È dall'inizio del campionato che ci chiediamo se questo Verona sia migliore o peggiore di quello precedente. Un po' per prendere parte al colorito dibattito Setti – Juric, ovvero aziendalisti puri vs ambiziosi idealisti, un po' perché partiamo comunque dalla consapevolezza che non c'è stato alcun tracollo pur con le partenze pesanti. Merito senz'altro del mister che sa valorizzare e motivare chiunque gli capiti sottomano. Di D'Amico che sa il fatto suo. E anche del presidente che ha saputo circondarsi, finalmente, delle persone giuste. Ebbene, a volersi affidare ai semplici numeri, allo scoccare dell'ultima di questo faticoso Annus horribilis, il Verona chiude a 20 punti. Che, tenuto conto dei 2 regalati dalla vicenda Diawara - Roma, fa scopa con i 18 di un anno fa; stesso il numero di reti subite (14), siamo però in vantaggio con quelle realizzate (18 vs 12), 3 delle quali però assegnate al bomber Tavolino. In pratica, finora il nuovo Verona si è confermato. Non è né migliorato, né peggiorato. Ma siamo solo a poco più di 1/3 della stagione. Per confermare il confronto faremo un nuovo check a chiusura del girone di Andata, con la speranza di chiudere a quota 28 che corrisponderebbe ai 26 dello scorso campionato. Visto il calendario, missione non impossibile.
Poiché la memoria è per sua natura corta e ci porta a sopravvalutare meriti e difficoltà recenti rispetto a quelle passate, ricordo che l'impresa di un anno fa del neo promosso Hellas con una rosa completamente nuova composta da giocatori scartati o in prestito e di stranieri sconosciuti dovrebbe sorprenderci ancora. La nuova rivoluzione estiva ha dunque al momento confermato l'impianto e la mentalità della passata. E così si spiegano i risultati.
Semmai il problema che ha pesato in maniera consistente in questi mesi è stato il continuo succedersi di problemi fisici e del Covid che hanno limitato la crescita gialloblù. E qui faccio una domanda antipatica, che però meriterebbe maggiore attenzione da parte dei media: come mai abbiamo ingaggiato giocatori che provenivano da infortuni pesanti senza la minima garanzia di una loro pronta guarigione o, in generale, dell'integrità fisica? Le condizioni fisiche di Benassi e Favilli, ad esempio, non potevano essere sconosciute. D'Amico doveva saperlo e i medici avevano l'obbligo di rassicurarlo. Eppure, ad oggi, del primo conosciamo solo l'immagine attonita con la maglietta gialloblù, il secondo invece non regge più di 10 minuti perché passa da una problema muscolare all'altro. D'altro canto, non ritengo abbia molto senso puntare su giocatori poco integri per spuntare qualcosa sul prezzo, se poi Juric non li può utilizzare.
Sempre sui medici, perché non danno un benestare serio quando un giocatore è effettivamente guarito? Può Lovato subire 3 ricadute consecutive? Si parlano con i preparatori della squadra? Noi sappiamo bene quanto Juric pretenda e forzi i suoi atleticamente, ma allora i giocatori gli vanno restituiti quando sono perfettamente guariti. Dover sostituire continuamente, durante la partita, sempre gli stessi e per gli stessi problemi, è inconcepibile. E si finisce anche per svilire le prestazioni di questi ragazzi, sempre più preoccupati di sentire fitte ad ogni scatto. Oltre che minare il loro valore economico a causa della presunta fragilità fisica.
Quando Juric parla preoccupato di errori di mercato, non fa riferimento quindi solo alle scarse risorse messe a disposizione da Setti, ma anche alle scelte di D'Amico di rivolgersi a giocatori integri fisicamente, e infine al contributo reale che dovrebbero fornire le visite mediche. Altrimenti a cosa servono? Errori che poi si pagano cari durante la stagione perché si fa affidamento sulle potenzialità di un giocatore che poi non può contribuire come potrebbe: puntare sul recupero di Kalinic avendo come alternativa la scommessa Favilli (fisicamente parlando) è stato un azzardo.
Se è vero infatti che, tra Covid e infortuni vari, giocatori importanti come Lazovic e Gunter non sono ancora quelli dell'anno scorso, per fortuna compensati da Dimarco, Magnani e Dawidowicz, l'apporto dei nuovi è stato limitato. Basti pensare che gli acquisti più rappresentativi, Kalinic e Benassi, non si sono sentiti e ritengo che la loro mancanza è pesata soprattutto contro avversari alla nostra portata come Parma, Genoa, Cagliari e Sampdoria con cui abbiamo faticato. Sono assolutamente convinto che, se ci fossero stati, la loro qualità avrebbe aiutato moltissimo. Persino contro l'Inter, essere costretti a schierare Ilic e Ruegg in avanti in alternativa ai ragazzini Salcedo e Colley, è mortificante per il resto della squadra. Può funzionare forse contro la Fiorentina, quando ti basta un tiro in porta per portare a casa un pareggio, ma non quando sei costretto a recuperare contro un avversario più forte.
C'è un punto da chiarire, e lo fa perfettamente il mister: non ci dimentichiamo delle ottime performance del Verona (delle quali è giusto compiacerci) e nemmeno sottovalutiamo l'esplosione di molti altri giocatori. Ma il Verona non può giocare sempre in emergenza. Deve poter sfruttare a pieno tutto il potenziale della rosa, che al momento non coincide affatto con quello a disposizione. Per fortuna, adesso c'è il mercato di riparazione.
L'anno scorso, D'Amico è intervenuto molto bene. Borini ha alzato il livello offensivo, Eysseric ha sostituito nel finale un Verre sfocato, Dimarco ha iniziato il suo prezioso percorso di crescita e Lovato si è presentato al palcoscenico gialloblù. Pertanto, sono fiducioso su quello che potrà accadere e mi aspetto inserimenti importanti dal punto di vista qualitativo.
Se dovessi chiedere tre regali a Babbo Natale, li concentrerei tutti nel reparto offensivo: il primo potrebbe essere il pieno recupero di Favilli, Kalinic e Benassi o, in caso contrario, l'arrivo di sostituiti dello stesso calibro per far esprimere la squadra secondo quanto ipotizzato. Poi l'acquisto di un altro attaccante, anche a dover rinunciare a Di Carmine in scadenza (la cui storia ricorda tanto quella di Cacia) forse l'unico gialloblù che non è riuscito a crescere sotto Juric. Infine, l'arrivo di un esterno offensivo che rimpiazzi Borini (tra Colley e Salcedo, per quello che possono offrire, ne basta uno solo) che dia un'alternativa tattica al mister.
Il Verona, recuperati tutti, sta bene sia dietro che in mezzo. Ha invece bisogno di spessore in fase offensiva. Solo in questo modo può continuare a rendere mirabilis un anno che, dal punto di vista calcistico, ci ha dato una quantità incredibile di spettacolo e soddisfazioni. L'alternativa alla crescita è il ridimensionamento, ovvero il conseguimento di una salvezza che, viste le premesse dello scorso campionato e le conferme attuali, lascerebbe tutti insoddisfatti.
Auguroni di Buone Feste.
Massimo
Colonna sonora: My Oblivion, Tindersticks