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IL RESORT NEL DESERTO (DELLE SCUSE E DELLE BUONE INTENZIONI)
25/11/2024

Se vogliamo, la notizia che fa più rumore dopo l'imbarazzante prestazione contro l'Inter, è il ritorno al ritiro punitivo a tempo indeterminato della squadra. Siamo tornati all'epoca anarchica di Bocchetti (ma lì la società era colpevolmente assente) o, peggio, alle reclusioni dorate di pastorelliana memoria a Desenzano. Il rumore scaturisce dal fatto che Sogliano e Setti non sono poi così sicuri nell'attribuire questi sconcertanti alti e bassi esclusivamente a Zanetti. Fosse lui l'unico o principale responsabile avrebbero già risolto. Qui abbiamo, evidentemente, un profondo scollamento interno alla squadra e una mancanza di fiducia (e rispetto) verso la guida tecnica che finisce per esprimere prestazioni simili.

Parliamoci chiaro, Zanetti è in stato confusionale: schiera contro l'Inter una difesa a 3 (di cui il terzo è il fantasma di Dawidowicz) e 2 punte spaccando di fatto in due la squadra, anziché tenerla unita e compatta come era accaduto contro la Roma. Ad inizio ripresa ne cambia 4 (se avesse potuto sarebbero stati 11 ...) a conferma degli errori di preparazione della gara e del fatto che doveva pur farla pagare ai peggiori (o traditori?). D'altra parte, il Verona è ostaggio di giocatori in disarmo. Cosa stanno facendo i vari Montipò, Magnani e lo stesso Dawidowicz, in scadenza contrattuale, per conquistarsi quel minimo di fiducia per una eventuale riconferma? Ci sono calciatori che girano a vuoto commettendo errori tecnici che non sono concepibili per dei professionisti. Come riesci a battere la Roma con una gara convinta e meticolosa e poi negarti contro Atalanta, Fiorentina e Inter? Ci aggiungiamo gli impegni delle nazionali che hanno distrutto fisicamente prima Suslov e poi Duda?

La rosa, inoltre, è incompleta. Diciamocelo. Sogliano ha concentrato le sue attenzioni su alcuni ruoli creando anche azzardate sovrapposizioni mentre ha abbandonato al suo destino la difesa prendendo terzini che farebbero panchina ovunque e nessun centrale di qualità in grado di governare il reparto e far crescere Coppola e Ghilardi. In più, ha sopravvalutato Zanetti, sperando di ritrovare in lui un tecnico dello spessore di Baroni che faceva della protezione difensiva il punto di partenza per affrontare qualunque avversario. Infatti, mai il Verona dello scorso anno, sia nella titubante versione autunnale che in quella gagliarda del girone di ritorno, ripeto ... mai ci ha esposto a figuracce simili.

Il ritiro punitivo, ovviamente, non risolverà il disagio interno. La sfiducia reciproca. Il sospetto. Zanetti è stato esonerato a Venezia con una squadra modesta e una classifica compromessa, ma non è riuscito nemmeno a difendere la panchina dell'Empoli dopo il 7 a 0 subito con la Roma (che sa tanto di 5 a 0 dell'Inter o 6 a 1 dell'Atalanta ...). Non è la prima volta quindi che viene abbandonato dal suo spogliatoio. Questo ritiro è solo un pretesto per mettere tutti di fronte alle proprie responsabilità. Un modo per commissionare sia allenatore che giocatori perché le prossime sfide si chiamano Cagliari, Empoli e Parma. E se alzare bandiera bianca ai campioni d'Italia suona, al massimo, come una brutta figura di fronte ai propri tifosi, perdere punti pesanti contro avversari diretti senza dare il massimo è una condanna collettiva. Non ci dimentichiamo che il Verona è in corsa su due temi delicatissimi e connessi tra loro: la trattativa societaria e la permanenza in serie A.

Di una cosa però sono certo. A gennaio, Sogliano sarà ovviamente costretto a vendere qualche giocatore da plusvalenza per dare continuità al progetto e dedicarsi ai rinforzi, ma si disferà sicuramente anche di tutti coloro che, con le parole e gli atteggiamenti sbagliati, hanno contribuito a creare questa situazione. E, a quel punto, nemmeno il signor Zanetti potrà sentirsi più tanto al sicuro. Il tempo dei ritiri, dei mugugni, dei chiarimenti, delle giustificazioni finisce qui.

Massimo

Colonna sonora: Love me or Leave me, Bryan Ferry




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