Stagione 1964/65
E' la prima stagione di Saverio Garonzi alla guida del Verona. Garonzi prende in mano la società a fine novembre, dopo le dimissioni di Albarelli seguite da un breve interregno del Comitato di reggenza composto da Carlo Delaini (futuro sindaco di Verona), Waifro Donella e Dante Spiazzi. Ma le peripezie societarie nella stagione non si fermeranno qui.
Il campionato di serie B edizione 1964-65 vede ai nastri di partenza 20 squadre; 3 i posti per la promozione in A, e 3 le retrocessioni in serie C.
in Verona Hellas-Venezia 1-0 del 27.09.1964
7 marzo 1965 - in tutte le chiese si celebra per la prima volta la messa in italiano, ad esclusione di alcune parti centrali della liturgia che rimangono in latino.
25 maggio 1965 - l'Inter batte per 1-0 il Benfica nella finale giocata a San Siro e si aggiudica per il secondo anno di fila la Coppa Campioni.
Cadè si inventa la maledizione della lettera "P" per giustificare, il 17 gennaio 1965, la terza sconfitta in campionato del Verona, per mano del Padova (3-0). Le precedenti due sconfitte stagionali erano state contro il Potenza e contro il Parma. A sfatare la regola della "P", arriverà, dopo appena 7 giorni, una sconfitta contro la Reggiana (4-0).
Sulla panchina del Verona viene chiamato per la prima volta Giancarlo Cadé, bergamasco di 34 anni, che è stato il vice di Edmondo Fabbri al Mantova e nell'ultima stagione ha condotto la Reggiana alla promozione in serie B. All'ultima giornata di campionato, Cadé ha avuto un diverbio con il dirigente granata Lari e il consiglio direttivo della Reggiana ha deciso di allontanarlo, salvo poi cambiare idea. L'allenatore, al rientro dalla tourneè estiva della Reggiana in Russia e Romania, si reca a Verona per siglare l'accordo con i gialloblù. La Reggiana ne prende atto e lo libera.
Persi in estate i veronesi più rappresentativi, Cera e Maioli, il Verona può ancora contare su Giancarlo Savoia che, nonostante il servizio militare, riesce a mettere insieme 32 presenze con 3 reti tutte su rigore. Altri veronesi protagonisti sono Lino Golin, classe 1945, di rientro dal prestito alla Pistoiese, e Giorgio Bissoli, di rientro dal prestito all'Arezzo, alla prima stagione da titolare dopo diversi anni a fare il secondo di Santino Ciceri.
Formazione tipo: Bissoli, Di Bari, Fassetta, Scaratti, Peretta, Savoia, Sega, Joan, Maschietto, Zeno, Golin.
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Il Verona, in estate, ha smobilitato, cedendo i pezzi più pregiati. Maioli e Calloni, che insieme avevano messo a segno 17 delle 44 reti del Verona nella stagione precedente, sono andati rispettivamente al Foggia e alla Reggiana. Cera è stato ceduto al Cagliari neopromosso in serie A. Il portiere Ciceri, non più giovanissimo, è finito al Monza. L'ex interista Bolchi, che pur non ha convinto, è passato all'Atalanta. Gli acquisti? Il terzino Romano Di Bari, proveniente dal Brescia e il centrocampista Giuseppe Del Zotto, proveniente dall'Udinese, in perenne procinto di ritirarsi dal calcio per gli studi di architettura.
A Cadè viene affidata una squadra indebolita, e un gruppo di giovani veronesi: Savoia, Golin, Bissoli, Carletti, Sega, Cressoni e Tanello. La dirigenza gialloblù dovrà correre ai ripari a stagione in corso ingaggiando a novembre il jolly Scaratti, appena scartato dal Mantova dopo solo 4 presenze in A con i virgiliani, e Ennio Ciccolo, fratello minore di Nicola Ciccolo che aveva entusiasmato nella sua stagione al Verona nel 1962-63. Ciccolo II tuttavia non ha il talento del fratello e non è un caso se nelle ultime stagioni ha giocato con Viareggio e Akragas.
Dopo un avvio di campionato fitto di pareggi, il Verona, fra dicembre e gennaio, infila 3 vittorie consecutive (trasferta di Catanzaro, gare interne con Brescia e Triestina) e sale al terzo posto in classifica. La trasferta di Padova, dove il Verona viene sconfitto per 3-0, è lo spartiacque della stagione.
In 10 giornate, dalla sconfitta di Padova del 17 gennaio 1965, a quella di Livorno del 21 marzo 1965 (2-1 per i toscani), il Verona raccoglie 2 pareggi e ben 8 sconfitte, e precipita dal terzo al diciassettesimo posto, appena un punto sopra la zona retrocessione.
Dopo Livorno, quinta sconfitta consecutiva, iniziano a circolare voci insistenti sull'affiancamento di un direttore al tecnico Cadè, a cui viene contestata l'incapacità di motivare i giocatori. Non aiuta la situazione societaria dove il vice presidente Bonazzi ha dato le dimissioni a febbraio, e Garonzi si ritrova con un consiglio menomato e diviso. Alla fine, Bonazzi viene convinto a ritirare le dimissioni e gli viene affidato l'incarico di Presidente. La prima avventura di Garonzi a capo del Verona dura quindi meno di sei mesi.
A fine marzo, Cadè porta la squadra in ritiro a Desenzano per preparare la partita con la SPAL seconda in classifica. E' una partita decisiva per frenare l'emorragia di risultati e il tecnico, che avverte la tensione nei suoi giovani, prepara l'esordio dell'esperto portiere Mario Liberalato, prelevato a febbraio dal Milan (ha giocato nell'ultima stagione nel Prato), e il cui debutto è stato rinviato a causa di un infortunio appena giunto a Verona.
La malasorte non abbandona il neo portiere veronese che esordisce e termina la sua avventura in maglia gialloblù in appena 35 minuti, il tempo di ricadere malamente a terra dopo una presa alta, e riportare la frattura dell'avambraccio. L'introduzione della sostituzione del portiere avverrà solo dalla stagione successiva 1965-66: in porta deve andare il terzino Fassetta. La SPAL compie forse l'errore di presunzione pensando di avere la gara in mano. Il Verona invece lotta con orgoglio su ogni pallone e ad un minuto dalla fine coglie l'insperato gol della vittoria. Punizione di Cappellino, il portiere spallino Bruschini perde palla in uscita, Joan tocca di petto per Giulio Sega che batte a rete e segna il suo primo gol in maglia gialloblù (ne metterà a segno 21 in 6 stagioni).
Da quel momento il Verona si scrolla di dosso paure e incertezze e nelle ultime 10 gare di campionato rimedia solo 2 sconfitte, in casa della capolista Brescia, e all'ultima giornata nella passerella dei giovani ad Alessandria. In mezzo, anche una sonante vittoria per 5-1 sul Trani, oltre che la "vendetta" sportiva per 3-0 sulla Reggiana che all'andata ce ne aveva fatti 4.
Il Verona chiude il campionato in undicesima posizione, appena 3 punti sopra il retrocesso Bari.
Paolo
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ZANETTI, ABBIAMO UN PROBLEMA DIETRO?
Lazio e Torino, che peraltro sono formazioni superiori, hanno evidenziato un tema già affrontato durante l'estate: la difesa. È innegabile che Sogliano abbia lavorato con maggiore attenzione alla scoperta prima e all'arrivo poi di giocatori di qualità a centrocampo e in attacco, in ottica plusvalenze. E si vede. Ogni partita scopriamo un gesto tecnico superiore alla media da parte di Harroui, Kastanos, Tengstedt, e perfino di Livramento e Mosquera. Altri ne arriveranno da nuovi giocatori che al momento non conosciamo bene perché si stanno ancora integrando. Per non parlare dell'evoluzione esponenziale di Belahyane che creerà non pochi, ma piacevoli, problemi di turnover al mister al rientro di Duda e Serdar. Sulla difesa invece non si è lavorato. O non abbastanza. Gli arrivi nel finale di Daniliuc e Bradaric non sembrano decisivi in un reparto dove Frese e Okou faticano ad adattarsi al livello del nostro campionato. E neppure i ritorni di Faraoni (bloccato a Verona solo a causa di un ingaggio pesante) e Ghilardi (mai veramente preso in considerazione) sembrano essere un valore aggiunto.
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