«Il cane mi domanda e non rispondo. Salta, corre per i campi e mi domanda senza parlare e i suoi occhi sono due domande umide, due fiamme liquide interroganti e non rispondo, non rispondo perché non so e niente posso dire.
In mezzo ai campi andiamo uomo e cane.
Luccicano le foglie come se qualcuno le avesse baciate ad una ad una, salgono dal suolo tutte le arance a collocare piccoli planetari in alberi rotondi come la notte e verdi, e uomo e cane andiamo fiutando il mondo, scuotendo il trifoglio, per i campi del Cile, fra le limpide dita di settembre.
Il cane si arresta, corre dietro alle api, salta l'acqua irrequieta, ascolta lontanissimi latrati, orina su una pietra e porta la punta del suo muso a me, come un regalo. Tenera impertinenza per palesare affetto! E fu a quel punto che mi chiese, con gli occhi, perché ora è giorno, perché verrà la notte, perché la primavera non portò nel suo cesto nulla per cani vagabondi, ma inutili fiori, fiori e ancora fiori. Questo mi chiede il cane e non risponde.
Andiamo avanti, uomo e cane, appaiati dal mattino verde, dall'eccitante vuota solitudine in cui solo noi esistiamo, questa coppia di un cane rugiadoso e un poeta del bosco, perché non esistono uccelli o fiori occulti, ma profumi o gorgheggi per due compagni, per due cacciatori compagni: un mondo inumidito dalle distillazioni della notte, un tunnel verde e poi una prateria, una raffica di vento aranciato, il sussurro delle radici, la vita che cammina, respira, cresce e l'antica amicizia, la gioia di esser cane e di esser uomo tramutata in un solo animale che cammina muovendo sei zampe e una coda intrisa di rugiada.»
Dedicato a Lillo, Snoopy, Aiace, Ares e Wallace. Dedicato a tutti i cani del mondo. Dedicato a tutte le persone, come me, che hanno avuto la fortuna di vedersi specchiati in quegli occhi e di sentirsi confortati dal battito di quella coda.
Massimo