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PROSSIMO IMPEGNO
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Quanto di buono avevamo visto a partire da metà febbraio (l'Atalanta ha dato evidentemente la scossa decisiva) si conferma in queste ultime partite con una difesa finalmente compatta e autoritaria e un centrocampo duttile. Fateci caso, ora tutti i gialloblù si sentono molto più a loro agio. Sanno cosa fare, non mollano mai. E il tutti di cui sopra va riferito davvero alla rosa allargata perché in questo momento il Verona fa punti e prestazioni pesanti anche senza Serdar, Tengstedt, Suslov che sono poi i giocatori più rappresentativi.
Il merito di questa evoluzione positiva è di Zanetti che ha trovato la soluzione definitiva. Mi fa molto piacere riconoscere i meriti del tecnico (da me più volte criticato in passato) nel momento in cui il suo lavoro, silenzioso e continuo, è riuscito a restituirgli risultati apprezzabili. Oggi il Verona è una squadra difficile da affrontare. E quando le cose cominciano a girare bene ti accorgi che la difesa non è solo Valentini, ma anche Coppola e Ghilardi che si stanno imponendo con la loro tecnica e tenacia. Non solo, Montipò appare molto più sicuro di sé come dimostra anche in occasione dell'episodio del rigore calciato da Adams. Duda è una conferma e guida la squadra in maniera impeccabile. Le fasce sono ben supportate da Tchatchoua e Bradaric. Dawidowicz si sacrifica in un ruolo che non fa più dai tempi del Palermo e del Verona di Grosso. Bernede mostra di saperci fare con il pallone. Magari davanti soffriamo ancora, sbagliamo gol facili. Ma creiamo e mettiamo in apprensione le difese avversarie. Avessimo a disposizione la tecnica di Tengstedt e Harroui sarebbe entrato qualche gol in più, ma Sarr, Mosquera e Livramento non mollano mai.
Il principale merito di Zanetti è stato quello di adattarsi al Verona. Arrivato con le sue idee tattiche (difesa a 4, possesso palla, pressing alto), dopo diversi tentativi andati male ha capito che il DNA della squadra è un altro. Certe dinamiche sono ancora quelle impostate anni fa da Juric ed esaltate da Tudor: difesa a 3, supporto alto delle fasce, verticalizzazione, sfida uomo contro uomo a tutto campo. Ci sarà pure un motivo per cui il Verona, ogni anno, è sempre la squadra con minor possesso palla della serie A? Perché non gli è naturale palleggiare per far aprire l'avversario. Perché allora dover per forza cambiare ciò che risulta così facile?
Di Francesco ci ha provato e non ha accettato la resistenza naturale dello spogliatoio. Baroni, più in linea con i principi di guerra di trincea a tutto campo, alla fine ha imposto solo la difesa a 4. Ma lo Zanetti di Venezia ed Empoli lavorava su dinamiche tattiche completamente diverse. Ebbene, nel momento in cui ha sposato le informazioni genetiche del Verona la squadra si è magicamente ritrovata. Lo sbandamento di certe partite nelle quali i giocatori hanno mollato subito le armi (Monza, Atalanta, Empoli, Inter) non si è presentato più. E nemmeno la decina di gol presi nei primi 15 minuti del girone di andata. Simboli entrambi di un distacco profondo tra quanto era stato stabilito nello spogliatoio e quanto invece veniva riprodotto in campo.
Questo cambiamento di mentalità, oltre ad essere sintomo di intelligenza emotiva del mister, ha fatto crescere il reale contributo che ogni giocatore riesce a dare e migliorato il rapporto di fiducia con la panchina. Ora, Zanetti ha finalmente appreso la veronesità tout court. Ne è diventato lui stesso espressione. Dici poco? Ovviamente, grande merito va dato anche a Sogliano che ha sempre creduto in lui e ha visto, nel suo osservatorio privilegiato, gli sforzi di avvicinamento e comprensione reciproci spogliatoio – mister.
Non rimane, a questo punto, che concludere con la stessa tenacia questo campionato. Ci sono tutti i presupposti, insomma, per soffrire molto meno degli ultimi anni e godersi in serenità uno spettacolo degno dell'anniversario dello scudetto.
Avanti così, ragazzi.
Colonna sonora: Take me Home, Country Roads, John Denver
Nella festa per la celebrazione dello scudetto scende in campo un Verona bloccato, pauroso, timido, inesistente per i primi 40 minuti, succube del Lecce passato meritamente in vantaggio e padrone assoluto del campo. Poi, come capita alle volte nel calcio, Suslov (finora 0 gol e 0 assist per lui) pennella una splendida palla per la testa di Coppola, che fino a quel momento aveva subito la marcatura di Krstovic autore del gol ospite, e pareggia. Nella ripresa le due squadre si sono annullate a vicenda rinviando il responso retrocessione ai prossimi 180 minuti. E' un punto importante questo che, contando anche sulle disgrazie altrui oltre che sui meriti di questa squadra terribilmente fragile, può bastare a salvarci.
[continua]Qual è stato il miglior gialloblu in campo in
H.Verona-Lecce?
Riepilogo stagionale e classifica generale
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