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PROSSIMO IMPEGNO
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Le prove generali del Verona contro la Cremonese hanno evidenziato un grave ritardo di preparazione fisica, una preoccupante fragilità mentale e una (facilmente ipotizzabile) inconcludenza offensiva. Se pensiamo di poterci salvare basandoci esclusivamente su presupposti caratteriali siamo veramente fuori strada. Del resto, lo stesso Juric è stato chiaro: per salvarsi occorre anche qualità. Sul banco degli imputati salgono un po' tutti: dal direttore sportivo che ha impiegato settimane per completare la rosa ritardando l'arrivo di Verre, Tutino e Lazovic (che era svincolato e poteva aggregarsi già ai primi di luglio); alla società che, come ha rilevato Francesco, si è vista costretta ad impegnare risorse pesanti per dover riscattare giocatori come Dawidowicz, Ragusa, Di Gaudio, Almici e Marrone tutti fuori dal progetto senza riuscire poi a piazzarli; e infine all'allenatore che non è riuscito a trasmettere la cattiveria agonistica che lui stesso aveva criticato alla squadra di Grosso ed è arrivato alla partita di Coppa Italia senza aver provato in precedenza certi giocatori: perché non è stata chiesta un'amichevole prima di Ferragosto? È dal 4 agosto (con la Spal) che i gialloblù non provano 90 minuti tirati contro un avversario serio. Parliamoci chiaro: l'obiettivo Coppa Italia contro la Cremonese avrebbe dovuto completare la preparazione in vista dell'esordio di campionato e non essere un presuntuoso salto nel vuoto nel quale verificare gli eventuali ritardi accumulati. Il Verona, che ha resistito fisicamente e mentalmente solo un tempo, in quali condizioni si troverà ad affrontare l'esordio stagionale? Basta una settimana per mettere minuti nelle gambe e testa a posto? Per non parlare dei gravi ritardi accumulati in attacco evidenziati con l'ovvia bocciatura di Tupta inadatto a ricoprire il ruolo di centravanti (cosa si pretende da questo ragazzo?) e il limitato contributo che può offrire capitan Pazzini che in B può fare la differenza, ma ormai non tiene più 90 minuti. Figuriamoci contro difensori di serie A. Tutte cose arcinote. Però si è perso un sacco di tempo per l'illusione Balotelli.
La boutade Balotelli, intesa come fallimento della trattativa, lascia perplessi non solo su come è stata portata avanti la trattativa ma anche sulle conseguenze del suo mancato arrivo. Parliamoci chiaro, non ha tutti i torti Zigoni quando dice che lui non è un giocatore adatto per una squadra che lotta per non retrocedere. A Super Mario, si sa, non appartiene il concetto di «squadra» e, quanto a lottare, lui lotta essenzialmente solo per se stesso. Ovvero, per la speranza (quanto mai remota) di recuperare l'ultimo treno disponibile per la Nazionale. Però il giocatore non si discute, in campo fa la differenza. E Juric e i gialloblù sarebbero stati ben felici di averlo compagno di avventura.
Mi chiedo però come sperava Setti di poterlo convincere senza avere le risorse necessarie per affrontare un'asta. Per invogliare un calciatore così viziato a scegliere l'Hellas piuttosto che il Flamengo o la Fiorentina o casa sua Brescia ci vogliono argomenti pesanti. Un capriccio affrontato col portafoglio vuoto. Va bene che al nostro presidente piacciono le dive e che le delusioni ricevute da Rafa Marquez, Saviola, Bojinov, Cerci e Cassano non bastano mai, ma il problema dell'attaccante di qualità a una settimana dall'inizio del campionato non è stato ancora risolto e l'assenza di un giocatore di qualità davanti, evidenziato in Coppa Italia, ci penalizza concretamente. L'aver perso tempo dietro quest'improbabile scommessa lascia perplessi anche per la mancanza di un piano B. Il Verona si è lanciato su Balotelli senza paracadute. Più passa il tempo e più sei costretto ad inseguire giocatori improbabili da ricostruire o convincere.
Tra l'altro è esplosa anche la grana Badu, giocatore fondamentale e perfettamente integrato in un reparto che appariva sufficientemente completo ed efficace. D'Amico sta lavorando da settimane sullo scambio Bessa/Gustafson ma forse Juric ha bisogno di maggiore esperienza in mezzo al campo. Insomma, a questo punto ci troviamo due ruoli chiave scoperti da chiudere in fretta e con grande attenzione, oltre che 4 o 5 riserve da piazzare.
In tutto questo, il Brescia candidato a lottare come noi per non retrocedere si è nettamente rinforzato. Pensate un attimo alla differenza rispetto a noi: i lombardi, come noi, sono usciti all'esordio di Coppa Italia ma loro possono mentalmente lavorare sull'integrazione tattica di Super Mario (che prima deve scontare alcune giornate di squalifica). Noi invece abbiamo fallito mettendo in campo tutte le forze offensive a nostra disposizione (Di Carmine è infortunato e squalificato per la prima): questi siamo e questi restiamo contro il Bologna. Nessuna prospettiva di miglioramento qualitativo a breve.
Il problema è che questo mercato ha visto un netto progresso delle rose delle cosiddette piccole: Cagliari (reinvestendo i soldi di Barella), Genoa, Bologna e Sassuolo sono nettamente cresciute, così come il Brescia potendo contare su Balotelli.
Passata la sbornia e l'entusiasmo iniziale, Ferragosto ha portato alla luce i primi fantasmi di quello che ci aspetterà. L'unica speranza è che il Bologna, che ha passeggiato a Pisa, ci sottovaluti. O forse ci valuti per il nostro attuale valore. E che, ne frattempo, i nostri si siano un po' svegliati per la pochezza dimostrata. Non perdere sarebbe un buon risultato in queste condizioni.
Massimo
Colonna sonora: Lifting you High, Malia e General Antranick
Foto Getty Images
Ogni passaggio di proprietà rappresenta per il tifoso la chiusura di un'epoca. Si perdono i riferimenti emotivi, si aprono nuove speranze, si teme sempre un po' anche per la competenza dei nuovi arrivati. Poi c'è il giudizio storico della (lunga) parentesi settiana definito dai suoi risultati sportivi, dalla permanenza in serie A, dallo spettacolo calcistico offerto (in termini di giocatori che lo hanno espresso e dei tecnici che lo hanno preparato), dall'immagine complessiva che ha ritratto il Verona sotto il suo comando. In tutto questo c'è soprattutto una stagione aperta e una salvezza da conquistare. Insomma, all'assalto del tifoso convergono tutta una marea di sensazioni nuove che eccitano ancora di più lo stato d'animo. Più una, alla quale non eravamo abituati: il passaggio da una proprietà individuale ad un fondo di investimento americano (private equity). Mettiamo subito in chiaro un punto: ogni passaggio di proprietà, a prescindere da quello che accadrà in seguito, è sempre un'ottima notizia. È sufficiente realizzare da una parte che il vecchio ha alzato bandiera bianca di fronte alla gestione del quotidiano, sempre più difficile da sostenere, e alla difficoltà di assicurare un futuro in linea con gli anni passati, soprattutto in un periodo economico caratterizzato dall'aumento dei costi e stressato dal Covid prima e dagli alti tassi di interesse poi. Dall'altra, il nuovo arriva con la certezza di fare bene portando con sé nuove risorse, entusiasmo e voglia di fare. Uscire al momento giusto poi aiuta tutti, tifosi compresi.
[continua]Qual è stato il miglior gialloblu in campo in
Bologna-H.Verona?
Riepilogo stagionale e classifica generale
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