L'eccezione che esplode all'interno della routine fa molto più danno. E' la logica che impazzisce e realizza in questo modo l'inverosimile. Come quella volta in cui un tale, a spasso sulla spiaggia di Dunwich con la sua adorata bassottina Daisy, la vede precipitarsi verso un osso dalla forma strana che emergeva buffamente dalla sabbia. Così, mentre la cagnolina cominciava a leccarsi i baffi, al padrone viene il sospetto che quell'osso di 3 chili e mezzo lungo ben 33 centimetri, potesse appartenere a un animale preistorico. Ma che scherzi? Cosa ci farebbe un pezzo di femore di Mammut dell'era del Pliocene sulla costa inglese? E anche se fosse, da quanto tempo era lì sto coso e nessuno se ne è mai accorto? Insomma, il gol (da centravanti vero, peraltro) di Morante all'ultimo secondo di gara vale più o meno la scoperta di un pezzo di zampa di un “archidiskodon meridionalis” vissuto tra i 1,75 e i 2 milioni di anni fa. Non solo per la straordinarietà del fatto, ma anche perché è un segno forte dell'imponderabilità del calcio. Come della scienza, del resto. E anche della nostra vita.
Naturalmente l'abbinamento di Morante con un osso preistorico (che in certe zone d'Italia è sinonimo di “duro, testardo, ottuso”) fa parte della storia di questo campionato. Come quella del Mammut, con la sua obesità spesso imbarazzante. Però oggi ogni accostamento a questo giocatore esce meno cattivo, ha un sapore più ironico e diventa persino affettuoso. Non sapremo mai se lui, a gennaio, non voleva lasciare Verona perché qui da noi si sta bene e si guadagna tanto, oppure perché sentiva – nel suo animo – che sarebbe diventato un giorno l'uomo del destino della nostra salvezza.
Personalmente eviterei ogni genere di sentimentalismo, dopo tutti gli accidenti che gli abbiamo tirato! Però è simpatico in questo momento scherzarci su.
A parte ciò, Verona Pro Patria è stata una battaglia vera. Sofferta e in bilico fino alla fine.
Come c'era da aspettarsi i lombardi hanno messo in campo la compattezza e l'organizzazione che li ha resi protagonisti di un ottimo girone d'andata. Mentre il Verona, talvolta in inferiorità numerica a centrocampo, ha risposto con il carattere dei singoli e con alcune individualità superiori (Zeytulaev). Certo, nessuno doveva pretendere che avremmo straripato, queste contese si giocano sul filo dell'equilibrio dall'inizio alla fine. Inoltre noi pativamo la mancanza di gente di qualità come Stamilla, Vigna e Greco, tutti giocatori fondamentali per scardinare il muro ospite e cambiare il ritmo alla gara. Però alla fine noi avevamo in panchina un bisonte di nome Morante, meno che zero fino a questo punto della stagione, mentre loro no. Nemmeno questo avevano. Vuoi mettere?
E così, per la seconda volta consecutiva, i bustocchi hanno perso contro di noi negli ultimi istanti di gioco. Questo è un messaggio forte, perchè alimenta in loro una sorte di incubo nei nostri confronti. I 90 minuti iniziali appartengono solo ai preliminari della contesa, mentre i 3 finali all'atto risolutivo, al colpo di fucile. Se vogliamo, quello che è successo prima non conta nulla se poi arrivano lo sconosciuto Di Bari o l'imbranato Morante a scrivere un finale diverso.
E adesso? Adesso la faccenda si capovolge. Completamente. Prima, alla Pro Patria bastavano 2 risultati su 3 per riuscire a salvarsi, ora deve assolutamente vincere. Viceversa è il Verona, rinforzato dal risultato odierno e dal ritorno in campo di un contropiedista temibile come Stamilla a potersi gestire la prossima gara a proprio piacimento.
Io non so se la capocciata di Morante diventerà risolutiva o meno ai fini della nostra salvezza. Certo che sarebbe pazzesco sprecare quanto ben di Dio è stato ottenuto oggi al Bentegodi. Daisy non l'avrebbe mai perdonato al suo padrone. Un osso di Mammut vale mesi e mesi di coccole, hamburger prelibati e gustose cartilagini di bue da rosicchiare. Per noi la permanenza in C1 e la speranza di chiudere definitivamente una stagione da vittime.
Fatene buon uso, domenica prossima.
Massimo