|
E' stato detto e scritto di tutto sulle cause del crollo del Verona e continuerà ancora per molto tempo perché una debacle del genere non solo era impossibile da ipotizzare, ma nemmeno si riesce a giustificare. Anche chi vedeva un lento e inesorabile impoverimento della rosa è rimasto sorpreso dalla velocità della crisi. Il peso delle responsabilità coinvolge un po' tutti, dai vertici assenti ai giocatori senza personalità, e pertanto ognuno di noi ha finito con il porre l'accento su ciò che a suo avviso è mancato di più. Una guerra tra poveri. Un fatto però è certo: l'Hellas quest'anno non ha mai lottato per non retrocedere, di fatto non è mai riuscito a schiodarsi dall'ultimo posto in classifica. Ogni volta che sembrava sul punto di potersi rimettere in corsa ha frenato da solo. Sistematicamente, direi. Udine e Sampdoria sono tappe emblematiche, così come tutte le sconfitte subite negli scontri diretti. Eppure questa squadra è stata capace di fermare Roma e Fiorentina in trasferta e dar battaglia all'Inter, a testimonianza del fatto di non valere probabilmente la posizione che copre. Ma se questi avversari sono stati sufficientemente stimolanti per far bella figura, perché non lo sono stati chi ci era a portata di classifica? Soprattutto: il Verona avrebbe reagito in maniera differente se non ci fosse stato il famoso paracadute di milioni per chi retrocede?
Il partito complottista sbirciando il bilancio da una parte, l'onere degli ingaggi dall'altra e il regalo offerto dalla Lega Calcio (a mio avviso antisportivo) giustifica perfettamente il cammino gialloblu rendendolo un'occasione irrinunciabile per Setti. I complottisti sono, per loro accezione, persone ciniche e un po' antipatiche che mal si rapportano con la purezza del tifoso. Il fatto è che riescono sempre a trovare una soluzione anche laddove c'è uno sport che dovrebbe essere guidato da principi completamente diversi. Certo che, senza necessariamente parteggiare per gli uni o per gli altri, il dubbio se ci troviamo invece semplicemente di fronte a dirigenti incompetenti, ad una proprietà superficiale e a giocatori appagati rimane eccome. E non so cosa è peggio.
Pochi giorni dopo la notizia del paracadute Bigon rispose alle accuse dicendo che la retrocessione è comunque un dramma economico finanziario e i soldi che sarebbero entrati col paracadute non sarebbero bastati a realizzare un Verona di vertice. Ora che la pressione dei tifosi umiliati si fa più forte cambia completamente versione dicendo che la società è sana e la proprietà è motivata ad allestire una squadra vincente. A parte il cambio repentino, l'opinione di uno che ci ha ridotto in questa situazione è indicativa tanto quanto le poche idee e anche confuse che circolano da tempo in società. Una società più attratta all'immagine che alla sostanza.
Cosa ci aspetta l'anno prossimo? Quando sono retrocesse Cagliari e Cesena non avevamo dubbi che entrambe avevano a disposizione giocatori adatti al campionato cadetto e giovani di qualità che dovevano maturare. Pertanto, con una buona guida (e Rastelli e Drago lo sono), era scontato che avrebbero lottato per la promozione. Confrontandosi alla pari con società ambiziose come Bari, Pescara e Novara ma anche con realtà del tutto inattese come Crotone (prossimo alla serie A), Trapani ed Entella. Ma è veramente difficile identificare il potenziale del Verona del prossimo campionato. Se Carpi e Frosinone dovessero retrocedere, avendo mantenuto la stessa fisionomia della B, saranno comunque avvantaggiate. Noi, ed eventualmente anche il Palermo, invece dobbiamo completamente reinventarci con tutti i rischi del caso. E il solito dubbio atroce: dovremmo fare necessariamente affidamento con chi (proprietà, dirigenti e giocatori superstiti) ci ha ridotto in questo stato.
Massimo
Colonna sonora: Nel blu dipinto di blu, Domenico Modugno.
Hellastory, 20/04/2016