato a tutti coloro che non avevano trovato spazio finora, che si sono allenati in silenzio e con umiltà, che hanno avuto l'occasione di dimostrare che su di loro si può contare e non l'hanno sprecata. Non era facile, e nemmeno così scontato.
Questa è una grande squadra: 15 successi in A (come Bagnoli, che però giocava su base 30) non si discutono. Se è vero che il presente - con Toni, Iturbe e Romulo - continua a darci soddisfazioni, il Verona di Albertazzi, Cirigliano, Donsah (e Sala, anche se non ha giocato) ha tutto per proseguire sulla strada giusta. Bergamo ne è la conferma. Avanti così e Buona Pasqua a tutti.
Massimo
Colonna sonora: I want you, Ximena Sariñana, splendido rifacimento di un classico di Bob Dylan