Ci sono in rete alcuni siti specializzati che riportano il valore teorico della rosa attuale e, sulla base di questa, le probabilità di successo stagionale. È facile immaginare che il Verona, ultimo arrivato in A, abbia il valore più basso (come il Lecce, entrambi giriamo intorno a 28 milioni) e di conseguenza le più alte possibilità di retrocessione. Del resto, per una neopromossa che si deve confrontare con corazzate inavvicinabili (la Juventus gira intorno a 944 milioni mentre il Napoli e le milanesi sono tutte oltre i 500 milioni) non sarà affatto facile. Semmai, fa specie trovare il Brescia considerato ad un valore doppio rispetto al nostro (61 milioni) e il Cagliari quasi quadruplo (112 milioni). Insomma, ci considerano deboli, inferiori e tatticamente incompetenti. Bene. Però attenzione: se il valore della rosa è rapportato alle difficoltà incontrate per salire in A ci può anche stare questa sottostima dei gialloblù, ma considerarlo questo come l'unico parametro per valutare le potenzialità effettive del Verona lo ritengo riduttivo. Su questa base, non varrebbe neppure la pena di scendere in campo. Eppure, mai come in questa circostanza Setti pare aver capito la lezione delle precedenti retrocessioni e sta provando a mettere insieme una rosa credibile. Parliamoci chiaro: a luglio è rappresentato un calcio onirico. Sconsiderato (dai continui rumors di mercato) e avulso rispetto alla realtà. Va tutto bene, gli avversari sono accomodanti, i volti dei giocatori rilassati, ci si allena in vallate che rappresentano splendidi luoghi di villeggiatura. E poi, essere sottovalutati è un immenso vantaggio. Questo ci lascia campo aperto nell'immenso mare della pirateria ed esclude completamente il fastidio della conferma. Saranno gli altri, semmai, sulla carta molto più stimati ed accreditati di noi a dover legittimare le teorie numeriche che li rappresentano e ribadire che il calcolo delle probabilità è a loro favore. A noi spetta semplicemente mettere insieme un'improbabile ciurma in grado di rubare punti qua e là e terrorizzare quanto più possibile i vascelli isolati che ci troveremo di fronte, poco propensi a gettare il cuore oltre l'ostacolo contro una miseria simile.
A me Juric piace. È piccolo, compatto, cattivissimo. Usa un lessico ruvido, ma dice esattamente quello che pensa. Siamo lontani anni luce dalla giacca e cravatta da bancario di Pecchia e il suo lessico complesso, oppure dallo sguardo fisso e anaffettivo di Grosso che riusciva sempre a non rispondere alle domande che gli facevano. Juric parla di idee, di persone e perfino di musica. Ama il rock tosto - che non è propriamente il mio genere preferito - ma almeno fa percepire che in lui la musica è una forza interiore che gli restituisce emozioni. Chissà quali canzoni ascoltano Grosso e Pecchia? Chissà perché nessuno si è mai interessato a volerlo sapere?
Quando gli si fa una domanda Juric anticipa la risposta con un secco NO. Anche se, in fondo, conviene con l'interlocutore. E lo trovo bellissimo: con questa negazione di base è un po' come se stesse giudicando la domanda (e forse anche chi gliela fa) e un po' è come se voglia ribadire che lui ha sempre l'ultima risposta, quella giusta. Probabilmente è 50 e 50. Sembra insomma volersi mettere contro vento, pronto all'arrembaggio. Eppure, dice sempre ciò che pensa. Una volta, qualcuno gli ha chiesto se Di Carmine è pronto per la serie A e lui ha risposto con un sì talmente convinto e deciso che ha smontato tutti i possibili dubbi in merito. In un'altra occasione, dopo aver criticato la prestazione collettiva della squadra impegnata in amichevole, ha detto che l'unica cosa che salvava era la prestazione di Henderson che stava facendo quello che gli aveva chiesto. Tu pensa come si devono essere sentiti Di Carmine ed Henderson dopo queste battute. E, al contrario, come si sono sentiti tutti gli altri.
Allora, se devo giocarmi la salvezza in un mare tempestoso, infestato da squali e contro navi molto più potenti, piene di cannoni pesanti e giudicate inaffondabili dalle statistiche, preferisco farlo con furbizia affidandomi a questi pirati senza paura. Juric e il suo equipaggio sono in grado di creare un clima di sfida perenne e di essere una minaccia costante perché in questo modo se la giocano nel campo di battaglia scelto da loro. L'agonismo, la condizione fisica e il carattere avranno un ruolo fondamentale in questo campionato per noi. Solo giocando ogni partita come se fosse l'ultima (ricordate quanto accaduto con il Perugia, il Pescara e il Cittadella?) potremo compensare il divario tecnico tattico che incontriamo.
Solo così i numeri possono rimanere semplici cifre e le statistiche combinazioni che portano solo irritazione. Ricordo le parole di Stevenson quando descriveva il suo capitano dell'Isola del Tesoro: “Quella di Flint era la ciurma più feroce dell'oceano. Il diavolo in persona non sarebbe andato per mare con loro”. La letteratura romantica è come il calcio. Anche perché all'epoca non esisteva il rock. Ma il nuovo Verona di Juric sa che a rischiare se stesso non ha nulla da perdere in quanto già condannato in partenza, per questo proverà sempre a tirare bordate e sarà costantemente in agguato. Infondo, è la nave più piccola di tutte. Quella più difficile da prendere.
Massimo
Colonna sonora: ovviamente la sigla di Black Sails, composta da quel fenomeno di Bear McCreary