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1989/1990, parte 1

Osvaldo Bagnoli
Osvaldo Bagnoli.
Foto Archivio L'Unità.

Favola e realtà si distinguono per il lieto fine, per quel “vissero felici e contenti” che chiude il cerchio iniziato dal “c’era una volta”. L’epopea del Verona di Bagnoli, spesso citata come una favola, è stata invece una splendida realtà, una storia che si può raccontare ai nipoti davanti al camino con l’enfasi delle fiabe più belle, delle imprese più mirabolanti, ma senza il lieto fine. La sua ultima volta sulla panchina del Verona, dell’Osvaldo, lo “Schopenhauer della Bovisa”, come amava chiamarlo Gianni Brera, coincise infatti con la sconfitta di Cesena, ultimo atto del campionato 1989-’90, che ci condannò alla serie B dopo un decennio in cui l’Hellas si era guadagnato sul campo i gradi di “grande” del calcio nostrano.
Se consideriamo quel triste epilogo come la fine di un ciclo, di un’epoca, di un qualcosa che molto probabilmente sarà irripetibile per una realtà come la nostra, i toni da assumere sono quelli della nostalgia con punte quasi tragiche, soprattutto nel considerare, con il senno di poi, che quella fine fu l’inizio della discesa nell’anonimato degli anni ’90 e di quella negli inferi della lega pro nel decennio successivo. Ma se circoscriviamo il giudizio alla sola stagione e al come si arrivò a Cesena ancora in corsa per la salvezza, i toni cambiano e la figura di Osvaldo Bagnoli, già in odore di santità per aver portato lo scudetto in riva all’Adige, se possibile si rafforza ulteriormente perché sfiora il secondo miracolo con una squadra costruita in pochi giorni, senza un progetto, senza soldi, una sorta di assortimento misto di giocatori che approdano in riva all’Adige in cerca di riscatto, di affermazione, o semplicemente per chiudere la carriera in tutta tranquillità.

CRISI DI RISULTATI E BUCO FINANZIARIO

Il 29 aprile 1990, ultima giornata di campionato, come si diceva più sopra, il Verona si gioca a Cesena le ultime speranze di rimanere in serie A. Serve una vittoria. Arriva invece una sconfitta e quella data diventa il simbolo della fine dell’era Bagnoli. Il Grande Verona di Bagnoli però era già finito, le sue tracce si erano perse definitivamente nel fango di Brema, due anni prima, nel ritorno dei quarti di finale di Coppa Uefa. Era il campionato 1987-’88 e, prima della gara contro il Werder il Verona era sesto in classifica a un solo punto dalla zona Uefa: nelle restanti 8 gare collezionò solo 2 pareggi, salvandosi all’ultima giornata grazie al fatto che, in vista dell’allargamento della serie A a 18 squadre nella stagione successiva, retrocedevano solo le ultime due classificate. Alla fine di quella stagione se ne andavano gli ultimi protagonisti dello scudetto: Elkjaer torna a casa, in Danimarca, a giocare nel Vejle; Fontolan firma per l’Ascoli; Di Gennaro e Sacchetti scendono in serie B, il primo nell’ambizioso Bari di Matarrese dove centrerà la promozione, il secondo al Catanzaro; Volpati chiude la sua lunghissima carriera al Mantova, in serie C, mentre Ferroni appende le scarpe al chiodo. Dei fedelissimi dell’Osvaldo rimane solo Bruni.
Il Presidente Ferdinando Chiampan, anni dopo, avrà a dire che i problemi finanziari del Verona iniziarono perché avrebbe dovuto vendere i “pezzi da 90” quando avevano mercato e non tenerli solo per accontentare i tifosi. In realtà, nel momento in cui si intuiscono i primi problemi finanziari, qualche pezzo pregiato se n’era già andato, vedi Garella, Fanna, Marangon e Tricella, ma le casse societarie, negli anni che seguirono l’impresa dello scudetto, andarono progressivamente svuotandosi. Se a questo aggiungiamo il fatto che la mancata qualificazione alla Coppa Uefa rendeva la piazza meno appetibile, il calcio mercato dell’estate 1988 si concentrò su alcune scommesse e su qualche acquisto di bassa caratura. Le scommesse furono soprattutto i due argentini Troglio e Caniggia. Del secondo, in particolare, si diceva un gran bene e le prime apparizioni in coppa Italia ne misero alla luce i grandi pregi, ma a lungo andare la veloce ala dai lunghi capelli biondi si fece ricordare più per aver partecipato ai droga party della Verona V.I.P. (organizzati dall’allora sconosciuto Lele Mora) che per le sgroppate sulla fascia. Per il centrocampo arrivò Bortolazzi, veronese “de zoca” dai piedi buoni, tanto ordinato quanto lento, mentre l’attacco venne affidato a Pacione e a Galderisi, tornato in riva all’Adige in prestito dal Milan. La squadra navigò nella parte centrale della classifica per quasi tutto il campionato, collezionando ben 19 pareggi su 34 gare e vincendo solo 5 volte. Buona la difesa ma asfittico l’attacco. Zona Uefa a tratti vicina ma poi, come nella stagione precedente, striscia negativa nelle ultime gare e salvezza ottenuta all’ultima giornata.
Se sul campo non c’è più il Grande Verona di qualche anno prima, nonostante l’aplomb ostentato da Chiampan, anche sotto il profilo societario iniziano ad intravedersi delle crepe, soprattutto per quanto concerne il lato finanziario: nel febbraio 1989, alcuni consiglieri del Comune di Verona presentano un’interpellanza al Sindaco per il mancato pagamento, da parte della società gialloblu, dei 900 milioni di un mutuo contratto con l'Istituto di Credito Sportivo per i lavori di ampliamento dello stadio Bentegodi in vista dei Mondiali di calcio del 1990. Le voci di una voragine finanziaria di entità non ben precisata ma prossima ai 23 miliardi di vecchie lire, iniziano a rincorrersi e si fa strada qualche timida ammissione anche da parte della società. La tifoseria, in particolare il nocciolo duro della sud che da anni ha intrapreso un vero braccio di ferro con Chiampan per questioni legate alle intemperanze degli ultras, in particolare dopo i fatti di Brescia del 1986, inizia a contestare, non tanto per i risultati della squadra, ben al di sotto delle aspettative, quanto per l’incertezza del futuro.
Ad aggravare un clima già teso arriva anche l’amichevole della nazionale al Bentegodi, contro l’Uruguay, il 22 aprile, disertata dai veronesi (meno di 14.000 paganti) ma rimasta famosa soprattutto per i fischi all’inno nazionale e alla squadra azzurra da parte della curva sud. C’è chi contesta, ma ci sono anche tanti tifosi che abbandonano il Bentegodi: nella gara casalinga contro il Pisa, il 7 maggio, che coincide con l’ultima vittoria in campionato (e mancano ancora 8 giornate alla fine), si registrano meno di 5000 paganti, un numero decisamente basso per quei tempi. Insomma i tifosi, spesso accusati di essere paranoici quando si tratta della squadra del cuore e di preoccuparsi a sproposito, magari solo per il gusto di contestare, stavolta ci vedono lungo, a differenza della stampa locale che preferisce concentrarsi sul prossimo calcio mercato piuttosto che sulle vicende societarie.
Eppure di materiale su cui ragionare ce ne sarebbe, soprattutto quando, all’inizio di maggio, arriva in sordina la notizia che Attilio Gecchele, membro del direttivo dell’Hellas, ma soprattutto patron del main sponsor Ricoh Italia, comunica l’uscita dalla società e fa capire che per l’anno seguente i gialloblu dovranno trovarsi un nuovo sponsor. Gecchele dichiarerà, senza usare toni troppo diplomatici: “Ci sono modi differenti di interpretare la gestione di una società. Io ho idee che non collimano con Chiampan e Polato. Di fronte alle difficoltà di intesa preferisco lasciare il Verona.”

IL RITORNO DI FRANCO LANDRI

Franco Landri
Franco Landri.

L’attenzione si concentra invece sul ritorno di Franco Landri, uno degli artefici del Verona che nel 1982 era tornato in serie A, nel maggio del 1989 a poche giornate dalla fine di un campionato che si conclude senza gloria, con una sonora sconfitta a Torino contro la Juve e il patema di una clamorosa retrocessione evitata grazie ai risultati negative delle altre concorrenti. Landri si mette al lavoro ammettendo che ci sono problemi finanziari ma senza dare indicazioni sull’entità del “buco”. Tuttavia risulta subito chiaro che la situazione è grave. Tanto grave che a luglio il Verona rischia addirittura di non iscriversi al campionato. Per evitare il peggio il mercato inizia a senso unico: solo operazioni in uscita!
In pochi giorni la squadra viene di fatto smantellata: Cervone e Berthold vanno alla Roma, Volpecina e Iachini alla Fiorentina, Bonetti alla Juventus, Soldà e Troglio alla Lazio, Pacione al Torino, Caniggia all’Atalanta, tanto per citare i pezzi più pregiati. La legge di mercato è impietosa con chi deve vendere a tutti i costi e Landri, per evitare svendite e saldi di fine stagione a prezzi da asta fallimentare, cerca accordi che comprendano, come pagamento, una parte in denaro e una parte in giocatori. In questo modo, anche se la stampa continua ad accostare al Verona acquisti del calibro di Zavarov, Baltazar, Wegmann, Knoflicek e Balbo (scartato però da Bagnoli a cui serviva una punta centrale con caratteristiche diverse) arrivano in riva all’Adige “scarti” della Juventus come l’eterno secondo Bodini, Favero e Magrin, oppure giocatori “rivedibili” come Gutierrez della Lazio e Prytz dell’Atalanta, nostalgici ex gialloblu come Fanna e Iorio, alcune promesse come il giovanissimo portiere romano Peruzzi (che diventerà campione del mondo nel 2006), Davide Pellegrini, Pusceddu e Gaudenzi, e poi una lunga schiera di “scommesse”.
In buona sostanza, Bagnoli si trova alla vigilia del raduno con una rosa ancora incompleta e formata da giocatori che si vedono in faccia per la prima volta all’inizio della preparazione. In pratica si chiede all’allenatore di cominciare da zero, di costruire un’ossatura di squadra da una tabula rasa e di farlo in poche settimane perché il campionato 1989-’90, in vista di “Italia 90”, inizierà a fine agosto con circa due settimane di anticipo rispetto al solito, prevedendo inoltre anche dei turni infrasettimanali serali, novità assoluta per il calcio italiano.

La Rosa 1988/89

Calciatore Ruolo Naz. Ceduto a
CERVONE Giovanni P Roma
ZUCCHER Marco P -
BERTHOLD Thomas D Roma
BONETTI (I) Dario D Juventus
MARANGON (II) Fabio D Trestina
SOLDÀ Roberto D Lazio
VOLPECINA Giuseppe D Fiorentina
BORTOLAZZI Mario C Atalanta
BRUNI Luciano C Lucchese
FATTORI Matteo C -
IACHINI Giuseppe C Fiorentina
PAGANI Matteo C -
TERRACIANO Antonio C Triestina
TROGLIO Pedro Antoni. C Lazio
CANIGGIA Claudio Paul A Atalanta
GALDERISI Giuseppe A Milan/Padova
GASPARINI Ferdinando A Modena
PACIONE Marco A Torino
La Rosa 1989/90

 Calciatore Ruolo  Naz. Proviene da
BODINI Luciano P Juventus
PERUZZI Angelo P Roma
ZUCCHER Marco P de -
BERTOZZI Alfonso D Vicenza
CALISTI Ernesto D Fiorentina
FAVERO Luciano D Juventus
GUTIERREZ Nelson Danie. D Lazio
LAMACCHI Gianluca D T Siena
PUSCEDDU Vittorio D Genoa
SOTOMAYOR Victor Hugo D Rac. Cordoba
ACERBIS Antonio Elia C Lazio
FANNA Pietro C IT Inter
FATTORI Matteo C IT -
GAUDENZI Gianluca C Monza
GIACOMARRO Domenico C Triestina
MAGRIN Marino C Juventus
PAGANI Matteo C IT -
PIUBELLI Paolo C IT giov. Verona
PRYTZ Robert C Atalanta
GRITTI Tullio A Brescia
IORIO Maurizio A Piacenza
MAZZEO Vincenzo A Casarano
PELLEGRINI (II) Davide A Fiorentina

La reazione dei tifosi alla “rivoluzione” non è positiva, anzi, non è altro che la conferma di quanto si va sostenendo da mesi, ovvero che Chiampan e Polato non sono più in grado di sostenere economicamente la società. Fin dall’inizio della campagna abbonamenti si capisce che sarà dura portare la gente allo stadio e che la fiducia in squadra e società è crollata verticalmente. Non bastano le referenze di Bagnoli e la fiducia incondizionata nel suo impegno per modificare l’idea che si tratti veramente di un capolinea: si passa da obiettivi europei ad una squadra a cui servirà un miracolo per salvarsi. Per incentivare l’acquisto dell’abbonamento la società propone addirittura il pagamento a rate!
La rivoluzione veronese non passa inosservata nel mondo calcistico ma, al contrario dei tifosi gialloblu, allenatori, dirigenti e calciatori intervistati dal quotidiano locale giudicano positivamente il lavoro di Landri, per Italo Allodi addirittura il Verona “potrebbe essere la sorpresa della stagione”. Unica voce contro quella di Edmondo Fabbri che giudica la squadra molto più debole dell’anno prima e, pur confidando nella bravura di Bagnoli, pronostica il Verona come candidata alla serie B.
I cambiamenti in casa Hellas riguardano anche altri aspetti, in primis la nuova divisa. Succede così che si inizierà la stagione con le maglie della Hummel, simili a quelle dell’anno prima ma senza sponsor, per poi passare, dopo qualche gara, alla nuova divisa ufficiale: si torna all’Adidas e lo sponsor sarà “Rana” che, proprio in quegli anni, iniziava la sua espansione da piccola realtà locale a marchio leader nazionale.

Davide

La formazione del Verona prima della gara con la Fiorentina del 17/11/1957
La rosa del Verona 1989/90 in ritiro.
Foto wikipedia





Hellastory, 03/05/2016
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