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Le seconde giovinezze

In principio fu Dante. Il “sommo” poeta Alighieri, esiliato da Firenze nel 1302, fu accolto a Verona:

“Lo primo tuo rifugio, il primo ostello
sarà la cortesia del gran Lombardo
che ‘n su la scala porta il santo uccello”

così si rivolge Cacciaguida a Dante nel XVII canto del Paradiso.

Gotinho ci dovrà scusare, ma Messer Durante non ha voluto rilasciare interviste sul gemellaggio fra i tifosi gialloblu e quelli viola: non sappiamo pertanto in quale notte dei tempi affondi le radici tale “affinità elettiva”. Tuttavia, se Dante si trovò a suo agio a Verona, qualche secolo dopo di lui vissero una seconda giovinezza alcuni personaggi provenienti da Firenze, interpreti di un altro tipo di arte: quella del pallone. Stiamo parlando di Antonio Di Gennaro, Luigi Sacchetti e Luciano Bruni che, dopo qualche onesto campionato nella Fiorentina, furono artefici dei successi del Verona di Bagnoli. L'unico dei 3 ad arrivare direttamente da Firenze fu Sacchetti, nella stagione 1982-83; Di Gennaro era già arrivato nel 1981-82, dopo un anno a Perugia, e Bruni arriverà per ultimo, nella stagione 1983-84, dopo aver girato fra Pistoiese e Reggiana.

Curiosamente, nella Fiorentina scudettata nella stagione 1968-69 giocavano invece degli ex gialloblu: Eraldo Mancin, terzino rodigino che aveva disputato nel Verona il campionato 1965-66, e Gian Battista Pirovano, mediano piemontese, al Verona dal 1961 al 1963. Pirovano è recentemente scomparso all'età di 77 anni nella sua Vercelli.

In quella Fiorentina che vinse lo scudetto giocavano inoltre Franco Superchi e Salvatore Esposito che sarebbero poi approdati in riva all'Adige sul finire degli anni Settanta. Moltissimi altri gli “ex” passati sulla rotta Verona – Firenze o viceversa: fra questi possiamo ricordare il portiere Giuseppe “Bepi” Moro che a Firenze aveva conquistato la convocazione in Nazionale, e a Verona aveva chiuso la carriera, e Domenico Morfeo di cui ci ha parlato Massimo nel suo flashback. D'obbligo tuttavia citare l'ultimo che, in ordine di tempo, ha vissuto una seconda giovinezza a Verona: Luca Toni. Fra gli ex della gara di domenica vanno segnalati anche Davide Brivio, 2 presenze in A con la Fiorentina quando non era ancora ventenne, e Alessandro Agostini, 13 presenze in A con la viola nel 2001-02.

Spunta la stella di Giancarlo Antognoni

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Nella stagione 1972-73 Verona – Fiorentina si gioca alla terza giornata di andata, il 15 ottobre del 1972. Gli ospiti passano al Bentegodi grazie all'autogol di Mascalaito e alla rete dell'ex Clerici nel primo tempo; serve a poco il gol di Zigoni a pochi minuti dalla fine, anche se resta agli annali come il primo gol in gialloblu del “cavallo pazzo”.

Quel pomeriggio, a Verona, fa il suo esordio anche un giovane diciottenne di belle speranze con la maglia viola: è Giancarlo Antognoni, nato il primo aprile del 1954 a Marsciano, in provincia di Perugia. Dieci anni dopo lo vedremo vincere il Mundial di Spagna con la maglia azzurra. In mezzo, una carriera da grande campione sempre alla Fiorentina, resistendo alle sirene delle formazioni del Nord con la maglia a righe.

Parlare di Antognoni significa anche ricordare l'incidente in campo nel corso di Fiorentina – Genoa del 22 novembre 1981. Antognoni si scontrò con il portiere Martina ricevendo una ginocchiata in testa e rimase a terra privo di conoscenza per istanti che parevano interminabili, prima che il suo cuore riprendesse a correre. All'epoca avevo 8 anni e passavo interi pomeriggi con gli amici a trasformare in campo da calcio ogni spazio pianeggiante che non avesse più di 3-4 ostacoli: parchi pubblici, aie di campagna, piazzali di condomini. L'idea che giocando a pallone ci si potesse far male sul serio era, fino a quel giorno, un'ipotesi mai considerata.

Il destino di Antognoni è sempre stato quello di essere criticato dalla stampa, forse proprio per il fatto di non aver mai vestito maglie più gloriose e più “protette” dai giornali. Ma i suoi allenatori lo hanno sempre difeso a spada tratta. E' interessante andarsi a rileggere quello che scriveva Gianni Mura nel 1976:

“Prima che da Mazzone, Antognoni era stato allenato da Liedholm, Radice e Rocco. Diceva Liedholm: “Di giocatori così, ne nasce uno ogni 15 anni”. Diceva Radice: “Per l'età che ha, è un prodigio”. Diceva Rocco: “Mi ricorda Rivera, ma preferirei che non arrossisse tutte le volte che gli rivolgo la parola”.

Antognoni è anche il calciatore che più ha segnato nelle sfide Verona – Fiorentina di serie A: 4 le sue reti.

Iorio rompe una maledizione durata 26 anni

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La Fiorentina ha dovuto aspettare quasi 30 anni per segnare un gol a Verona. Il primo tentativo fu nel 1928-29, Campionato Nazionale, quando i gialloblu si imposero 4-0, tuttora la vittoria più larga nella storia delle nostre sfide contro i viola. Negli anni Trenta le due formazioni si incrociano per 3 volte in serie B, e le gare finiscono tutte con vittorie del Verona a porta inviolata. Bisogna arrivare al primo campionato gialloblu in serie A, stagione 1957-58, per vedere i gigliati in gol a Verona. Il 17 novembre 1957 decide una rete di Lojacono.

Per contro, se la Fiorentina ha dovuto aspettare quasi 30 anni per segnare un gol, i toscani si sono presi la loro rivincita nella storia delle sfide in serie A: Dante avrebbe chiamato in causa la legge del contrappasso. Il Verona, difatti, per battere la Fiorentina in casa in serie A ha dovuto attendere addirittura il 30 ottobre 1983.

Stagione 1983-84, il Verona ospita la Fiorentina alla settima giornata di campionato; le due squadre sono divise da un solo punto. I gialloblu sono secondi in classifica, con 9 punti, ad un punto dalla Roma e in compagnia delle due torinesi, e i viola inseguono con 8 punti. Solo due anni prima una classifica del genere ci avrebbe dato le vertigini e invece, dopo l'entusiasmante campionato 1982-83, i tifosi gialloblu si godono con consapevolezza una squadra a pieno diritto nell'elite del calcio italiano. Prima della gara del Bentegodi, anche Boninsegna, in veste di commentatore, non risparmiava frecciatine ad Antognoni, nel bocciare la Fiorentina come possibile terzo incomodo fra Juventus e Roma nella lotta scudetto:

“Non mi fido della Fiorentina, incerta in difesa, incostante in attacco, incapace di risolvere il problema del regista. Antognoni ha esordito in Nazionale quando era ormai un veterano in maglia viola. E' una buona mezz'ala, ma non ha le capacità dell'uomo squadra”.

Boninsegna non fu buon profeta, dato che la Fiorentina sarà anche stata un'incompiuta ma si classificò terza alle spalle di Roma e Juventus e, a 6 giornate dalla fine, era in piena lotta scudetto. Per fermarla ci volle un arbitraggio "discutibile" di Barbaresco nel confronto diretto di Torino contro la Juventus della 25ma giornata.

Torniamo al 30 ottobre 1983 e alla gara fra Verona e Fiorentina attesa come una sfida per decidere chi potrà essere l'outsider del campionato. Il Verona è in un ottimo momento di forma, gioca bene, incontra il plauso degli addetti ai lavori, ma lascia perplessi molti sulle capacità di tenuta. E poi, dicono i giornali, non puoi lottare per lo scudetto senza stranieri: Zmuda è in infermeria praticamente dal suo arrivo all'aeroporto, Jordan fa panchina e copre le spalle al duo Galderisi – Iorio. Proprio quest'ultimo è il protagonista assoluto della gara contro la Fiorentina: dopo 6', si destreggia in area con un palleggio volante, e scarica la palla sotto la traversa. Un attaccante medio di serie A avrebbe calciato il pallone, da quell'altezza da terra, in curva Nord; non Iorio. Massimo Storgato raddoppia su cross di Fanna da calcio di punizione dalla sinistra. Alla mezzora l'arbitro concede un rigore alla Fiorentina al termine di un'azione piuttosto confusa, e Antognoni accorcia le distanze. Fortunatamente, nella ripresa l'arbitro concede un rigore anche ai gialloblu, e Iorio completa la doppietta personale siglando il 3-1 che vale la prima, lungamente attesa e proprio per questo liberatoria, vittoria in serie A sulla Fiorentina. Al tredicesimo tentativo.

Paolo

(la foto di Antognoni con Bearzot è tratta dal blog Storie di Calcio)

Hellastory, 21/11/2014
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PRESIDIO PRESENTA ... QUELLO CHE HA GIA' FATTO


A differenza di molti amici tifosi che ne sentivano la necessità (addirittura, alcuni, l'urgenza) sono stato sempre piuttosto scettico sul valore aggiunto che avrebbe fornito una conferenza stampa di Presidio Investors, oltre al fatto formale e simbolico di abbinarci un volto. In primo luogo, perché abbiamo un campionato in corso e non c'è mai molto da aggiungere al di là ai risultati che vengono dal campo: quando le cose vanno bene va tutto bene, se invece le cose vanno male ci stiamo lavorando. In secondo luogo, perché ambizioni, promesse e speranze lasciano il tempo che trovano nel mondo del business. A maggior ragione se la proprietà che parla non è una persona fisica (con le sue passioni, il suo entusiasmo e il peso dei soldi che ci mette) ma un'entità e, tramite lei, un funzionario delegato a farlo col ruolo di Presidente Esecutivo. Italo Zanzi, con tono sobrio e distaccato, ha detto solo quello che poteva dire e che il suo ruolo gli consente. A tal proposito, interessante notare che, ogni volta che parla di Presidio, lo fa indicandoli come loro. Comunque, in conferenza stampa abbiamo avuto da lui solo conferme: Presidio, più che parlare fa e, da questo punto di vista, finora, ha messo in atto tutta una serie di decisioni ampiamente verificabili. In sintesi: 1) ha lasciato l'intera gestione stagionale in mano alla vecchia dirigenza – proprietà in segno di continuità 2) non ha messo soldi sul mercato invernale ritenendo (e condividendolo con Sogliano) che la classifica e il parco giocatori a disposizione sono sufficienti per salvarsi 3) se le cose dovessero andare male, ha assicurato che la società c'è. E ci mancherebbe altro ... aggiungo io 4) qualche operazione minore, per la verità, l'ha fatta sulla Primavera (in lotta con la Juventus per i playoff) e il settore femminile (in lotta per non retrocedere in serie C).

[continua]

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