In prossimità della conclusione del campionato si comincia a pianificare la squadra della prossima stagione. A cominciare dalla panchina. In questi giorni il Verona sta valutando attentamente la posizione di Remondina, in scadenza di contratto il prossimo giugno. Ci sono alcune probabilità che possa essere nuovamente lui il tecnico da cui ripartire per fare l'assalto alla serie B. Naturalmente sono in piedi anche altre possibilità, ma la proprietà gialloblu non esclude a priori la sua conferma. Del resto, Martinelli lo stima abbastanza e non ha agito contro di lui dopo la sconfitta casalinga con la Cremonese (quella che però ha compromesso la scalata ai playoff), inoltre il suo credo calcistico è abbastanza in linea con quello di Ficcadenti. Tra l'altro, le dinamiche del mercato degli allenatori quest'anno sono piuttosto complesse pertanto l'attuale tecnico, anche se non ha convinto a pieno, si gioca le sue carte nell'affidabilità e nella conoscenza dell'ambiente. Il problema, però, è un altro: in ottica promozione, siamo proprio sicuri che Remondina rappresenti la migliore scelta possibile? A mio avviso, lui può confidare su un paio di punti a proprio favore; ma ne ha altrettanti che gli giocano contro. Quali peseranno di più nella scelta finale?
I PRO E' fuor di dubbio che Remondina si faccia apprezzare per serietà, impegno e profonda vocazione aziendale. Non è né un isterico e neppure una star. Queste sono doti innate, che porta dentro sin dai tempi in cui era giocatore quando sopperiva in questo modo la mancanza di qualità tecniche. Con il lavoro, il metodo e la disponibilità a servizio della squadra lui ha sempre ottenuto attestazioni di stima e giudizi positivi. Altrimenti, uno come Previdi non lo avrebbe mai voluto con sé a Verona: Remondina rappresenta proprio il suo tipo ideale di tecnico. Anzi, di persona.
Dal punto di vista professionale dobbiamo riconoscere che quest'anno ha fatto un discreto lavoro. Niente di eccezionale, forse, ma ha rispettato le consegne. Ha creato un gruppo, ha omogeneizzato lo spogliatoio in nome dell'impegno fregandosene del curriculum (gente come Anaclerio, Corrent e il Girardi del girone di andata se ne sono resi conto), ha valorizzato alcuni giovani. Il Verona è cresciuto collettivamente più che nelle individualità. E questo ha migliorato la resa complessiva di tutta la squadra.
Oltre a ciò, l'eventuale conferma di Remondina offre il vantaggio di non richiedere l'ennesima rivoluzione dell'organico. Sicuramente va completato e rafforzato in alcuni ruoli, ma il blocco c'è e il lavoro fatto durante il campionato non verrebbe vanificato. Da qui si può sicuramente partire lavorando sulla continuità e sapendo perfettamente quanto può offrire ciascun giocatore e quanto richiede al gruppo il suo tecnico.
I CONTRO Il primo riguarda proprio l'aspetto tecnico. Intorno al Verona ci sono un paio di equivoci creati ad arte da Previdi per giustificare il mancato raggiungimento di risultati migliori.
Il primo stabilisce che questa squadra è giovane ed inesperta. Ebbene, è giustificabile affermare ciò se tra i titolari ci sono ben 5/6 giocatori che hanno giocato stabilmente in serie B (Mancinelli, Ceccarelli, Bellavista, Corrent, Garzon, Anaclerio), Parolo e Girardi hanno fatto i playoff l'anno scorso a Foligno, ci sono giovani come Tiboni inseguiti da mezza serie B, più Rantier e Pugliese arrivati a fine gennaio? Chi legge la composizione della rosa di Cesena, Ravenna e Reggiana non troverà molta differenza di qualità. Soprattutto a centrocampo. Semmai c'è differenza di motivazione e carattere.
La seconda invenzione riguarda il fatto che il Verona, contro le grandi, si è sempre fatto valere. A parte il fatto che ciò è vero fino ad un certo punto (non ci dimentichiamo gli 0 punti presi con il Ravenna e la sconfitta di Cesena), questo al massimo confermerebbe una volta di più che - dal punto di vista qualitativo - noi non siamo inferiori a nessuno. Il problema nasce semmai quando dobbiamo affrontare le altre. Ed è qui che si vedono le capacità del mister: se contro avversari di spessore è naturale giocarsela facendo perno sulla concentrazione, sul gioco, sull'esperienza e la compattezza, come si giustificano tutti i punti persi in casa con Lecco, Lumezzane, Pergocrema, Portogruaro, Cremonese e Venezia che sono stati decisivi nel computo finale per raggiungere i playoff? 6 gare che valgono tranquillamente i 4/5 punti di distacco che ci tengono fuori dalla corsa per la B. In pratica, visto il livellamento di questo torneo - ricordo che, per mesi, ci sono stati meno di 18 punti di distacco tra la prima e l'ultima classificata - Remondina non è stato capace di farci fare il salto di qualità proprio contro avversari alla nostra portata. A questo punto mi chiedo: ci potrà mai riuscire l'anno prossimo anche con una squadra più forte? E' in grado di proporre un Verona più concreto?
Questo innesca il secondo punto a suo sfavore. Remondina in passato ha vinto alcuni campionati di C, ma quell'epoca appare ai miei occhi lontanissima. Quasi non se lo ricorda più nessuno, per lo meno vedendo il Verona di quest'anno. Forse è anche per questo che il tecnico gialloblu ha parte della stampa apertamente contro di lui tanto da non perdonargli alcun errore che commette nei cambi e nelle scelte tattiche. Inoltre, c'è un gruppo piuttosto nutrito di tifosi (tra i quali il sottoscritto) che non è pienamente convinto del suo operato. Il Verona di quest'anno, non so se per scelta o per incapacità, ha sempre avuto il freno tirato. Difficile da battere per chiunque, ma incapace di dominare l'avversario di turno. Mica possiamo pensare di incontrare ogni domenica l'arrendevole Legnano: dobbiamo essere noi in grado di pensare ogni avversario come se fosse il Legnano di turno. E questo Remondina non è proprio stato in grado di insegnarlo.
A mio avviso, un tecnico che parte con le perplessità di parte dell'opinione pubblica è sempre sfavorito. Se le cose non dovessero subito mettersi bene, Remondina ha le caratteristiche tipiche del capro espiatorio. Esattamente come gli è accaduto a fine ottobre e all'inizio di marzo. Ma si può vincere un campionato se non c'è fiducia in chi gestisce la squadra?
Quest'anno, un episodio analogo è accaduto a Benevento. La proprietà ha fatto sforzi economici impressionanti (tra gli altri, ha speso ben 2 milioni di euro per acquistare Evacuo) per vincere direttamente il campionato ma ha messo in panchina un tecnico che non convinceva nessuno, Papagni. Ebbene, a metà novembre, con la squadra quinta in campionato (e 20 punti di classifica) lo ha esonerato sostituendolo con il più quotato Soda, quello di Spezia. Morale: spogliatoio in subbuglio, difficoltà iniziali di prendere in mano la situazione, e posizione in classifica migliorata solo di poco. Il Gallipoli è sempre saldamente al comando e il rischio playoff mette ora in pericolo tutti gli investimenti fatti. Non si poteva prendere sin dall'inizio un tecnico più adeguato, mi domando? Cambiare in corsa è sempre possibile, ma è uno spreco di denaro e spesso di tempo prezioso.
Il fatto è che si può benissimo costruire l'auto più veloce del mondo, ma occorre avere un pilota in grado di affrontare le curve e i sorpassi decisivi. Ora, personalmente non sono sicuro che Remondina abbia le qualità necessarie per portarci in B. In lui rivedo piuttosto la sindrome (e i limiti) di Ranieri: un grande professionista, molto serio e stimato da giocatori, dirigenti e proprietà, ma che non farà mai vincere la Juventus. Mi chiedo se quello che poteva dare al Verona lui non lo abbia già dato tutto quest'anno? Come potrebbe risolvere domani i dubbi che ci lascia oggi? Non lo so.
Lascio molto volentieri la decisione finale a Martinelli. Una scelta, in ogni caso, non facile da prendere perché deve considerare insieme sia le innegabili qualità umane che ha, che le potenzialità inespresse. Almeno, qui a Verona.
Massimo
COLONNA SONORA In genere ogni concerto serio inizia con un brano, non necessariamente famoso, che mette in risalto le qualità artistiche del musicista (o del gruppo). Il messaggio che si vuole dare è duplice: 1) caro spettatore, questo è quello che ti aspetta stasera 2) benvenuto nella mia musica. Solo dopo il fragoroso applauso che segue l'artista si presenta al pubblico, parla di sé, inizia i convenevoli. Il ghiaccio è stato rotto come lui voleva e tutto andrà nel verso giusto.
Allo stesso modo, un buon inizio rompe ogni distanza che c'è tra il lettore e lo scrittore. Ricordo quello, inimitabile, dell'autobiografia della cantante Billie Holiday «La mamma e il babbo erano ancora due ragazzi quando si sposarono. Lui aveva diciotto anni, lei sedici, io tre». Tutto quello che succederà in seguito verrà affrontato sulla base della forte componente emotiva trasmessa dalle prime righe.
Naturalmente bisogna avere le palle per mantenere il concerto e il romanzo sullo stesso livello dell'introduzione. Ma, in genere, chi si pone il problema le ha. In bocca al mastino, Presidente.